I cavalli sono tra gli animali più empatici al mondo: è proprio questo il fulcro della storia d’amicizia e di coraggio narrata da Chris Donner e Jérémie Moureau in “Corri, Tempesta!”, edito in Italia da Tunué.
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_di Lorenza Carannante
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Vivere una stessa condizione esistenziale per generazioni non dev’essere semplice, soprattutto se quando arriva il tuo momento non sei pronto ad affrontarne i tuoi fantasmi per ragioni che prescindono dalla tua volontà. Jean-Philippe è il giovanissimo protagonista di questa storia. Esile, sguardo furbo, è nato e cresciuto in una famiglia di allevatori e addestratori di cavalli: i suoi genitori sono fantini e il suo destino è praticamente scritto negli occhi languidi dei puledri con cui è a contatto da quando è in fasce.
Ma la vita è sempre pronta a sorprenderci, e proprio nel momento in cui Jean-Philippe sta per prendere in mano le redini dell’addestramento, viene coinvolto in un incidente con una puledra che, scaraventandolo a terra, lo rende paraplegico. Da quel momento in poi il destino del ragazzo sarà segnato da una situazione che inizialmente gli farà accantonare tutti i desideri, ma che in fondo, alla fine, lo renderà più forte di qualsiasi ostacolo. Sarà proprio grazie a Tempesta, infatti, ovvero la puledra protagonista della disgrazia, che Jean potrà tornare a galoppare.
Donner e Moureau sono una coppia artistica eccellente. Le tematiche trattate da Donner, intrise di un profondissimo senso di dramma famigliare ed esistenziale, vengono “alleggerite” e al contempo sublimate dal tratto acquerellato di Moureau, attento a descrivere bene ogni dettaglio, ogni sguardo d’intesa tra Jean e Tempesta. Scrittura e disegno dunque risultano sposarsi perfettamente in un rapporto grafico equilibrato e scorrevole dalla prima all’ultima pagina.
Famiglia, amore, amicizia, casualità e passione si fondono in “Corri, Tempesta!”, un albo che vuole forse insegnarci a non arrenderci neanche davanti ad ostacoli che sembrano insormontabili, poiché la forza di volontà può davvero superare qualsiasi condizione, sia fisica che mentale. E ad insegnarcelo è proprio Jean, poco più che un bambino: afflitto dal terrore di non poter diventare la persona che sognava di essere, ritroverà la giusta prospettiva proprio in sella al suo destriero.