Pubblicato su Caravaggio Editore, il saggio del filosofo Pierluigi Dadrim Peruffo si configura come una sorta di manuale di auto-analisi per provare a curarsi dalle piccole-grandi nevrosi del contemporaneo, in una società sempre più interconnessa ma al contempo più individualista e disgregata.
Il background strettamente filosofico dell’autore va ad intersecarsi pratiche di meditazione e più in generale con un approccio che riesce a non trascurare il mistico ed il trascendente. Ecco perché la lettura del “Virus Benefico” risulterà quasi certamente piacevole sia ai teorici di stampo sociologico che ad una frangia di pubblico più “spirituale”. Peruffo infatti è abile del mostrare come mente e spirito possano spesso essere due facce della stessa medaglia. Anche il titolo offre una suggestione interessante, dal momento che il “virus benefico” cui si fa riferimento attingendo da un lessico “medico” è quella strategia che prevede di combattere il “nemico” dall’interno, attaccare le cellule malate del nostro sistema etico-morale attraverso un percorso di auto-consapevolezza. Raramente, infatti, saranno dei fattori “esterni” a rimetterci in pace con noi stessi e col mondo.
Ma di che mondo stiamo parlando? Il libro è ovviamente anche un modo per tratteggiare un affresco della società contemporanea. Peruffo individua – analizza, viviseziona – una serie di momenti chiave e di tematiche fondamentali nella cronaca dell’uomo 2.0., mettendo nero su bianco una diagnosi forse non nuova ai più, tuttavia ancora priva di una vera e propria “ricetta medica”.
Uno degli step spartiacque nel nostro modo di rapportarci al mondo è stato certamente l’11 settembre, che al netto di complittismi vari ed eventuali, ha de facto proiettato il mondo Occidentale nel “regno del Terrore” (dagli arei delle Twin Towers alle jeep dell’ISIS), sgretolando le certezze di una società che si percepiva come inattaccabile, arroccata sulla vetta del mondo. Ovviamente è quanto mai attuale – pur non essendo affatto “nuovo” – il fenomeno delle migrazioni di massa, così come il più generale problema di identità all’interno di una società che non è mai davvero riuscita a prendere le misure alla globalizzazione. Ne deriva la crisi della Democrazia in mezza Europa e non solo, ma anche una progressiva esasperazione del mito del self-made man, in un’epoca sempre meno tollerante nei confronti del fallimento e viceversa sempre alla ricerca del modus operandi più performante.
In questo marasma esistenziale si perde l’adesione ad un “noi collettivo” che da un lato non va affatto a cozzare con la ricerca del proprio io dall’altro potrebbe risultare davvero salvifico per plasmare una società più equa e – restando nella metafora medica – più sana. In questo senso è importante riscoprire anche il valore della poesia, forza aggregante e catartica, che – quasi inaspettatamente – fa capolino nel saggio di Peruffo. “Il Virus Benefico” allora ha l’ambizione di essere un manuale filosofico per “camminare con le proprie gambe” alla ricerca di un equilibrio interiore, al crocevia tra politica, psicologia e poesia.