Flamenco Y Famiglia, da Granada a Vicenza

Un viaggio nel viaggio, alla riscoperta dei propri sogni.  É l’ultimo appuntamento di quest’anno con la rassegna Viaje Flamenco quello che vede ospiti a Vicenza, al Teatro Bixio, il ballerino gitano Ivan Vargas e due sue piccole allieve. Un viaggio nel flamenco, ma non solo, nella sua magia, nel suo potere, nelle sue trame. 


_di Valentina Matilde De Carlo

Legami. Famiglia. Flamenco. Quando allievo e maestro si specchiano l’uno negli occhi dell’altro e vi trovano tracce di passato,  scintille di presente e barlumi di futuro, allora può nascere qualcosa di speciale, perché il filo che li unisce é fatto di un tessuto magico, che può far sbocciare legami preziosi, forti, unici.

E sono stati sguardi accesi ed emozionati quelli che hanno danzato sabato 6 aprile al Teatro Spazio Bixio di Vicenza. Sguardi ora sfuggenti, ora spavaldi, ora dolci, ora fieri, sguardi cercati, scambiati, ricambiati, intrecciati in un unico grande disegno.  Un disegno che si chiama flamenco.

 

A conclusione della rassegna vicentina Viaje Flamenco dell’Associazione Fuente Flamenca, pensata e organizzata dalla sua direttrice Elisabetta Mascitelli, per portare un pezzo di cultura flamenca in Italia, abbiamo fatto tappa a Granada, la città arroccata ai piedi delle montagne della Sierra Nevada, custode di storia, cultura, memoria e patria di famiglie gitane che si tramandano il flamenco da generazioni.

E a Vicenza sono arrivati tutti insieme, come da tradizione, in una grande famiglia allargata, dove i legami di sangue si mischiano con quelli del cuore, il bailaor Ivan Vargas Heredia, nipote del maestro Manolete, e due sue piccole, ma promettenti allieve, Triana La Canela e Irene Olvera, di nove e dieci anni, (ciascuno con le rispettive famiglie, ovvio), per un tablao davvero speciale.

Se già di per sé, la forma del tablao è un momento unico, che permette di gustare il flamenco nella sua dimensione più pura, in un’atmosfera intima e raccolta, dove si annullano le distanze tra artisti e pubblico, scompaiono le pareti teatrali, non serve necessariamente una trama, lo é ancora di più in questa occasione, in cui l’esuberanza e l’energia gitana di Ivan  Vargas hanno coinvolto e travolto tutti. 

Fin dalle prime note dei chitarristi Marco Perona e Alberto Rodrigez, che magicamente ci trasportano sui dolci pendii andalusi, ed il cante, quello potente e ipnotico di Jose Salguero, che fa risuonare in noi emozioni sempre nuove, lo spettacolo si é fatto manifestazione gioiosa e pura, inno all’allegria e alla vita.

Maestro e allieve irrompono sul tablao come una sferzata di vento caldo sul viso, che ci fa sobbalzare sulla sedia (per poi non riuscire più a stare seduti tranquilli in verità, nel tentativo di evitare orecchini, forcine e fiori delle ballerine, che, nella potenza del baile, volano letteralmente sul pubblico), che ci fa spalancare gli occhi di fronte a quegli occhi vispi e affatto intimiditi, davanti al rombo di tanto zapatear e bene, che ci fa battere il cuore per tanta grinta e passione. 

Una passione mangiata a colazione con latte e biscotti, quella del flamenco, che aleggia indisturbato nelle case di Granada, che si colora di tratti arabi all’ombra dell’Alhambra e che si insinua sottopelle fin da bambini, come nel caso di Triana, di Irene e di Ivan. 

Il giovane bailaor, rende omaggio allo zio Manolete, fondatore della Escuela Internacional de Flamenco Manolete e ancora grintoso ballerino, con una delle sue storiche coreografie, in cui, a marchio della discendenza familiare, mette la tecnica, la precisione, la forza gitana, alle quali poi aggiunge la sua esuberanza, il suo entusiasmo scatenato, la sua sfrenata danza, mitraglia di tacones, palmas e sorrisi.

Ma la sorpresa nella sorpresa, arriva con le piccole allieve, che con spavalderia e allo stesso tempo piena consapevolezza, a nove e dieci anni, Triana e Irene si sono espresse nel loro personale baile solista, ciascuna con il proprio sentire, ciascuna con il proprio sguardo. Seria e fiera Triana, nella sua elegante taranto (inserimento di dettagli tecnici per aficionados un po’ più esigenti… portate pazienza!), leggiadra e soave Irene nella sua briosa alegria, entrambe ci hanno regalato un viaggio, anzi, ben più d’uno.

Uno nella loro terra, della quale ci hanno fatto intravedere le bellezze e i contrasti, uno nel flamenco, quello puro, quello jondo, che sa di sapori antichi e, soprattuto, mescolati, infine, un viaggio ai confini dei nostri sogni, quelli che facevamo da bambini e che, se spalanchiamo, gli occhi, sappiamo ancora fare, anche da adulti. 

 

 

Prossimo appuntamento:  primo incontro di FLAMENCO Y CULTURA

sabato 25 Maggio ore 16.00 Teatro Bixio Vicenza “ARQUEOLOGÍA DE LO JONDO”

Lezione concerto sulla nascita del Flamenco attraverso la lingua

Ospite il prof Antonio Manuel Rodriguez 

Cante Alba Guerrero

Guitarra Alberto Rodriguez

Ph Andrea Sangiovanni