[INTERVISTA] Enrico Molteni: “La Tempesta” nel bosco di Apolide Festival

Il consueto festival estivo itinerante firmato La Tempesta approda tra i boschi di Apolide Festival venerdì 19 luglio per una giornata interamente dedicata al roster dell’etichetta indipendente italiana. Abbiamo fatto due chiacchiere con Enrico Molteni, fondatore dell’etichetta e bassista degli inossidabili Tre Allegri Ragazzi Morti, per farci raccontare dall’interno la festa de La Tempesta.


_di Alessia Giazzi

Come e quando nasce il festival de La Tempesta? Ti ricordi ancora la sua sua prima edizione?

La prima edizione di cui abbiamo tenuto memoria vera e propria è stato nel 2009, quindi 10 anni fa..diciamo che in realtà ne avevamo organizzata anche una prima (ride) solo che era molto piccola – non mi ricordo neanche l’anno – nel vicentino, ma è venuta giù veramente tanta acqua e l’abbiamo cancellata dalla memoria! La pioggia è un tema ricorrente, sarà che ci siamo chiamati la Tempesta quindi ce la siamo anche un po’ cercata. Comunque la prima edizione è stata nel 2009 al Magnolia di Milano, dove ha piovuto, chiaramente. La sua nascita è molto semplice: quando abbiamo iniziato a pubblicare dischi e abbiamo iniziato ad avere un roster abbastanza grande, abbiamo deciso di organizzare questa festa dove tutti i gruppi si esibivano durante la giornata. Il festival si è sempre svolto su due palchi, con i gruppi che si alternano senza mai lasciare un momento vuoto, dal pomeriggio alla sera. L’idea, ogni estate, è quella di portare il festival in una città diversa adattandosi un po’ alle strutture e possibilità delle varie location, cambiando anche il nome adattandolo e al contesto in cui si inserisce l’evento. Questa cosa di farlo tutte le estati in un posto diverso sulla carta è divertente ma poi tecnicamente è un casino! Abbiamo iniziato a fare anche la rassegna invernale, che è sempre stata al Rivolta di Marghera. Continuiamo a fare questo festival per festeggiare l’etichetta con tutti i gruppi coinvolti.

Proprio per questo suo carattere itinerante la location è molto importante quindi: in che modo La Tempesta riesce a raggiungere e adattarsi a contesti così diversi?

La location è chiaramente importante: trovare la location giusta è molto difficile, bisogna lavorarci molto e non sempre ho il tempo per starci dietro.  Fortunatamente, andando molto in giro a suonare con i Tre Allegri Ragazzi Morti si ha l’occasione di entrare in contatto con dei promoter locali molto forti con i quali si crea una sinergia speciale, quella giusta per poi fare le cose.

Quindi come siete approdati ad Apolide Festival?

Ad Apolide ci siamo arrivati tramite Hiroshima, è partito tutto con una telefonata: mi ha chiamato un giorno Gargarone e mi ha detto “Ho un’idea per l’etichetta: La Tempesta Nel Bosco, ad Apolide!”. Poi mi ha spiegato meglio e mi è sembrato che fosse tutto perfetto! I ragazzi del festival avevano le idee molto chiare su quale atmosfera fosse ottimale su un determinato palco a una determinata ora. È stato un pochino come mettere le figurine su un album già pronto: è stato abbastanza immediato. Non sono mai stato ad Apolide ma ho capito che i ragazzi sono bravi e la caratteristica è che – oltre al posto che mi hanno detto essere molto bello – la musica c’è tutto il giorno e non è facile trovare in Italia un posto così libero da questo punto di vista. Il mio referente, era molto preparato sul roster de La Tempesta quindi c’è stata una buona intesa tra di noi e abbiamo sistemato abbastanza velocamente l’artistico.

Ci racconti in che modo La Tempesta “invaderà” Apolide?

