Novità, riscoperte, rarità. La breve selezione letteraria – fatta pensando proprio al concetto di “outsiders” – privilegia le realtà maggiormente propense a stuzzicare l’interesse di un lettore onnivoro e curioso, magari desideroso di avventurarsi in qualche azzardo letterario… A cura di Alessio Moitre.
Tra riunioni internazionali, belli propositi, presunte diatribe ed elezioni spauracchio, ne abbiamo da voler venire meno a qualsiasi ragionamento. C’è bisogno di stimolarsi. Un ricostituente può esser sano prenderselo ancor prima che il danno si palesi perché quelli bravi, capiscono per tempo quando il venticello si trasforma in burrasca. Dunque cinque titoli, come sempre, che mi paiono mettere tra le parole uno scatto, fino all’ultimo che possiede anche qualcosa di più, all’occorrenza, e per chiunque sappia che cosa farsene della propria sessualità.
James Joyce, “Epifanie”, Racconti edizioni
Essere James Joyce che non è ancora James Joyce. Quell’incredibile scrittore, amato da qualsiasi generazione in modo spesso insensato ed oltre i dati evidenti, nella pubertà del talento, dove si evidenziano deviazioni che diventeranno fruttifere ma che allo stato del libro, illustrato da Vittorio Giacopini che si dedica anche alla postfazione, sono delle splendide gemme nel dubbio esistenziale di un uomo, non ancora consapevole, non ancora scrittore.
“Racconti dal Giappone”, a cura di Antonietta Pastore, Einaudi
A che punto sta il Giappone? È sempre meglio fare un ripasso delle ultime novità, magari perfino criticarle. La letteratura del Sol Levante è un punto di riferimento a livello mondiale e non smette di sballottare gli uomini verso nuove considerazioni. Ma il paese Giappone è ancor più complesso se ad analizzarlo sono scrittori di tutto il mondo, che ne marcano le differenze e ne prendono a prestito gli stimoli. È una lettura piacevole questo testo ed è un istigazione alla conoscenza.
Daniele del Giudice
Non serve dare un titolo, almeno per me è così. “Lo stadio di Wimbledon”, “Atlante Occidentale”, “Staccando l’orma da terra”, “Nel Museo di Reims” sono testi che al lettore ingolosito medio italiano non possono mancare sugli scaffali. Perché Del Giudice, anche se più silenzioso di altri strilloni da copertina o da premio, era la saggia scrittura della ponderazione, della volontà di analisi. Si può capirlo solo prendendoselo a carico, come lo scrittore romano ha sempre fatto con la vita, anche negli anni di dolore e assenza.
Claire Goll, “Cercando di afferrare il tempo”, Prospero editore
Una scommessa, mettiamola così. Ho letto svariate recensioni di questo scritto e per cattiveria, non ne dirò nulla di preciso. Non per far torto, anzi, per il contrario. In fondo, lo scritto della Goll è stata una scoperta soprattutto per la sua stessa vita: intensa, lunga, avvolgente, denigrata, riamata, multiforme negli affetti e nelle avversità. Da farsene un’idea.
June Pla, “Club Godo”, L’Ippocampo
Le librerie servono per tentare il lettore con libri simili a praline. La Ca’libro di Ciriè mi ha rimesso la pulce nell’orecchio di un titolo che avevo adocchiato l’anno passato ma che poi non avevo mai approfondito. Visti i richiami ad una sessualità puritana e vergognosa, questo testo non può che esser d’aiuto perché solo il cielo sa quanto in Italia, l’educazione sessuale sia lasciata allo stato brado.”Club Godo” non fa che porre il dito dove magari, alcuni, avrebbero dovuto appoggiarlo decenni prima.