[REPORT] I sonetti di Adele e le ferite di Any Other ai Mercati Generali di Catania

Arriva la primavera, sbocciano i primi fiori, il calore del sole ci spinge ad abbandonare la comodità di casa e la campagna suggestiva dei Mercati Generali celebra questa nuova stagione con una grande festa in musica, organizzata da M.I.T. Any Other è l’ospite finale, per la sua unica data in Sicilia.

_di Raffaele Auteri

Any Other è un progetto che Catania ha già potuto ammirare qualche anno fa, all’esordio discografico della band capitanata da Adele Nigro. “Two, Geography” è il secondo capitolo di quella che è senza dubbio una delle artiste più complete, emotive e interessanti del panorama musicale italiano e, azzardando, anche europeo.

La forma concerto cambia leggermente, con l’introduzione del pianoforte, abbandonando quel sentore tipicamente indie rock americano a favore – a tratti – di una composizione più elegante, minimalista, dall’eco jazz e soul. Pattern di batteria ossessivi, a tratti scomposti, ma sempre perfetti, che accompagnano una chitarra tanto semplice nel suono, quanto mutabile nella sua esecuzione, trasformandosi, di canzone in canzone, da semplice accompagnamento a melodia portante ed elaborata.

Inutile sottolineare la grandezza vocale di Adele, cantante matura, potente ed espressiva, che non scade mai nel virtuosismo esasperato di chi è conscio delle proprie capacità canore, ma trova sempre la giusta via nel raccontarci il suo personale dolore. Dolore che, inevitabilmente, facciamo nostro; la vera forza di Adele e, in fondo, del successo di Any Other, sta proprio nella fortissima capacità comunicativa tra chi sta sul palco e chi sta tra il pubblico. È impossibile non immedesimarsi, almeno per un momento, nelle storie di Adele.

Se il suo primo disco ci raccontava di un amore finito e del macigno che ci si porta nell’anima subito dopo, in modo diretto e, forse, ancora leggermente acerbo, stavolta abbiamo di fronte un disco maturo, nei suoni, nelle strofe, nelle composizioni. È un’atmosfera sicuramente malinconica, una tristezza consapevole, meno diretta e sfrontata, ma pur sempre d’impatto. Prendere coscienza della propria sofferenza, delle proprie paure, e trasformarle in arte.

L’intero secondo disco, suonato tutto d’un fiato, è un colpo al cuore e qualche lacrima scivola silenziosa sia sul volto di Adele che su quello di molti spettatori. Non sfuggono comunque alla performance due capisaldi del repertorio del gruppo e veniamo uccisi dall’ennesima grande esecuzione di Sonnet #4 e da uno splendido riarrangiamento di Something dal lontano sapore beatlesoniano che ci lascia, per fortuna con un sorriso.

Il concerto è finito, adesso balliamo. Divertiamoci, scherziamo, lasciamo la tristezza e la malinconia in un angolo per riprenderli a fine serata. Portiamocela a casa e custodiamola per il prossimo momento in cui metteremo su un paio di cuffie e ascolteremo, ancora, Any Other. Sperando che altro dolore non serva a questa ragazza per continuare a realizzare dei dischi così puri, intimi e belli.

Qui la gallery del Primavera Day.