Sì, sul Main Stage ci sarà quello che possiamo definire “classic rock” direi (ride): c’è Giorgio Canali, che ha una storia lunga tra i CCCP, i CSI  e la sua carriera solista; ci saranno i Sick Tamburo che arrivano dai Prozac+; ci saranno i Tre Allegri Ragazzi morti (il mio gruppo) che comunque dai, un po’ di storia ce l’abbiamo! E poi ci saranno gli I Hate My Village che sono un supergruppo con i membri dei Bud Spencer Blues Explosion, Verdena, Calibro35: diciamo che tutti messi assieme questi gruppi costituiscono un po’ la base della storia della musica italiana recente. Il Boobs stage è dedicato ai nuovi suoni e si esibiranno i Cacao Mental, i 72 Hours Post Fight, Black Snake Moan, Alosi e i Sacramento al mattino. Il Soundwood Stage invece sarà dedicato principalmente a elettronica e dub e suoneranno Capibara, Paolo Baldini DubFiles e Godblesscomputers. A Popolous invece spetterà la chiusura sul Main sStage a tarda notte. Ci sarà anche Maria Antonietta che presenterà il suo nuovo libro. Non siamo mai stati un’etichetta di genere, abbiamo sempre fatto cose molto varie e allo stesso modo quando si organizza un festival, diventa lui stesso molto vario, non un evento di genere.

Ti sarà capitato di partecipare a vari festival sia come musicista che come spettatore: al netto della tua esperienza quali sono per te le componenti che fanno sì che un festival funzioni? Da entrambi i punti di vista.

Secondo me il festival è bello perché è una sorta di overdose di musica: quando nella quotidianità si va a vedere un concerto si prevedono una/due ore di attenzione musicale, una cosa limitata, mentre il festival è forte proprio perché ti mette in una situazione per cui non smetti mai di ascoltare musica e di vedere cose diverse. È uno sballo, non so come dire! È uno dei piaceri della vita. È bello perché poi c’è tanta gente diversa a cui piacciono artisti diversi ed è sicuramente un modo divertente per stare insieme e godere insieme la musica, rafforzando il senso di comunità. I primi anni che andavo al Primavera Sound ad esempio, mi facevano notare i miei amici “Guarda, lì c’è uno uguale a te!” ed effettivamente mi accorgevo che esistevano tantissimi me che non avevo mai incontrato: per quanto uno possa girare è difficile notare che in Inghilterra, in Germania, in Spagna ci sono persone che effettivamente hanno gli stessi tuoi gusti musicali. Il Primavera poi all’inizio aveva questa caratteristica che la lineup era davvero per appassionati di un certo tipo di musica: faceva riformare il gruppi sciolti, faceva dei numeri pazzeschi, motivo per cui avevo iniziato ad andare. Quindi è anche un’occasione di capire meglio chi sei, stando a contatto con delle persone che hanno la stessa passione.

Da anni La Tempesta collabora con Alessandro Baronciani per la comunicazione del festival e anche quest’anno è stato lui a illustrare la locandina de La Tempesta nel Bosco. Com’è nasce il concept per le locandine solitamente?

Allora, funziona che io e lui ci sentiamo al telefono e mentre parliamo Alessandro disegna e mi manda le bozze in diretta, è incredibile! C’è un brainstorming iniziale e poi io, che tengo il contatto con il festival, gli riporto eventuali direttive: ad esempio quest’anno c’era l’esigenza di mettere in risalto il campeggio, la natura, infatti in una delle prime bozze aveva inserito le tende ad esempio. Alla fine questa qui che abbiamo scelto era quella che piaceva a tutti ed è perfetta.

Sarai presente sul main stage con i tre allegri per il tour estivo di “Sindacato dei sogni”. Avete pensato a qualcosa di particolare per questa edizione “boschiva” del live?

Abbiamo fatto una pausa piccola, non lunga abbastanza per rimescolare le carte, quindi lo faremo andando avanti. Ad Apolide ci sarà Pierpaolo Capovilla, ospite in occasione dell’ultimo pezzo che abbiamo fatto insieme. Sicuramente lo inviteremo per fare una canzone e stiamo cercando di capire se fare qualcos’altro. Solitamente suoniamo due ore ma nel contesto più stringato del festival cercheremo di fare tutte le canzone che la gente vuole sentire, siamo abbastanza carichi nei nostri 25 anni di band!

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