[INTERVISTA] Genova suona rock&roll coi Safari

Abbiamo raggiunto i Safari per farci raccontare quanto, nonostante tutto, contino le chitarre nel mondo della musica. Tra insicurezza e orsacchiotti extra-large i Safari ci hanno, fin da subito, conquistato con la loro miscela di rock e cantautorato contemporaneo. Li abbiamo raggiunti per farci raccontare l’importanza delle chitarre nel fare musica oggigiorno. 

_
_di Mattia Nesto

 

Ma veramente per il vostro ultimo tour vi siete sciroppati 5.000km tra Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna per quasi trenta concerti? Sono numeri importanti e non potevamo non incominciare questa nostra chiacchierata chiedendovi sia come sia stata questa esperienza e, soprattutto, se avete qualche episodio/aneddoto da condividere con noi…

Si è tutto vero e speriamo di poter replicare presto!!  Per noi suonare live è linfa vitale, stare insieme alla gente, trovare ogni volta nuovi amici e nuove persone che ci apprezzano per la musica che facciamo, condividere la nostra passione e farci conoscere.  Il contatto umano è la cosa più bella della musica live.Aneddoti ne abbiamo tanti, questa volta ce ne avete fatto tornare alla mente uno legato ai km percorsi in autostrada.  Eravamo fermi ad un autogrill di ritorno a Genova il giorno dopo aver suonato alla Fabbrica degli Artisti a Cerea, in provincia di Verona.  Ad un certo punto vediamo un ragazzo con la macchina ferma per un guasto, che viene raggiunto da un carroattrezzi.  Davide (il cantante) incomincia a dire “io quello lo conosco…”.  Ad un certo punto lo chiama “Fabio!!!…”…ed effettivamente era…Fabio Grosso, calciatore della nazionale di calcio che aveva segnato in un paio di occasioni importanti ai Mondiali del 2006.  E’ finita con foto ricordo di Fabio Grosso + Safari in Autogrill…!

Lo scorso 15 novembre invece è uscito il vostro nuovo singolo, “Spettri”. Un pezzo molto particolare, dotato di un significato profondo che, visto che siamo a Natale, ci ha un po’ ricordato il famoso episodio dei fantasmi del Natale passato, presente e futuro che, giusto il 24 sera, visitano Ebenezer Scrooge nel racconto di Dickens (o Bill Murray in S.O.S. Fantasmi se lo preferite!): insomma ci spiegate un po’ la genesi di una canzone così particolare?

Spettri parla di un amore non corrisposto, una relazione che continua a tormentare come un fantasma chi l’ha vissuta.  Nel video che abbiamo fatto, l’orso protagonista è tormentato dalla perdita della sua metà, l’orsetto di peluche.Come giustamente avete notato, il significato di Spettri non vuole richiamare solo una storia d’amore tormentata, ma anche le paure che inseguono le persone in questa società così connessa ma allo stesso tempo così divisa, che va sempre ai mille all’ora.  Al di là di quelle che sono le apparenze, gli spettri inseguono sempre più persone al giorno d’oggi, portandole a chiedersi quale sia il senso di questa società frenetica, che sembra ormai basarsi quasi esclusivamente sul finto successo e sull’apparire. Anche noi, richiamando il racconto di Dickens, speriamo che questi “Spettri” possano svegliare le persone da questo torpore e capire che fuori c’è altro.

Ma l’orsacchiottone che si aggira per la darsena, il porto e l’angiporto di Genova che, come direbbe Di Pietro, “c’azzecca” con tutto questo?

L’orso rappresenta proprio l’insicurezza, ci piaceva rappresentarle attraverso la figura dell’orso, che di primo acchito può rappresentare l’opposto, ma che invece nel video rappresenta chiaramente proprio le fragilità umane.  Nel video infatti, l’orso è tormentato da questi spettri, e l’unica cosa che può allontanarli è proprio ricongiungersi al suo orsacchiotto di peluche.  Può sembrare banale, ma proprio l’amore ed il contatto umano può allontanare questi fantasmi. Genova ci è sembrata essere il naturale sfondo di questa storia, del resto è la città in cui viviamo e in cui la nostra musica è nata e cresciuta, non potevamo prescindere da essa.  Abbiamo voluto omaggiarla con questo video.

Sappiamo che dopo “Spettri” sono previsti, in attesa del vostro nuovo disco, una serie di live preparatori per così dire: ci potete dire di più?

E’ tutto in fase di definizione, anche perché in questo periodo siamo molto impegnati alla conclusione delle registrazioni dell’album.  Possiamo comunque anticiparvi che il vero e proprio ritorno sui palchi ricomincerà a marzo!

E invece del nuovo disco si può sapere qualcosina? Niente gusto di rovinare la sorpresa ma una giusta cifra di hype per le novità….

Certo!  Prima dell’uscita dell’album vi faremo ascoltare almeno due nuovi singoli, se non tre.  Crediamo molto alle canzoni che lo compongono, e proprio per questo a ciascuna di esse vogliamo dare l’importanza che si merita e fare in modo che sempre più persone possano ascoltare ed apprezzare la nostra musica.  Il nuovo disco a nostro parere sarà molto originale in termini di sonorità, stiamo cercando di evolvere i classici schemi della musica rock in qualcosa di moderno e nuovo.

Non ci siamo dimenticati del vostro retroterra musicale, ovvero, molto semplicemente il rock e quindi la domanda è d’obbligo: ha ancora senso il rock, suonare il rock nel 2019 quasi 2020?

Noi ci consideriamo ancora una rock band.  Come già anticipato nella risposta precedente, vogliamo apportare con questo nuovo album delle sonorità più moderne ed un approccio più originale al modo di far musica, che ci possa distinguere in modo netto da tanti altri gruppi che rappresentano ora la scena musicale emergente in Italia.  Per noi avrà sempre senso fare rock, per questo riteniamo che al momento ci sia tanta musica che non ha invece senso di esistere e che crediamo sparirà a breve, al cambiare delle mode del momento.

Per concludere la nostra intervista vogliamo chiedervi che cosa abbia voluto dire, nel corso di questi anni, aver diviso il palco con artisti come Omar Pedrini, Edda, AmbraMarie, Lombroso, Giorgieness e Cara Calma: avete, magari, carpito qualche segreto e trucco del mestiere o cos’altro?

La professionalità, il crederci sempre, l’approccio sul palco, queste sicuramente sono le cose che più ci hanno insegnato i grandi artisti con cui abbiamo condiviso il palco.  Ci sono anche tante band emergenti che non hanno nulla da invidiare ad artisti professionisti, da tutti si può imparare qualcosa, e noi cerchiamo sempre di assorbire come delle spugne da ogni esperienza che ci capita di fare.