Ai confini della realtà con una raccolta di racconti che mescola filosofia e psicologia, fantasy e horror.
Dopo una lunga serie di pubblicazioni sparse, con la sua prima raccolta di racconti, Giuseppe Gallato mette ordine nel suo già ricchissimo universo narrativo in bilico tra sogno e realtà. Pubblicato da Caravaggio Editore, “Incantesimi nelle vie della memoria” ha in effetti alcune caratteristiche che ricordano l’opera del celeberrimo pittore nazionale. Le tinte crepuscolari, infiammate da lampi improvvisi, ad esempio. Ma anche quel senso di inquieta sospensione che suscita nello spettatore curiosità e insieme angoscia.
Classe 1982, siculo originario di Ragusa, Gallato ha da sempre coltivato una propensione nel valicare in confini dell’ignoto, per esplorare – quando non direttamente creare – mondi altri, mondi nuovi. In una terra di mezzo tra fantasy e fantascienza, Gallato coltiva anche la sua passione per la filosofia, coadiuvata dal suo percorso accademico. Contemporaneamente, è anche musicista ma soprattutto master di giochi di ruolo: una combo perfetta per farsi demiurgo di storie che non si fanno problemi ad alterare la nostra concezione dello spazio-tempo.
In questi 10 racconti, il filo conduttore è certamente il concetto di sogno: un tema caro a tutto quel filone letterario “outsider” costruito sulle parole di autori visionari. Così, nelle penna di Giuseppe Gallato si sente l’eco di giganti come Tolkien e Lovecraft, ma allo stesso tempo la voglia di affrancarsi da certi modelli. L’autore approda ad un universo narrativo davvero senza confini, il cui obbiettivo potrebbe sembrare quello di voler unire non solo i punti tra sogno e realtà ma anche quelli tra scienza e magia.
Gallato affronta argomenti come i “sogni lucidi” e il sempre-verde-affascinante concetto di “viaggio nel sogno”, di cui si tornato nuovamente a parlare con insistenza dopo il pluripremiato film di Christiopher Nolan “Inception”. Ricorderete che nella pellicola cult del regista americano, il protagonista Leonardo DiCaprio era un personaggio controverso e divorato internamente. Bene, anche i personaggi di Gallato non sono quasi mai dei canonici avventurieri dello spazio onirico: sono – sì – dei capitani coraggiosi ma anche degli anti-eroi difficili da etichettare.
Interessante notare come a livello geografico l’autore ci dai occasionalmente dei punti di riferimento tangibili, dei luoghi a noi familiari, come Firenze o Dublino: a confermare la sua volontà di navigare alla foce di fantasy e fantascienza. Il trip rimane comunque spesso disorientante, al di là delle coordinate di riferimento: questo perché i piani di narrazione vanno ad intersecarsi e sovrapporsi, proprio come nella “giungla” dei sogni. Gallato gestisce bene il “pantano onirico” e nel rallentare grazie a parentesi più introspettive prova a fornire tridimensionalità ai suoi personaggi.
Non si tratta di materiale profondamente “innovatore”, tuttavia l’autore ha il merito di imbastire sempre dei finali in grado di spiazzare, mettendo la voglia di comprare il biglietto per il prossimo viaggio.