Rieccola. Mary Poppins cambia volto ma non bellezza e, attraverso nuovi mondi da esplorare, canzoni da imparare e coreografie da ammirare, ci ricorda la sua più grande lezione di sempre: a volte basta davvero soltanto un po’ di zucchero per addolcire la vita.
_ di Sara Carda
Dopo aver letto che Emily Blunt sarebbe diventata l’attrice protagonista del sequel di Mary Poppins, la prima reazione è stata, ovviamente, un mix di stupore e sconcerto. Che coraggio ci voleva per mettere le mani sull’eredità della perfetta Julie Andrew? Era da folli anche solo pensare di poter essere all’altezza della sua Mary Poppins, la magica tata entrata nel mito del cinema di generazioni di adulti e bambini.
Poi, uscì la prima foto promozionale. Ombrello parlante al braccio, scarpe a punta, cappellino anni ’20 in testa. Il look c’era, ma c’era anche qualcos’altro; un luccichio vivace in quegli occhi blu e il sorriso misterioso di chi nasconde un mondo di segreti in una borsa fatta a tappeto. Qualcosa che iniziò a darmi speranza. Forse Emily Blunt poteva farcela, dopotutto.
Infine uscì il trailer e, che fosse o meno la magia di un montaggio ben fatto, vedendo che c’era una coreografia di elefanti che cantavano con Mary, la speranza divampò insieme all’impazienza di vedere quel film. Arrivata la data fatidica, quando si sono finalmente spente le luci in sala, su quelle poltroncine, per un paio d’ore, l’intero pubblico è tornato bambino.
Divertente, coreografico, emozionante, Mary Poppins Returns non vincerà 5 Oscar come il suo predecessore, ma fa quello che un film Disney dovrebbe fare, fa credere che anche l’impossibile sia possibile, perché se ci credi veramente i sogni diventano realtà.
Senza pretendere di soppiantare l’insormontabile Julie Andrew, Emily Blunt ci mostra la sua Mary Poppins, un po’ meno distaccata e più magica, per una pellicola più acrobatica in linea con i tempi moderni, in cui non manca una corsa alla magica mission impossible per salvare i piccoli Banks alla fine. Dolce ma severa, determinata e divertente, con sempre la canzone giusta al momento giusto, la Blunt esce vittoriosa da mesi di aspettative pressanti e con una meritata nomination ai Golden Globes.
Ad affiancarla, la metà inglese di Hollywood: Colin Firth è il banchiere senza scrupoli che approfittando della Grande Depressione vuole mettere le mani sulla casa di famiglia dei Banks, Julie Walters (aka Molly Weasley) è Ellen la fedele cuoca dei Banks e Angela Lansbury è la misteriosa venditrice di palloncini. Guest star dall’America, per il Ritorno di Mary Poppins scende in campo anche la Signora degli Oscar Meryl Streep, che mostra ancora una volta il suo camaleontismo nei panni di una cugina russa tuttofare, Topsy.
Peccato che, con un cast simile, abbiano voluto risparmiare con il co-protagonista. Nulla di personale contro Lin-Manuel Miranda ma la sua interpretazione del lampionaio Jack, amico di Mary, non è nemmeno l’ombra sbiadita dello spazzacamino di Dick Van Dyke, forse più iconico della stessa Poppins. Presenza scialba, zero simpatia, destinato al dimenticatoio, la candidatura al Golden si immagina gliel’abbiano data per la buona volontà. La poesia soffusa, quasi shakespeariana, di Bert e la filosofia agrodolce di Cam-Caminin (Oscar come miglior colonna sonora) restano imbattuti. E la dimostrazione è nel cameo di Van Dick: due minuti di comparsa ed eclissa senza pietà chiunque altro in scena.
Per quanto riguarda le canzoni, è presto dire se e cosa resterà nella storia, ma un paio si avviano senza dubbio sulla buona strada, con un graffiante ritmo da jazz anni ’20 in linea con gli anni del film a cui la voce della Blunt, quasi da piano bar, si intona alla perfezione e si distanzia dalle note da fiabesco usignolo della Andrew. Durante le due ore di proiezione, non vi deluderanno né le canzoni né le nuove coreografie. La trama, infarcita qua e là di citazioni e omaggi al primo che fanno scendere la lacrimuccia commemorativa, è invece più articolata di quella del suo predecessore e non mancherà di dare la sua morale: ricordarsi che il mondo può avere un po’ di magia, basta cambiare prospettiva con cui guardarlo. Perché è in un quadro dipinto in strada o in un vaso di famiglia, perché c’è gioia in una semplice risata e un’avventura svoltato l’angolo. Serve solo ricordarsi di vivere con un po’ di sana ironia, perché “tutto è possibile, persino l’impossibile”.
Correte al cinema, Mary Poppins è tornata.