Abbiamo intervistato i membri della band rivelazione genovese, in concerto questa sera, per la rassegna Flowers Festival, al Parco della Certosa di Collegno, dove coinvolgeranno il pubblico in una “Otagata” estiva, dance e leggera.
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_di Roberta Scalise
Una carriera lunga 17 anni, sei album all’attivo – tra i quali spiccano, in particolar modo, “Marassi” e “Corochinato” –, un docu-film, dal titolo “Siamo come Genova”, e un’acclamata partecipazione alla 69esima edizione del Festival di Sanremo, meritevole di aver notevolmente acuito popolarità ed entusiasmo dei suoi giovani membri genovesi: si tratta degli Ex-Otago, band rivelazione in concerto questa sera, a partire dalle ore 21, al Parco della Certosa di Collegno e nella cornice della rassegna Flowers Festival.
L’abbiamo intervistata per ripercorrere successi, “Otagate”, aspirazioni e progetti futuri.
Come si articolerà il concerto in occasione del Flowers Festival? Sarà una “Otagata” o presenterà ospiti e/o sorprese inaspettate? E qual è, in particolare, il vostro rapporto con Torino?
Il live al Flowers Festival sarà sicuramente una super “Otagata”, e questo significa anche che, naturalmente, potrebbero esserci alcune sorprese inaspettate.
In generale, per La notte chiama tour abbiamo impostato un concerto dai contorni estivi, più dance e leggeri: nel suo corso, infatti, si ballerà, si farà festa, e, come sempre, sfoggeremo entrambe le anime degli Ex-Otago, ossia quella più romantica e quella più scatenata. A questo proposito, ci siamo impegnati tantissimo e siamo anche andati a lezione di ballo per creare una coreografia ad hoc!
Quanto a Torino, la consideriamo una città davvero unica nel suo genere, cui siamo particolarmente legati: essa, infatti, figura tra le località che hanno sempre accolto a braccia aperte la nostra musica, dagli albori della nostra carriera a oggi – come manifesta l’ultimo sold out in occasione del Cosa Fai questa notte tour.
In generale, invece, come sta proseguendo il tour? Sta rispecchiano le vostre aspettative? Avete notato un cambiamento per quanto concerne il pubblico (età differenti, maggiore affluenza e simili)?
Il tour sta andando alla grande e ne siamo super felici! Fare un tour estivo all’interno dei festival è stata una scelta desiderata, dal momento che, in tali contesti, si ha modo di respirare l’aria di festa e di vacanza, di incontrare un pubblico eterogeneo e di farsi conoscere da nuove persone. Amiamo molto, infatti, sorprendere e guadagnarci nuovi fan attraverso la dimensione del live, che, per noi, è l’aspetto più bello ed emozionante di questo lavoro.
Quale messaggio intendete veicolare con la vostra musica e quali corde desiderate toccare, attraverso i vostri brani?
Con i nostri brani cerchiamo di parlare di tutto, dall’amore alle tematiche sociali, attraverso una leggerezza che, ormai, ci contraddistingue. Per quanto riguarda l’ultimo album Corochinato, per esempio, abbiamo voluto creare un’atmosfera legata al mondo “notturno”: la notte, infatti, porta sempre con sé un qualcosa di magico, che, accompagnato dall’amore, rende tutto più bello e speciale. Ma la notte è, al contempo, anche riflessione e solitudine, come si evince da alcuni pezzi del disco.
A proposito del vostro ultimo lavoro discografico, Corochinato: quali sono state le fasi precipue del processo creativo e quali distinzioni presenta rispetto ai dischi precedenti?
Corochinato è nato in viaggio e si è configurato come un lavoro in divenire, costituito da tante, piccole fasi essenziali. Alcuni pezzi, per esempio, abbiamo iniziato a scriverli tra una data e l’altra dell’infinita tournée legata al nostro album precedente, Marassi, dopodiché abbiamo sentito la necessità di fermarci e di lavorare a qualcosa che andasse oltre le canzoni: così, è nato il nostro film documentario Siamo come Genova. Per poi giungere, in seguito, all’apice della nostra soddisfazione personale – nonché dimostrazione che avevamo fatto bene a credere in noi, ancora una volta e dopo 17 anni di carriera –, ossia la selezione de Solo una canzone tra i brani dell’ultimo Festival di Sanremo.
La grande differenza rispetto ai dischi precedenti è, invece, costituita dalle sonorità, che, in questo caso, risultano maggiormente legate agli anni Novanta.
A proposito del singolo “La notte chiama”: qual è stata la genesi della collaborazione con Izi e quale sinergia si è sviluppata?
Da sempre amiamo fare collaborazioni, e Marassi Deluxe ne è il migliore esempio, perché crediamo che i featuring siano fautori di una nuova creatività ed energia.
La canzone con Izi, orgogliosamente genovese come noi, è nata un po’ per gioco. Da qualche tempo, infatti, avevamo voglia di coniugare la nostra musica con quella proveniente da un mondo abbastanza distante dal nostro, come la trap: per questo motivo, quindi, abbiamo deciso di rivolgerci a Izi, che conosciamo da molto e consideriamo uno dei migliori sulla scena e con cui abbiamo deciso di avviare una pazza avventura che, però, ha conseguito un buon risultato!
Vi sono, poi, artisti o autori con i quali vi piacerebbe particolarmente collaborare, nel prossimo futuro?
Tra i nostri sogni irrealizzabili, figura certamente la collaborazione con gli artisti che più hanno influenzato le sonorità dell’ultimo disco, quali i Porches, i Cibo Matto e i Morcheeba. Restando, invece, nel territorio italiano, abbiamo già avuto il piacere di lavorare con nomi del calibro di Max Pezzali, Caparezza e Jake La Furia. Per il prossimo futuro, dunque, vedremo che cosa succederà!
In seguito alla visibilità e al successo ottenuto al Festival di Sanremo, invece, come è cambiato – se questo si è verificato – il vostro approccio alla musica e alla composizione? E la vostra quotidianità?
Dopo Sanremo, ha cominciato a seguirci una nuova fetta di pubblico, e questo ci ha reso molto felici.
Allo stesso tempo, però, sebbene ora siamo più “popolari” rispetto al passato, rimaniamo gli stessi di sempre e continuiamo a svolgere, con grande orgoglio, il nostro secondo lavoro: Maurizio è contadino e produce vino, Simmi è un grafico, Francesco un ricercatore universitario, Olmo è architetto e Rachid ha un’etichetta discografica e organizza eventi a Genova. Non si tratta di piani A o piani B, ma, anzi: è proprio grazie alle nostre vite comuni che riusciamo a fare musica.
Infine, come passerete l’estate (a livello musicale, per esempio: avrete il tempo di seguire qualche concerto “altrui”?) e che cosa potete svelarci a proposito dei vostri progetti futuri?
Passeremo l’estate a suon di musica tra i festival più belli d’Italia, e non potevamo chiedere di meglio: in questi contesti, infatti, ci capita, a ogni data, di poter assistere ai live di altri artisti, ed è stupendo. Quanto al futuro, invece, noi “Otaghi” difficilmente stiamo fermi senza creare nulla, quindi qualcosa potrebbe bollire in pentola, ma bisogna aspettare un pochino per scoprire che cosa!