Metamorfosi, social network e mostri contemporanei: in occasione di ToHorror Film Festival 2019 abbiamo incontrato Attila Schwanz, artista scelto per dar vita alla grafica di questa 19ma edizione nonché protagonista della mostra Creepypasta al Klec Blazna.
_di Francesca Cavallo
La tua produzione artistica spazia dalla pittura al fumetto, passando per l’installazione, l’illustrazione e la grafica. Esiste un filo conduttore nelle tue opere?
Nel mio lavoro mantengo come nucleo centrale l’influenza che l’immagine ha sull’uomo e sulla società. Mi interessa in modo particolare il corpo che viene reso feticcio dall’ossessione per l’apparire, valutando e approfondendo la reazione e la trasformazione a tale metamorfosi negli spettatori. Tutto ciò è espresso il più delle volte nella figura del mostro, per il suo potenziale drammatico e per il suo carattere mutevole.
Questa è la tua seconda volta al ToHorror. Nell’edizione 2018 avevi presentato la tua graphic novel, Godzilla, mentre quest’anno il festival ha deciso di affidarti la realizzazione della grafica di questa 19° edizione. Com’è nata l’idea per la locandina di ToHorror 2019? Ti hanno lasciato carta bianca?
Prima di tutto, vorrei ringraziare l’organizzazione del Tohorror Film Fest per la bellissima possibilità concessami e per essersi fidata del mio lavoro, lasciandomi totale libertà. La loro unica richiesta è stata quella di seguire il tema della 19° edizione: la Medicina. In breve, sono partito dall’idea classica, e “banale”, della medicina collegata al genere horror: lo scienziato pazzo. In seguito, ho cercato di concentrarmi sugli orrori di tale branca guardando al mondo reale, lavorando sulla teratologia e sulla malattia. Trovavo più interessanti e affini alla mia poetica la paura e il ribrezzo fisico e psicologico generati da tali soggetti, però, senza mai dimenticarmi dell’elemento fantastico e terrificante. Infine, volevo che l’intero lavoro (con l’immagine e il testo) comunicasse ansia e un senso d’inferiorità e impotenza, oltre che a fornire le diverse informazioni.
La grafica scelta del festival è una delle opere esposte nella tua personale allestita al Klec Blazna di Torino, Creepypasta, in occasione proprio di ToHorror. L’ispirazione per questa mostra deriva da un fenomeno virale del web, di cosa si tratta?
Ho deciso di esporre il dipinto realizzato per la locandina, il quale non c’entra molto con gli altri lavori presenti in mostra, in seguito al grandissimo successo di pubblico ottenuto con la presentazione del poster: mi hanno informato che tutte le locandine sono già sold-out prima dell’inizio del festival! Il fenomeno virale del creepypasta racconta i nostri tempi. In pratica, si tratta di leggende metropolitane 2.0 che, invece di viaggiare tramite passaparola orale, serpeggiano sul copia e incolla dei siti, dei forum, delle chat sul web. Piccole storie del terrore, personaggi sinistri a volte ispirati a cronache reali, che in breve si propagano di utente in utente, dando vita a intere mitologie mediatiche, come ad esempio quella di “Slender Man”.
Hai mai pensato di realizzare una graphic novel in stile creepypasta?
Francamente no. Le creepypasta funzionano solamente se la loro origine avviene anonimamente sul web. Il non conoscere la fonte e la genesi sono fra i lati più affascinanti del genere creepypasta. Dopotutto, sono fiabe e leggende del nuovo millennio e la loro forza, come i racconti più classici, non si basa sulle origini, ma sui loro contenuti criptici, atavici e universali.
Alla tua attività artistica alterni la tua attività d’insegnante nelle scuole superiori. Quotidianamente ti confronti quindi con una realtà delicata come quella dell’adolescenza, un momento che moltissimi adulti ricordano con “orrore”. Tutto questo ha influenza, in qualche modo, sulle tue opere?
Come ho detto in precedenza, sono affascinato dall’influenza che i nuovi media e le tecnologie hanno sulle persone, soprattutto sui giovani, basti pensare a un social network come Instagram, dove l’essere muta e crea un feticcio spettacolare di se stesso per ottenere più follower e like possibili. Il mio stretto rapporto con gli adolescenti mi porta a studiare e a osservare da vicino tale fenomeno. Quello che mi ha sorpreso e quasi lasciato allibito è che, pur essendo nati già con tali tecnologie e un internet così prepotente e ricco di potenziale, molti di loro hanno grande dimestichezza con i social, ma sono quasi incapaci di effettuare ricerche sia di contenuti che di immagini (tale affermazione mi fa sembrare un vecchio brontolone ah ah ah!). Trovo che questa sia una conferma della società dello spettacolo in cui oggi viviamo, una società dove “ciò che appare è buono, ciò che è buono appare”.
Tutti i dettagli sulla mostra Creepypasta: https://www.facebook.com/events/2393741090663376/