A cinquant’anni dalla “notte dell’allunaggio” abbiamo visitato una mostra dedicata all’esplorazione spaziale alla Fabbrica del Vapore di Milano in compagnia degli Aquarama, che da poco hanno rilasciato “Moon Landing” il loro nuovo singolo “a tutto cosmo”, disponibile da domani. Ne abbiamo approfittato e abbiamo parlato con loro del nuovo disco in uscita nel 2020.
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_di Mattia Nesto
Un pomeriggio passato alla Fabbrica del Vapore tra la “Luna che era” e “lo spazio che sarà” assieme agli Aquarama. A cura di Mattia Nesto.
Innanzi tutto partiamo subito con il grande tema intorno al quale, anzi forse verrebbe proprio da dire “attorno” al quale, ruota “Moon Landing”, ovvero lo sbarco sulla Luna. Sono passati cinquant’anni eppure sembra anche più tempo, specialmente per quell’aria frizzante che si respirava all’epoca, di concreto “futuro” che nei successivi decenni si è respirata: forse è, anche, per questo che avete deciso di scrivere una canzone come il terzo singolo “Moon Landing”?
Abbiamo dedicato il brano allo sbarco sulla luna per due motivi fondamentali: il primo è l’ovvia fascinazione che proviamo nei confronti dell’astronomia e delle grandi avventure pioneristiche nello spazio; il secondo è di carattere generazionale, poichè ci siamo resi conto che nonostante si stia vivendo un’epoca di grande accelerazione tecnologica, questa non sembra rivolgersi ad imprese di tale portata, capaci di far trattenere il fiato all’intera umanità e di rappresentare un passaggio fondamentale nell’evoluzione della nostra specie: “un grande balzo per l’umanità”! Con buona pace dei terrapiattisti….
Ma a proposito di “Teleskop”: sappiamo che l’album uscirà il prossimo anno ma avrà tematiche sempre spaziali oppure, perdonateci il gioco di parole, spazierà anche verso altri lidi?
I testi di “Riva” – il nostro album d’esordio – erano per lo più autobiografici e raccontavano storie che abbiamo vissuto in prima persona. Ora le tematiche affrontate e lo sguardo con cui le affrontiamo sono più universali e cosmiche. L’album si lega sotto molti aspetti al concetto di “lontano” e di osservazione a distanza: in esso si osserva il mondo moderno con le sue ossessioni, le sue paure e le sue speranze, ma si osservano anche i ricordi lontani e si ragiona sul valore della memoria così, come detto in precedenza, si osservano il cielo e la Luna, rammaricandosi del fatto che la nostra generazione non conoscerà – almeno fino ad ora – una grande avventura come l’allunaggio.
Nonostante abbiamo avuto modo di ascoltare giusto una manciata di singoli, pare evidente la voglia di allontanarsi dalle sonorità di “Riva”, il vostro lavoro precedente…
Assolutamente, “Riva” era una sorta di manifesto la cui maggior parte dei contenuti e degli aspetti sono stati decisi e stabiliti a monte, anche prima che il disco venisse effettivamente scritto: tutte le canzoni dovevano essere brevi e melodiche, gli arrangiamenti fatti secondo una precisa palette di suoni, le ambientazioni necessariamente dal sapore estivo e marittimo. Inoltre è un disco che abbiamo fatto praticamente tutto da soli, in un piccolo studio nei sobborghi di Firenze. “Teleskop” è il risultato di una storia ben diversa. È stato interamente composto, arrangiato e registrato nel nostro nuovo studio, il McFarland Recordings, un buen retiro ed un osservatorio del mondo, ma più di ogni altra cosa una casa, dove ascoltare musica, guardare film e suonare con gli amici: questi sono gli ingredienti che troverete nell’album! Musicalmente il nostro obiettivo era quello di esprimere al meglio le nostre influenze e soddisfare le nostre ambizioni: la ricerca della perfetta canzone pop unita ai groove della black music ed ai ritmi afro-cubani, il tutto inserito in un’atmosfera generale dal sapore anni ‘60 e ‘70. Inoltre volevamo che il disco fosse anche un’occasione per migliorarci come esecutori, produttori e arrangiatori.
