Dentro le sue pagine ci sono le atmosfere surreali del Nord Europa, i colori caldi del Portogallo e il sapore del Mar Ligure. Tutto si mescola in un pentolone che arriva a Torino dove Chiara Caprettini – “un po’ valchiria e un po’ vichinga”, come ama definirsi – vive e diffonde l’amore per il cibo.
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_di Elisabetta Galasso
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Quando e come è iniziata l’avventura di Nordfoodovestest?
Partendo dall’inizio, sono laureata in filologia germanica. Dopo l’università ho cominciato a insegnare al liceo. Parallelamente ho pubblicato il mio primo romanzo nel 2014, Gira il tempo al contrario che parla del Portogallo, luogo che mi ha rubato il cuore. Sempre nel 2014 sono diventata sommelier AIS e il mondo del vino mi ha naturalmente portata al food&wine writing, infatti il primo articolo del blog parla di un’azienda a conduzione familiare e del loro vino rosso nato tra terra e mare nel sud della Spagna.
Piano, piano nel 2015 nasce il blog che ho voluto chiamare Nordfoodovestest in onore dei miei studi e del mio primo amore, quello per l’Islanda. Nordfoodovestest è anche un libro, pubblicato nel 2017 sulla storia dell’ospitalità dei racconti islandesi medievali fino agli home restaurant.
Nello specifico, quale obiettivo ti poni e come è strutturato il blog?
Il blog è nato con l’obiettivo di raccontare le piccole aziende a conduzione familiare, sparse per l’Italia e quindi condividerne i prodotti impregnati di fascino e tradizioni. Nel blog si trovano queste storie, una sezione dedicata alle ricette e dei reportage enogastronomici, come li chiamo io, perché non sono delle recensioni, ma delle vere e proprie esperienze culinarie e di vita. Parlo solamente di ciò in cui credo: di prodotti che mi stupiscono e di ristoranti che mi commuovono. E questa onestà nei confronti dei lettori è importante.
Nel corso del tempo, sono riuscita a creare attraverso il blog una forte identità e i miei lettori affezionati la riconoscono. Vorrei nel mio piccolo, far comprendere quanto sia importante l’educazione al cibo e soprattutto al territorio. Bisognerebbe studiare le tradizioni fin da piccoli. Tempo fa andai in Puglia, invitata da un’azienda che produce un olio pazzesco e mi cimentai nella raccolta delle olive. Un’esperienza arricchente che andrebbe fatta almeno una volta nella vita.
Dal 2015 ad oggi, avendo un blog, come ti rapporti nei confronti del mondo social?
Facebook mi ha dato da subito soddisfazione. Lo uso come piattaforma di rimbalzo per i miei articoli sul blog che escono mediamente 3 volte alla settimana. Instagram è un po’ più complesso perché non sempre il successo è proporzionale all’impegno che ci metti. In ogni caso sono soddisfatta, le mie foto sono tutte scattate con una reflex e tengo molto ai dettagli. Amo fare le stories in diretta coinvolgendo i miei followers.
Quale rapporto hai con la città in cui vivi?
Torino è la città in cui sono nata e in cui vivo e non la lascerei mai. Non dimentichiamoci che è una città molto innovativa dal punto di vista alimentare. Lavorativamente parlando a differenza di Milano, a volte risulta diffidente, ma superata la fase iniziale, le persone si sciolgono e ritornano agli eventi che propongo. Collaboro con ristoranti e aziende cercando di unire i mondi che amo, quello nordico, quello portoghese ma anche le mie radici per metà liguri che conservo gelosamente.
Ci racconti un aneddoto curioso legato al tuo lavoro?
Un giorno una piccola azienda siciliana voleva assaggiassi la loro pasta fatta con una farina speciale. Che fosse speciale me ne accorsi qualche giorno di attesa dopo, quando richiamai il produttore accertandomi che il pacco fosse stato spedito e lui mi disse: “Sì abbiamo avuto un po’ di ritardo, perché la signora che si occupa delle spedizioni ha voluto cercare il vestito giusto per recarsi alla posta, per noi questo è un evento importante!” Ecco, questa è una di quelle cose che mi fanno amare alla follia ciò che faccio, la cura che solo noi italiani abbiamo per il cibo è commovente e l’attesa è sempre il preludio a qualcosa di unico. Abituati ad avere tutto e subito a volte non ci si accorge del lavoro che c’è dietro a questi prodotti inimitabili.
Domanda un po’ scontata, ma inevitabile, ti piace cucinare?
Quando andavo all’università la cucina era il mio antistress preferito. Cucinare non mi stanca mai. Assomiglio a mio nonno Aldo, uomo instancabile, per anni è stato cuoco su una nave. Non ci siamo mai parlati tanto, ma i suoi spaghettini parlavano per noi e sono stati la spinta che inconsciamente mi ha fatto innamorare della cucina. Li chiamava spaghettini perché ci metteva il cuore, ma usava sempre il formato spaghetti. Altro non sono che una pasta al pomodoro con tanto sugo, tanto burro, cremoso e dolce come una coccola e un filo di extravergine.
Hai dei sogni nel cassetto?
Quando decisi che dovevo occuparmi a tempo pieno del blog, ho lasciato l’altro mio grande sogno, l’insegnamento. Riesco ancora a farlo, a Milano ad esempio, ho tenuto un corso di food photography che mi ha dato grande soddisfazione (attualmente tengo corsi di food photography con regolarità). Sognando in grande, mi piacerebbe in futuro avere una trasmissione televisiva tutta mia. Se chiudo gli occhi, mi vedo in Norvegia. Esattamente al mercato del pesce di Bergen fra una bancarella di salmone e una di stoccafisso a godere di quelle prelibatezze e ad intervistare chi ogni giorno lavora per vendere del pesce freschissimo e di qualità.
Per concludere, quali sono gli eventi futuri che dobbiamo assolutamente segnare in agenda?
In questo periodo sto presentando in giro per la città, il mio ultimo libro Pane Burro e Hygge, un mosaico di impressioni di sapori, colori e incontri nordici. Venerdì 8 marzo dalle ore 21, ci sarà una serata da Convie Food dove presenterò il libro e per l’occasione farò assaggiare una bowl ispirata alle atmosfere nordiche. Sabato 9 marzo sarò Da Emilia dalle ore 13 a proporre agli ospiti 4 tipi di tigelle diverse dai sapori del Portogallo fino al Nord Europa. Durante i mesi di aprile, maggio e giugno sono in cantiere delle lezioni presso lo spazio Denovo a Torino, incentrate sulla cucina nordica, dal medioevo fino ad oggi.
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