“Tutto deve brillare. Vita e sogni di Moana Pozzi” (Blackie Edizioni) è un libro che restituisce un quadro sfaccettato di una delle figure meno capite dello scorso secolo. A 30 anni dalla sua morte, Moana Pozzi continua ad essere importante. Di Edoardo D’Amato
In polinesiano “Moana” significa letteralmente “Punto dove il mare è più profondo“. Ciò che si vede in superficie può trarre in inganno, o quanto meno restituire un quadro nemmeno lontanamente esaustivo di ciò che si sta osservando. Ebbene, tutti hanno visto il corpo di Moana Pozzi, ma chi l’ha conosciuta veramente? É su questo interrogativo che poggia il libro “Tutto deve brillare. Vita e sogni di Moana Pozzi” (Blackie Edizioni) di Francesca Pellas, giornalista e scrittrice piemontese, che ci racconta la storia di una donna straordinariamente intelligente, sensibile e delicata, che in pochi hanno veramente capito.
Dall’infanzia caratterizzata dai traslochi in Spagna, Canada e Brasile, dall’adolescenza a Lerma, piccolo paesino in provincia di Alessandria, fino all’arrivo a Cinecittà con le prime particine in alcune commedie italiane (compresa “Borotalco” di Verdone) e l’approdo nel porno, il viaggio di Moana in questa vita è stata un’avventura “da pirata”, dedicata alla scoperta del proprio io. É partita, ha brillato così tanto che splende ancora adesso ed è bruciata. Nel mezzo, le ospitate nella tv per famiglie, l’avventura in politica, relazioni con personaggi incredibili (nel libro c’è anche un contributo di Stefania Craxi che parla della storia di Moana con il padre) e addirittura voci di rapporti con i servizi segreti.
Le chicche disseminate nel testo sono tante, anche grazie ai contributi di ospiti speciali alla fine di ogni capitolo. Tra gli altri, Melissa Panarello, Franco Trentalance e Riccardo Sindoca (quest’ultimo ex funzionario dei servizi segreti e autista di Moana). Alcune ce le racconta direttamente Pellas. Ne ho riunite un po’, ma il consiglio spassionato che do è quello di prendersi il proprio tempo per la lettura completa di un libro che è una cosa preziosa. Proprio come Moana.
Cose che non sapevo su Moana e suoi insegnamenti, in ordine sparso
Moana non ha sacrificato i suoi desideri per compiacere i genitori
Moana Pozzi nacque il 27 aprile 1961 a Genova, ma – dopo vario girovagare per il mondo – i genitori (ferventi cattolici) decisero di trasferirsi in pianta stabile a Lerma, dove abitavano i suoi nonni materni. Il sesso in casa era un argomento tabù (come in tante famiglie italiane, purtroppo), ma lei era una ribelle. Si truccava tanto, metteva gonne corte, insomma: era vistosa. Suo padre, catechista, non approvava. A 18 anni si trasferì a Roma, dove accettò piccole parti nei film “La compagna di viaggio”, “Miracoloni”, “Vieni avanti cretino”, “Vacanze di Natale” e il già citato “Borotalco”. Ben presto però si rese conto di non essere un’attrice di talento, e in ogni caso la trafila per ritagliarsi un ruolo da protagonista sarebbe stata complicatissima. Decise così di bruciare le tappe e di girare un porno. Apriti cielo: in paese non si parlò d’altro e papà e mamma, trattati come appestati, non le rivolgeranno la parola per un anno. Ma Moana non rinnegherà mai questa scelta. E nel frattempo a Ovada, a pochi km da Lerma, comitive di spettatori si recavano a vederla in “Valentina, ragazza in calore”.
Mentre Moana girava i porno, co-conduceva un programma per bambini su Rai Due
A 21 anni, grazie ad un amante famoso di cui non si conosce il nome, a Moana venne affidata la co-conduzione di un programma televisivo per bambini su Rai Due, ovvero “Tip tap Club“. Proprio mentre girava i porno. Purtroppo fu scoperta e allontanata. Al suo posto subentrò Roberta Giusti, che è stata una delle annunciatrici e presentatrici più note della televisione italiana negli anni settanta e ottanta.
“Curve deliziose” con Moana è stato il primo spettacolo in Italia di “avanguardia spinta”
Nel 1986 Riccardo Schicchi (quello di Diva Futura, tanto per intenderci) ideò “Curve deliziose”, spettacolo teatrale a genere erotico che per la prima volta in Italia proponeva al grande pubblico esibizioni piuttosto spinte, oltre al semplice spogliarello. Qui Moana Pozzi debuttò in uno spettacolo live e venne condannata per atti osceni in luogo pubblico.
