Volate fino a Houston, Texas, prendete tre musicisti dall’aspetto esotico, aggiungete un nome impronunciabile e mescolate con una buona dose di groove psichedelico dal sapore orientale: ottenete i Khruangbin, un’insalata di funk, soul e dub che strizza l’occhio all’oriente e ai film di Tarantino. Siamo andati a vederli a Santeria Social Club per l’unica data italiana di questo febbraio 2019.
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_di Alessia Giazzi
«Oh, che ci facevi a Milano mercoledì?»
«Concerto! Sono andata a Santeria a sentire i Khruangbin!»
«CHI?!»
«K H R U A N G B I N. Vuol dire “Aeroplano” in thailandese.»
«Mai sentiti, chi sono?»
«Ma sono questo trio pazzesco chitarra, basso, batteria che arriva da Houston, Texas.»
«Country con influenze thai? MH.»
«Se vabbè! Questi fanno psichedelia con un groove di quelli che ti fa venire subito voglia di muovere il collo tutta la sera. Li ho visti per la prima volta a sPAZIO211 di Torino e l’anno scorso sono anche stati al Beaches Brew di Marina di Ravenna.»
«Oddio li ho appena cercati su Google, ma come stanno messi?»
«AHAHAHAHAHA sono bellissimi! Super composti, si lanciano in queste jam lunghissime che sembra che il palco debba prendere fuoco mentre loro non si spettinano neanche. Tra l’altro il chitarrista e la bassista hanno questi capelloni lunghi con un taglio squadratissimo che rendono lui stranissimo e lei super affascinante. Si dice che siano parrucche, non stenterei a crederlo. Il batterista invece è l’unico escluso dalla crew “parrucconi”: impassibile, una macchina della ritmica dietro le pelli. Secondo me viene bullizzato dagli altri due.»
«Sto guardando la performance al Pitchfork Live su Youtube. La bassista è incredibile.»
«Guarda. Onestamente detesto questa cosa che ogni volta che una donna sale sul palco debba essere giudicata per come è vestita, per il suo aspetto, “Oh guarda quanto è figa” ecc ecc..però lei è celestiale. Oltre a suonare il basso con una nonchalance che levati, Laura Lee ha un fascino tale da lasciare tutto il parterre a bocca aperta. Se ne sta lì, trasportata dal suo loop di linee di basso, senza muoversi troppo ecco, ma al primo ondeggiamento sulle ginocchia fa uscire il sangue dal naso a tutti.»
«Comunque anche il chitarrista non scherza in quanto a personaggio.»
«Sì, lui più sul disadattato andante ahahaha C’ha sta massa di capelli totalmente fuoriluogo che lo rende un po’ creepy e in più fissa il pubblico con un’intensità strana, un po’ inquietante. Detto ciò, è una bestia. Uno dei tizi con cui ero al concerto se n’è uscito con “Oh bello sto assolo di chitarra da un’ora e mezza”: Mark Speer è un mostro di bravura, tutti insieme fanno un bel trio di nerd musicali.»
«Ho visto che hanno solo due album, ma che pezzi hanno fatto in un’ora e mezza?»
«Sì sì, il primo, “The Universe Smiles Upon You” è del 2015, mentre il più recente è uscito l’anno scorso e si chiama “Con Todo El Mundo”. Hanno influenze diverse, nel primo c’è un richiamo diretto alle sonorità orientali, mentre nel secondo la band si rifà più a Spagna e Medioriente. Quindi poi nel live ci ritrovi un po’ di tutto: i miei pezzi preferiti comunque sono “The Infamous Bill”, “Maria Tambien”, “Evan Finds The Third Room” che è un pezzo in cui Laura Lee dice praticamente solo “Yes”. Poi vabbè la mia preferita in assoluto è “Shades of Man” ma non la fanno mai. Comunque super divertente perché poi come intermezzo tra i pezzi degli album hanno inserito delle cover tipo “Electric Relaxation” degli A Tribe Called Quest o “Wicked Game” di Chris Isaac, il tutto in chiave groove-psichedelica.»
«Ma gente ce n’era? Erano presi bene?»
«Alla fine la data era soldout, però a Santeria non si stava pressatissimi, dai. In generale sì, composti ma presi bene! Sotto il palco si crea poi quest’atmosfera a metà tra il trip contemplativo e la festa sulla spiaggia: il mood è super rilassato con dei picchi di entusiasmo quando chitarra e basso partono per la tangente creando questo loop ipnotico di distorsioni funk che a volte sfocia quasi nel post rock e che allo stesso tempo strizza l’occhio alle colonne sonore dei film di Tarantino. Tra di loro c’è davvero una bella chimica, per quanto sul palco si muovano il meno possibile. A me sono piaciuti molto, devo dirti.”
«Dai figo, ma devi scrivere il report poi?»
«Sì sì, stavolta report.»
«E cosa scriverai?»
«Mah, pensavo di fare qualcosa di un po’ diverso e iniziarlo così: «Oh, che ci facevi a Milano mercoledì?»