Organizzare un festival è già di per sé uno sport estremo ma, soprattutto da quando ha dovuto abbandonare forzatamente la sua “casa nel bosco”, Apolide ha affrontato una serie di peripezie che avrebbero buttato giù il morale chiunque. Prima la discutibile burocrazia locale, poi l’accanimento del meteo in varie occasioni. A maggior ragione continuiamo a supportare un festival dalla tempra d’acciaio, che nonostante tutto anche quest’anno ha mantenuto il suo spirito indomito fondato su aggregazione e condivisione.
Per la prima volta in una scenografia urbana, seppur di provincia, il festival sbarca a Ivrea, città che ormai è ampiamente segnata sulla mappa nazionale della musica italiana soprattutto grazie alla spinta della crew di Ivreatronic e di capitan Cosmo. Quest’ultimo ovviamente non poteva mancare in line up, per il piatto forte della seconda giornata, peraltro l’unica asciutta, o forse dovremmo dire graziata dalla furia degli elementi. Furia che invece si è abbattuta senza fare prigionieri sulla prima serata del venerdì, a poche ore dall’inizio del festival, costringendoci a rimandare la festa per il ritorno in Piemonte di Motta e Santi Francesi. Biglietti rimborsabili con la speranza di rivedersi presto da queste parti.
Forte di una line up che univa grandi nomi della scena indie italiana come Ex Otago o Tre Allegri Ragazzi Morti così come diamanti underground tipo Dame Area e Queen of Saba, nonostante tutto Apolide conferma di poter contare su un esercito di fedeli appassionati, pronti ad armarsi di kway e ombrello. Del resto, come suggerito poco sopra, Apolide è una festa prima ancora di un festival: un’esperienza che si basa sul concetto di comunità. E questa comunità ha provato a combattere tenacemente per una edizione difficile ma a suo modo speciale.
Si combatte già per il prossimo anno allora, mossi dalle parole di un eporediese DOC in “Troppo forte”:
“Ora fidati di me
Non importa
Muovi il culo e i sentimenti
Non pensarci troppo su
Con gli artigli e con i denti”
Testo a cura di Lorenzo Giannetti
Foto di Fabio Serrao: la gallery fotografica completa la trovi QUI