Cicciolina è andata in Parlamento, Moana in tv nei programmi per famiglie
In “Curve deliziose” c’era anche Cicciolina, o meglio: era la star, che da quello spettacolo ricevette la consacrazione definitiva. Un anno dopo, nel 1987, sedeva in Parlamento con il Partito Radicale. E Moana? Prima di provarci in politica, in quegli anni era la televisione a richiederla continuamente come ospite. L’intervista con Pippo Baudo, con tanto di spacco da urlo, è tra le sue più famose, ma anche la puntata di Harem condotta da Catherine Spaak con lei e Lina Sotis è davvero tanta, tantissima roba. La sua intelligenza posata spiccava anche tra le intellettuali più colte.
Moana in politica faceva sul serio
L’avventura in politica con il Partito dell’Amore per Moana non è stata un capriccio o un modo come un altro per passare il tempo. Era fermamente convinta che avrebbe potuto fare bene, se fosse stata eletta. Prima si candidò per il Parlamento nel 1992, prendendo proprio il posto di Ilona Staller. Ma la sua linea era meno scandalistica, decisamente più politica. Moana parlava apertamente di disuguaglianze sociali, diritti dei gay, povertà e lotta alla criminalità organizzata. Basta guardare lo “Speciale Elezioni” andato in onda su Telemontecarlo il 20 marzo di quell’anno per constatare la lucidità dei suoi pensieri. I risultati furono più che positivi: ottenne 12.393 voti nominali, più di Francesco Rutelli per i Verdi (10.778 voti) e di Umberto Bossi per la Lega nord (6.985 voti). Purtroppo non arrivò ai seggi parlamentari. L’anno successivo ci riprovò, candidandosi questa volta a sindaca di Roma. Ecco cosa pensava Moana a proposito della Capitale, sempre in un’intervista per la Rai: «Penso che il benessere di una città parta soprattutto dal far stare bene le persone, che devono vivere in condizioni umane, avere la casa, un lavoro. Poi si possono risolvere anche gli altri problemi, che sono importanti, certamente, però non credo che siano il traffico o i parcheggi le cose più urgenti». Quell’anno venne eletto Rutelli, lei morì l’anno successivo.
La vera perversione, secondo Moana
In questi anni mi è capitato diverse volte di leggere articoli e post sui social dove si parla che lavoriamo troppo, che non abbiamo tempo per noi stessi, che ci vorrebbe la settimana corta e così via. Per Moana il vero abbruttimento, la vera perversione non era certo il porno, ma «la routine, l’abbrutimento nel lavoro quotidiano». Ancora non l’abbiamo veramente capito, 30 anni dopo la sua morte, quanto sia importante non dedicare la propria vita solo al lavoro. Gli affetti, la propria interiorità, banalmente il riposo, dove li mettiamo? C’è un’intervista stupenda con Roberto D’Agostino del 1993 dove Moana dice queste parole: «Ho sempre pensato che il tipo di esistenza che quotidianamente si fa sia deleterio per la vita sessuale. La stanchezza del lavoro è una tragedia: devi mettere a raduno tutte le tue forze. La prima cosa che rovina la
sessualità è il lavoro, per quanto ti possa piacere. Bisognerebbe lavorare quattro ore al giorno, e poi assolutamente crearsi uno spazio per essere sereni». Era avanti, mi ha fatto venire in mente questo video.
Moana contro le casalinghe
Nel 1987 Moana venne ufficialmente lanciata nel mondo del porno da Riccardo Schicchi con “Fantastica Moana“. Nello stesso anno, contro di lei si levò la Federcasalinghe (associazione che esiste ancora oggi), indignata per la sua co-conduzione del programma di Rai Tre «Jeans 2» al fianco di Fabio Fazio. Mandarono una lettera al direttore della Rai, Biagio Agnes, dicendo: «Non vogliamo che i soldi che versiamo per il canone servano all’utilizzo di simili personaggi». Le rimproveravano di essere una donna oggetto, di dare il suo corpo in pasto agli uomini. Lei rispose così: «La vera donna oggetto è la casalinga, che lava, cuce, stira e cucina per la famiglia, molto spesso con poche gratificazioni». Grazie.
“Moana” che diventa “Oceania”
Torniamo all’incipit dell’articolo e ai giorni nostri perché nel libro di Pellas c’è un contributo, quello di Giulia Pilotti, che chiude il libro riportandoci al presente e ad un episodio emblematico di quanto l’Italia sia ancora drammaticamente indietro. Per farla breve: nel 2016 usciva il film d’animazione della Disney “Moana”, che però in Italia ha un titolo diverso, ovvero “Oceania”. Disney Italia ha ritenuto di dover cambiare il titolo per non associare un contenuto per bambini a Moana Pozzi. Assurdo pensare che qualcuno potesse veramente associare le cose, ma tant’è. I vertici dell’azienda non hanno mai spiegato apertamente le ragioni di questa modifica, ma è facile supporre che ciò sia avvenuto proprio per via della nostra Moana. Un vero peccato, perché in realtà questa figura, sfuggente e aliena come un pesce degli abissi, ma al tempo stesso così gentile e umana, andrebbe riscoperta.