“A chi si perde” sono le prime parole che compaiono nella graphic novel Lucenera, opera prima di Barbara Baldi: non proprio un’introduzione ma nemmeno così lontane dalla narrazione vera e propria, che si apre con una suggestiva tavola di un’alba gelida su un paesaggio invernale…
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_di Anna Celentano
Per chi si riconosca nella dedica iniziale sarà molto facile perdersi tra le pagine, che per i lettori quieti e malinconici e per quei soggetti che hanno passato l’adolescenza tra romanzi edoardiani alla Brontë sognando di essere il più lontano possibile dal presente avranno anche un sapore deliziosamente famigliare.
La storia è semplice: Clara, la più giovane di due sorelle, nel dicembre del 1850 affronta la perdita della nonna, donna facoltosa che lascia alle nipoti, sue uniche eredi, la grande tenuta di Flintham Hall Manor nel Nottinghamshire e un’ingente somma di denaro. Mentre la sorella Olivia corre verso Londra e una vita più mondana, Clara resta ad occuparsi
come meglio può della sua casa e dei suoi ricordi, cadendo in disgrazia, arrivando allo stremo delle forze e infine risollevandosi, portando con sé su ogni pagina il suo lumino di silenziosa speranza, quella placida luce nera che illumina quietamente ogni vignetta.
Più che di disegno si può parlare di dipinti: l’equilibrio tra colore, luce ed ombra è condotto in maniera magistrale (in tal senso, notevoli le citazioni dei maestri del passato come Vermeer, Friedrich, Manet e gli Impressionisti). Lucenera è un’opera fortemente sinestetica dove la parola è tolta ai dialoghi ed affidata per intero alle immagini, profondamente evocative. Le sequenze ambientate in inverno fanno ringraziare il progresso tecnico per il riscaldamento centralizzato e quelle ambientate in primavera potrebbero comportare forme di allergia al polline psicosomatica – a parte gli scherzi, sfogliando le pagine si sentono quasi il gelo bussare alla porta o il fuoco crepitare.
Non una pubblicazione recentissima – Lucenera esce nel novembre del 2017 con Oblomov edizioni – ma una piacevole sorpresa nel panorama letterario, che nella sua originalità tradizionalista difficilmente avrà una data di scadenza.