“La scrittrice del mistero” di Alice Basso: una nuova avventura per l’ironica ghostwriter Vani

Pubblicato il quarto capitolo della serie di gialli che vede come protagonista Silvana “Vani” Sarca, la “scrittrice fantasma” sarcastica e sui generis dalla simpatia pungente e sagace. 


_di Roberta Scalise

 

Ironica, brillante, coinvolgente, frizzante: aggettivi, questi, che delineano tanto la personalità dell’autrice Alice Basso quanto quella della sua “creatura”, Silvana “Vani” Sarca, protagonista de La scrittrice del mistero, quarto capitolo della serie a essa dedicata pubblicato recentemente da Garzanti Editore.

Come i precedenti – L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome, Scrivere è un mestiere pericoloso e Non ditelo allo scrittore –, anche quest’ultimo tratteggia, con lucidità sarcastica ed espressione fluida, il mondo dell’editoria, luogo di appartenenza sia di Alice – editor, redattrice e traduttrice da molti anni e per diverse case editrici –, sia di Vani.

Vani che, appunto, nonostante abbia un animo schivo e un po’ misantropo, è una ghostwriter – una “scrittrice fantasma” –, contraddistinta da una dote peculiare, ossia: una vera e propria capacità intuitiva e innata, che le consente di comprendere subitaneamente le persone, di anticiparne i pensieri e di ricrearne il modo in cui parlano e si esprimono, per poi riversare tali caratteristiche nella scrittura.

Talento di cui Vani fruisce non solo per scrivere libri di testo in luogo di qualcun altro, ma anche per aiutare il commissario di polizia Romeo Berganza – fascinoso cinquantenne taciturno e solitario che, con il suo immancabile impermeabile beige e la sigaretta costantemente in bocca, echeggia marcatamente le narrazioni del genere noir anni ’50 –, con cui la protagonista investiga ormai da mesi, acuendo un rapporto sempre più profondo. In questo capitolo, dunque, il nostro Philip Marlowe 2.0 richiederà il contributo della ghostwriter per risolvere un caso alquanto personale: qualcuno, infatti, minaccia di morte Riccardo, l’ex fidanzato di Vani – conosciuto nel primo racconto della serie –, la quale si troverà, così, di fronte alla scelta difficile di superare l’astio che cova nei suoi confronti per cercare di trarlo in salvo.

In occasione della presentazione del nuovo romanzo presso la Fondazione Giorgio Amendola, abbiamo incontrato la scrittrice Alice Basso per dirimere qualche curiosità.

In primo luogo, una domanda “tecnica”: come si articola il tuo processo creativo? Vi sono delle fasi specifiche? E se sì, quali?

In realtà, quello del processo creativo è un problema che mi sono posta solo all’inizio della stesura della serie, dal momento che la trama di tutti e cinque i volumi – l’ultimo uscirà il prossimo anno, N.d.R. – è stata pensata e tracciata nel corso della pubblicazione dei primi due capitoli. Tutti i grattacapi sulla strutturazione delle storie e sull’alternanza delle diverse scene, infatti, sono stati immediatamente fronteggiati e delineati, e da allora vivo di rendita: quando scrivo, mi rivolgo alla scaletta già redatta e mi diverto, perché le fondamenta sussistono già. Ed è per questo motivo, inoltre, che la mia scrittura risulta essere anche molto veloce e prolifica.

Che cosa consigli a chi volesse intraprendere la tua carriera vera e propria, invece, ossia quella di redattrice? E a chi, al contrario, volesse pubblicare un proprio racconto?

Svolgere il mestiere del redattore, del traduttore o di qualsiasi altro profilo professionale inerente al mondo dell’editoria era, un tempo, un po’ più semplice. Io stessa, infatti, ho iniziato a far parte di questo ambito in anni in cui l’assunzione avveniva previo superamento di prove di traduzione o di redazione: il candidato rispondeva a tale possibilità e ivi metteva in campo le proprie capacità. Ora, invece, considerata anche l’elevata quantità di laureati in materie umanistiche, le case editrici hanno avvertito la necessità di proporre numerosi corsi e master che consentono una prima scrematura degli aspiranti. Necessario, quindi, pensare a questa opzione, soprattutto quando l’interessato si trova ancora in una fase di investimento nella propria vita.

A chi volesse pubblicare un libro, invece, consiglierei, [leggere, naturalmente, ma] soprattutto, di avere ben chiaro dove il proprio testo potrebbe collocarsi in libreria, quindi quale potrebbe essere il suo genere di appartenenza, e, inoltre, di comprendere a quali editori potrebbe interessare, rivolgendosi a pochi di questi ultimi con una lettera mirata e pregna di dettagli utili all’eventuale pubblicazione del manoscritto, cercando di ragionare il più possibile in termini editoriali.

Per quanto riguarda, invece, i tuoi, di libri: che cosa ti ha insegnato Vani, delineandone gli aspetti e i pensieri nel corso di questi anni e di questi cinque volumi?

Vani è un personaggio molto catartico: si permette di dire e di fare cose che noi comuni mortali non potremmo consentirci, senza essere ostracizzati. Lei, al contrario, si concede tale libertà e, proprio per questa ragione, sta anche simpatica alla gente! È piuttosto liberatoria e direi che, generalmente, è capace di far emergere la parte più sbarazzina, sarcastica e dissacrante delle persone con le quali mi capita di venire a contatto: la mia agente, per esempio, una signora molto distinta ed elegante, che una volta mi ha riferito quanto apprezzasse Vani perché “dice ciò che non puoi permetterti di affermare”. Una piccola psicoterapia, insomma!

Per finire, se dovessi individuare un libro che, nel corso della tua crescita, ha ricoperto il ruolo di “faro”, un libro del cuore, quale sarebbe?

Io ce l’ho, sebbene la cernita sia molto difficile, ed è La storia fantastica: un romanzo per ragazzi dotato di una fine cornice metaletteraria, un libro alquanto divertente e riflessivo che, credo, mi abbia insegnato tutto quello che so a proposito dell’umorismo. Un racconto che mi ha aperto gli occhi, una ventata d’aria fresca, in grado di comunicare messaggi importanti attraverso la risata: un testo assolutamente godibile, dunque, cui, una volta concluso, si è grati, proprio per l’arguta capacità di coniugare insegnamenti morali e ironia.