FUTURA 1993 X OUTsiders | Recensione Illustrata: Colapesce e Dimartino – “I mortali²”

Colapesce e Dimartino, un’unione geografica e artistica naturalmente consolidata quella del duo che è riuscito a incantare il pubblico di Sanremo 2021 (e non solo) con il tormentone Musica Leggerissima. A meno di un anno dall’uscita de I Mortali, il disco che nel 2020 vide la nascita della collaborazione del duo italiano, Futura 1993 ha recensito e illustrato per noi il repack I mortali².


_di Sofia Lussana, illustrazioni di Alessandra Goldoni e Luna Del Mar Severi 

Ho tifato per loro fino all’ultimo quest’anno a Sanremo, che hanno lasciato portandosi a casa il quarto posto contro i loro stessi pronostici. Di chi sto parlando? Ovviamente della coppia pop rivelazione del 2020 Colapesce e Dimartino. Non che il loro talento individuale non sia cosa nota da molti anni, ma in coppia non li avevamo ancora sentiti fino alla pubblicazione del loro primo album insieme I Mortali a Giugno 2020. A Febbraio 2021 il duo ci sorprende prendendo parte alla competizione canora più illustre d’Italia nella categoria dei big con la hit Musica Leggerissima, diventato un tormentone radiofonico in pochissimo tempo.


Il 19 marzo 2021, poco dopo il successo di Sanremo, esce il repack dell’album intitolato I mortali², contenente due dischi con dieci brani inediti, tra cui due cover: Povera Patria di Franco Battiato (presentata alla kermesse musicale nella serata delle cover) e Born to Live di Marianne Faithfull e altri sei brani del repertorio solista dei due reinterpretate insieme o singolarmente in versione acustica.

I pezzi nuovi nel primo disco della riedizione de I Mortali sono ovviamente Musica Leggerissima e I Mortali. I Mortali è la canzone più semplice e vulnerabile del disco, quella che tutti capiamo perché parla proprio di tutti noi in senso lato, con i nostri infiniti difetti e l’unico vero pregio che abbiamo: quello di poterci scegliere l’un l’altro e amarci, anche se niente è perfetto e tutto è transitorio. Anche se forse può sembrarlo, non è facile parlare di un concetto così generale come la condizione umana in senso lato, eppure Colapesce e Dimartino ci riescono trovando per ogni verso le parole giuste che ci descrivono perfettamente senza conoscerci.


Il secondo disco della riedizione si apre con Nati per vivere, una dolcissima parafrasi di una canzone di Marianne Faithfull del 2018. Marianne scrive la canzone, contenuta nel suo ultimo album Negative Capability, in onore della sua amicizia storica con Anita Pallenberg che viene a mancare l’anno prima. Entrambe sono state indubbiamente icone degli anni 60 e fidanzate di Keith Richards e Mick Jaggers, rispettivi membri dei Rolling Stones. Questa ballad al pianoforte parla della morte, che ad un certo punto purtroppo arriva ma non bisogna averne paura, bisogna accoglierla perché anch’essa può essere pacifica e piena di grazia e soprattutto, bisogna ricordare quanto fortunati siamo stati ad avere avuto accanto tutte le persone da noi amate in vita. Una canzone senza dubbio reinterpretata da Dimartino e Colapesce in modo delicato e naturale, come solo a loro riesce. Io sono piuttosto convinta che il lavoro di un bel disco sia esattamente questo, quando realmente scavando e interessandotici ti accorgi che ti rimanda ad altri artisti che a loro volta appartengono ad altri mondi.


Continuando ad ascoltare il secondo disco ci si imbatte nelle versioni di Dimartino di Cooperfield, Totale e Decadenza e panna, tutte e tre canzoni originariamente scritte e interpretate da Colapesce. La voce di Dimartino gli permette di eseguire perfettamente i brani di Colapesce, che però a loro volta è come se perdessero quel qualcosa di grezzo che hanno solo nel momento in cui è la voce quasi spezzata di Colapesce a cantarli. Il gioco si inverte nel momento in cui troviamo le versioni di Non siamo gli alberi, I calendari e Amore sociale, brani scritti e interpretati originariamente da Dimartino, cantati da Colapesce. Qui invece si assiste all’effetto opposto, la voce di Colapesce fatica ad arrivare alle note scritte da Dimartino e questo rende le canzoni molto più sentite e intime e meno spettacolari.

I punti in cui Colapesce e Dimartino si incontrano sono molti: due artisti così stilisticamente diversi eppure così vicini per affinità testuali e concettuali, ognuno chiaramente con i suoi limiti e i suoi pregi, che riescono ad avvicinarsi così tanto da fondersi creando un incantesimo che per forza di cose ti tiene le orecchie incollate alle cuffie e la testa fra le nuvole. Forse questo gioco di reinterpretazione con le canzoni l’uno dell’altro è proprio per evidenziare quanto è bello riuscire ad azzerare le differenze rimescolando le carte in gioco e facendone uscire qualcosa di ancora più magico. La loro unione ne I mortali²  mi fa onestamente solo pensare “Com’è possibile che nessuno ci abbia mai pensato prima?”.

 

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