I personaggi della commedia degli equivoci sono tradizionalmente un po’ scemi. Cercano di fare i furbi, e di guadagnare di più, mentono, si travestono, non credono in niente: non nella giustizia, non nell’amore, non nell’amicizia, ma nella sopravvivenza. Da questo punto di vista “Arlecchino servitore di due padroni”, messo in scena dal direttore artistico dello Stabile Valerio Binasco per il teatro Carignano, non si scosta dalla tradizione, ma…
La regia sapiente, i tempi perfettamente calcolati, la scenografia mobile e incorporata nella narrazione, i momenti prettamente comici orchestrati come un balletto hanno saputo rendere l’Arlecchino interpretato da Natalino Balasso, e non solo per il gusto della risata.
Il personaggio di Arlecchino/Truffaldino resta quello messo in scena da Goldoni nel 1753: né scemo né matto, semplicemente “un po’ uno un po’ l’altro”, spiega il Dottore a Pantalone. Evocando il fantasma dell’inesistente Pasquale, che poi si scoprirà essere il suo vero nome, Arlecchino dà forma narrativa alla duplicità del suo carattere: stupidità e furbizia, goffaggine e sensibilità, pigrizia e inventiva, debolezza e anarchica arroganza.
Tutti gli altri personaggi sono essenzialmente piatti, catapultati in una storia dalle contingenze imprevedibili e in un susseguirsi di eventi che si ingarbugliano, il tutto in perfetto dialetto veneziano. Sono personaggi che hanno della maschera carnevalesca e della Commedia dell’Arte molto di più di quanto non abbia il fastidioso Arlecchino, che sembra essere traumatizzato e rassegnato dalla vita piuttosto che autentico stupido.
Vale per gli innamorati Clarice e Silvio, per la cameriera Smeraldina, vale per gli avari futuri cognati Pantalone e il Dottore. Non vale per Florindo e Beatrice, gli unici due personaggi che sembrano provare qualcosa di reale, che sembrano avere un fine che non sia il denaro ma una felicità superiore. In particolare il personaggio di Beatrice, travestita da suo fratello per cavarsela in un mondo di uomini, per poter avere ciò che le spettava di diritto senza tutori o mariti, empatica e solidale con Clarice, altra sventurata perché donna, infine disposta a sacrificare tutto – amici, patria, denaro – per ritrovare il suo amato.
Insomma un Arlecchino, quello interpretato da Natalino Balasso, famelico, bugiardo, disperato e arraffone, che accompagna in un comico viaggio nel tempo alle origini del teatro all’italiana, un teatro favoloso carico di una forza inesauribile.
All pics by Bepi Caroli