Festival Alta Felicità 2018: un’evasione dai ritmi standard di tempo e consumo

Si è appena conclusa la terza edizione del Festival Alta Felicità, uno spaccato di quattro giorni a 604 metri sul livello dei mare, in un luogo dove il tempo si dilata e l’attenzione per i dettagli aumenta. Un’esperienza di benessere e condivisione tra le montagne della Valle di Susa, riassunta in immagini e parole.


_di Irene Maddio

Per ciascuno dei 5 sensi sono definite su base empirica delle soglie assolute di percezione:

  • Vista: percezione della luce di una candela a 50km di distanza, in una notte serena e limpida
  • Udito: percezione di un orologio meccanico a 6 metri di distanza all’interno di una stanza silenziosa
  • Gusto: un cucchiaino di zucchero in 3 litri di acqua
  • Olfatto: una goccia di profumo diffusa nell’intero volume di tre stanze
  • Tatto: la pressione di un’ala di ape fatta cadere da 1 cm di altezza

Sulla base di questi dati, provate ad immaginare come il vostro corpo potrebbe affrontare questi stimoli:

  • Vista: luci da palcoscenico sparate negli occhi a 2 metri di distanza, in una notte serena e limpida
  • Udito: 110 decibel di musica nelle orecchie durante un concerto all’aperto (stessa notte serena e limpida di prima)
  • Giusto: mezza cipolla cruda in insalata con uova sode e patate bollite
  • Olfatto: sudore di corpi umani al terzo giorno di un festival in campeggio
  • Tatto: la pressione dei corpi di cui sopra a 0 cm di distanza

In questi giorni a Venaus si è svolto Alta Felicità, il festival che è in grado di riunire attivismo politico, legame con il territorio e musica. È proprio lì che ho deciso – non sempre consapevolmente – di mettere alla prova i miei sensi.  

Da Torino Venaus si raggiunge percorrendo 57 km verso la Val di Susa, puntando alla Francia. Durante il percorso i palazzi diminuiscono fino a scomparire, lasciano il posto alle montagne per far da cornice al cielo, che la sera si illumina di stelle – quelle che in città sono offuscate dall’abbondanza di luci artificiali.

Onnipresenti i manifesti NOTAV per ricordare in ogni momento il motivo di quel festival: sostenere la lotta del Movimento No Tav contro la costruzione della linea ad alta velocità Torino-Lione.  

“Proprio nella Valle dove si vorrebbe costruire un’opera inutile e devastante, noi vogliamo costruirci invece un mondo diverso”, si legge nel comunicato di presentazione del festival, “vogliamo investire nella capacità collettiva, nei sogni, nel saper fare, per gettare radici solide per far vivere territori in maniera diversa, dove il benessere si possa misurare nella qualità della vita e del tempo che viviamo e non nei bilanci e nei vincoli economici imposti dall’alto”.

E cosa c’è di meglio che sperimentarlo attraverso la festa, quel benessere?

L’Alta Felicità conta un’area camping – dove ho notato la presenza di alcune tende monoposto, delle quali ho vivamente sconsigliato l’utilizzo qui – molto ampia e ombrosa, una zona dedicata a giochi ed attività (o attivismo?) per i più piccoli e numerose proposte food&drink, economiche e di buona qualità. E poi: escursioni guidate sul territorio, corsi di rugby, arrampicata su falesia, boxe – queste alcune delle attività proposte a chi non è solito passare il pomeriggio a sonnecchiare dentro una tenda.

Inoltre, è stata posta grande attenzione anche agli eventi culturali del festival: numerosi i dibattiti di giornalisti, scrittori e opinionisti. Tra i tanti, Marta Fano (economista e collaboratrice de Il Fatto Quotidiano e Internazionale) ha indagato sulla qualità e sulle dimensioni del lavoro, in un dibattito con Alberto Prunetti, autore del romanzo “108 metri”. Emozionante anche il monologo di Ascanio Celestini, da rivedere sulla pagina Facebook del festival). Ad accomunare queste voci, il desiderio di una maggior coscienza critica e l’appoggio alla causa No Tav.

Per quanto riguarda la line up musicale, non male per un festival che ricordiamo essere totalmente gratuito. Forse è anche per questo che la prima serata si sono contate 3800 persone e il sabato molte di più. Spettacolare la location concerti, dove a sorvegliare il palco dall’alto dei suoi 3538m c’era Rocciamelone, imponente e saggia regina della Valle.

Il giovedì, ad inaugurare ufficialmente il festival, l’Impresa Lirica Francesco Tamagno ha messo in scena una meravigliosa Madama Butterfly (qui trovate lo streming). Il reggae ha dominato indiscusso per tutte e quattro le serate: Sud Sound System, Dub Inc, Mellow Mood e Train To Roots a far ondeggiare gambe, braccia, dreadlocks e bicchieri. Molto apprezzato anche il frizzante Tonino Carotone che, mentre recitava i suoi versi preferiti (“è un mondo difficile, una vita intensa, felicità a momenti e futuro incerto”) è inciampato cadendo a terra, ma reagendo meglio della Campbell nel celebre capitombolo del ’93. Tra i miei preferiti, Pop_x ha realizzato una performance degna di nota – iniziata con un saluto in dialetto trentino – e riuscendo a stimolare in me tutti i sensi di cui sopra. E poi ancora, Le Luci della Centrale Elettrica, Mezzosangue, Murubutu, Piotta, Ruggero de “I timidi” e gli immancabili Modena City Ramblers.

Insomma, Alta felicità, voto: DIESCI (cit.)!