Visto che abbiamo avuto modo di parlare di Riva, questo disco vi ha dato parecchie soddisfazioni giusto? Specialmente in ambito “extra italiano”. Infatti volevamo sapere un po’ le vostre esperienze a fare concerti fuori dall’Italia: come vi siete trovati?
Il primo lavoro ci ha permesso di fare dei percorsi e dei passi che, sinceramente, ci auguravamo ma che non ritenevamo possibili in così poco tempo: è un disco che ci ha permesso da subito di esibirsi con soddisfazione fuori dal nostro paese dove abbiamo avuto modo di misurarsi con altri musicisti, testare estensivamente la nostra musica sui palchi e vivere esperienze meravigliose.
E dell’Italia Music Export che ci potete dire?
Italia Music Export rappresenta un tassello molto importante nell’industria musicale italiana, di fondamentale importanza per tutti i progetti che vogliono affacciarsi oltre i confini nazionali. A noi è servito tantissimo: prima per realizzare il nostro primo tour francese, e poi per poterci esibire in Germania, al Reeperbahn Festival, dove abbiamo instaurato nuove collaborazioni, prima su tutte quella con label Pop Up Records che sta curando le nostre nuove pubblicazioni in Germania ed Europa del Nord.
Secondo voi, ma magari ci sbagliamo, perché, almeno ad oggi, “siete più conosciuti fuori dall’Italia piuttosto che qui da noi”? Ve lo siete mai chiesto?
Cantiamo in inglese, il che già la dice lunga sulle intenzioni progettuali che abbiamo con Aquarama: è un gruppo nato per andare a suonare in giro per il mondo, il vecchio continente non rappresenta che un primo passo per noi. Diciamo che l’esposizione in Italia ed in altri paesi si sta muovendo su binari paralleli, e non potremmo essere più felici!
Torniamo ora al singolo. Come è andata per la produzione, a quale “squadra” di lavoro vi siete appoggiati?
Differentemente dalla stragrande maggioranza della nostra produzione, per la quale ci mettiamo solitamente io alla chitarra e Guglielmo alla batteria, per “Moon Landing” ci siamo trovati a cazzeggiare rispettivamente al piano e alla drum machine, era il mese di luglio, nei giorni attorno all’anniversario dell’allunaggio. Piano piano è venuto fuori un loop di beat e accordi, poi la canzone si è sviluppata in tutto il suo arrangiamento. È stata una genesi piuttosto breve. Per questo brano, così come il resto del disco, abbiamo lavorato insieme a Edoardo “Dado” Fracassi e Marco Olivi che si sono occupati della registrazione, del mix e del mastering.
Tra dieci anni dove vi piacerebbe vedervi? Intendiamo su quale palco più o meno prestigioso/famoso?
Anzitutto vorremmo vederci pieni di strumenti musicali costosissimi! E poi, se possiamo continuare a sognare, vorremmo aver inciso ancora molti altri album e suonato in tutto il mondo.
Come ultima domanda vorremmo sapere quali dischi o artisti avete maggiormente ascoltato negli scorsi mesi, i mesi che vi sono serviti, giustappunto, per realizzare il disco e se questi “ascolti ripetuti” in qualche misura siano entrati in “Moon Landing” e, perché no pure in “Teleskop”?
Siamo entrambi avidi ascoltatori di musica e avidi acquistatori compulsivi di dischi in vinile. Le influenze di “Teleskop” sono molteplici e forse ci vorrebbe un’intera intervista solo per loro; per quanto riguarda “Moon Landing” ti direi i Pink Floyd, gli Air, i Massive Attack, James Blake e The Beatles. Così, per volare alti fino alla Luna…!