Piranesi di Susanna Clarke: mondi paralleli e acqua alta

“Quando la Luna sorse nella Terza Sala Settentrionale sono andato nel Nono Vestibolo per essere testimone dell’unione di tre Maree. Questo è qualcosa che accade solo una volta ogni otto anni”. Magari le opere in grado di suscitare meraviglia avessero uno scadenziario altrettanto preciso.

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_di Anna Celentano

Parlare di cose che ci stanno a cuore è sempre estremamente difficile: si rischia di sembrare retorici, di dare l’impressione di voler convincere tutti della propria idea e di cercare di portare chi legge dalla propria parte. 

Potrei dire che Piranesi è meraviglioso, che la sua trama – per quanto oscura e sepolta sotto uno spesso strato di tecnica e abbellimenti letterari – è emozionante e complessa, e che staccarsi dalle pagine prima di averlo finito è semplicemente impossibile.

Potrei puntare sul lato filosofico, menzionare il mito platonico della caverna, fare una lunghissima elucubrazione sui mondi paralleli, sul flusso di pensiero e sulla vita delle idee azzardando delle allegorie e adducendo significati profondi che ci ho visto solo io.

Potrei anche giocarmi il tutto per tutto sulla bellezza delle parole e sull’armonia del discorso, sulla capacità dell’autrice di intrecciare diversi livelli linguistici e sulla scelta perfetta di ogni vocabolo al posto giusto; oppure potrei metterla in burla e dire che il protagonista è un hippy con le conchiglie tra i capelli, un peculiare gusto per l’arredamento e l’acqua in casa.

Ma non farò niente del genere.

Piranesi è Piranesi. È tutte queste cose insieme e nessuna di esse allo stesso tempo. Parla di pazzia, di amore, di dimensioni sconosciute e di lotta per mantenere una sanità mentale; parla di ciò che è giusto e sbagliato, di pudore intellettuale, di etica del pensiero e di impulsi umani come l’ambizione, l’invidia e la strenua corsa alla celebrità e al potere; parla di brave persone e di cattive persone, parla di altre storie, parla di vita e di morte e parla di quiete e parla di un milione di altre cose, che non è necessario riportare qui.

Posso solo dire che è un bel libro. E che, quando si va all’avventura, è sempre meglio munirsi di un canotto gonfiabile.