“Molly” è lo spettacolo teatrale con cui si apre la rassegna di Fertili Terreni all’Off Topic di Torino. Ci fa riflettere su tutto ciò che va storto nella nostra vita iperconnessa: quanto stiamo sacrificando di noi stessi per vivere una vita virtuale? Articolo a cura di Nica Costa. Per il programma completo della rassegna clicca QUI.
Basato sulla storia di Molly Russell, una ragazza di 14 anni che nel 2017 si è tolta la vita dopo essere stata sommersa da post su depressione e suicidio su Instagram, lo spettacolo tocca un nervo scoperto che noi tutti conosciamo fin troppo bene: il lato oscuro dei social media.
Lasciatemi dire subito una cosa: la produzione di Cubo Teatro è un pugno allo stomaco. Veloce, frammentata, come il nostro feed di Instagram, e riesce a portare in scena la confusione e la doppia vita che molti di noi vivono online – anche grazie agli incalzanti contrappunti musicali pensati da Ivan Bert (colonna sonora originale) e Ruben Zambon (sound design). La protagonista viene ripresa in tempo reale e proiettata su uno schermo, ed è lì che scatta la magia – o meglio, l’angoscia. La dualità tra la vita reale e quella filtrata dallo schermo è perfettamente rappresentata. Ti sembra di guardare te stesso riflesso in quel mondo digitale in cui finiamo per perdere pezzi di noi, ogni giorno.
La regia ha creato un impatto visivo fortissimo, e ho sentito come se fossi letteralmente dentro la testa di Molly, quella parte di noi che non stacca mai dagli algoritmi, dalle notifiche, da quel costante rumore di fondo. Ogni interazione tra la protagonista e la sua versione digitale è disturbante nella sua familiarità. Viviamo così, no? Siamo sempre una versione di noi stessi per qualcun altro online. E nel frattempo ci chiediamo chi siamo davvero, mentre lasciamo che gli algoritmi decidano per noi.
La storia di Molly non è solo una questione personale, è una denuncia. Parla di algoritmi, intelligenza artificiale, responsabilità legale, ma soprattutto di coscienza collettiva. Parla di quanto siamo persi, immersi in questo loop di social, e di quanto ci manca umanità nel riconoscere l’impatto che tutto ciò ha su di noi. È troppo facile dire “stacca un po’” – ma cosa succede quando sei incastrato lì, quando il mondo reale ti sembra meno vero di quello online?
L’interpretazione della protagonista Letizia Russo è incredibile. C’è questo gioco continuo tra lei e la sua versione virtuale, una specie di dipendenza emotiva che diventa sempre più soffocante. Alla fine, quando una delle due scompare, il pubblico resta lì, con il fiato sospeso, in un finale che non è altro che una dolorosa verità:
Molly non era mai veramente connessa a nessuno. Solo riflessi, solo maschere, solo specchi.
“Molly” non è solo uno spettacolo su un fatto di cronaca, è una lente che ci fa vedere quanto siamo tutti vulnerabili in questo mondo digitale. Il caso di Molly Russell ci riguarda tutti, ed è un monito su cosa può succedere se continuiamo a vivere così, senza consapevolezza, senza cura, senza strutture e regole che ci proteggano.
Curo i Social Media di brand e mi occupo di Content Creation da diversi anni. Dopo aver vissuto un burn out, capisco fin troppo bene cosa vuol dire perdersi in questo mondo online. E lo spettacolo non fa altro che amplificare questa consapevolezza: quanto stiamo sacrificando di noi stessi per essere sempre connessi? La risposta è lì, invisibile, ma terribilmente reale.
Per il programma completo della rassegna clicca QUI