Nuovo album per i The Twinkles, storici punkers veneti capitanati da Nick Mess, che, dopo aver girato per l’Europa e il Giappone, con le dieci tracce di We Come Along ci riportano indietro fino al 1977, tra spille da balia e creste colorate. La loro musica infatti è un fascio di pura energia, diretta, senza troppi fronzoli ma non per questo meno curata, che richiama certamente il sound di intramontabili band come Ramones, Vibrators, Undertones.
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_di Andrea Ravasi
Il trio si espone, rivendica l’importanza di proporre musica inedita, propria, frutto di lavoro e sudore, e la necessità di avere degli spazi per poterla diffondere, in un ambiente musicale che troppo spesso è invaso da evitabili cover band.
Fin dalla prima track, Ludwig the Punk, con le citazioni della Sinfonia N. 5 in Do minore di Beethoven e della Toccata e Fuga in Re Minore di Johann Sebastian Bach il gruppo si dimostra capace di destreggiarsi su registri differenti e di reinventare con originalità temi distanti dal puro punk rock. Con il pezzo successivo, la title track We Come Along si entra maggiormente nelle vere atmosfere che caratterizzeranno anche il resto dell’ album, la band rende propri gli aspetti più energici e trascinanti che distinguono il punk, tralasciando in parte il lato più violento e trasgressivo di tale genere. Questa non deve comunque venire percepita come una mancanza ma come una condivisibile scelta artistica volta ad evidenziare quelle caratteristiche che hanno contribuito in maniera fondamentale alla diffusione di questo stile di musica.
Così, senza nemmeno avere il tempo di riprenderci, siamo travolti dalle tracce successive come: No More Faith in You, in cui la band sembra cimentarsi in un brano dal gusto garage rock, simile ad alcuni lavori dei The Fratellis, e Your Time Has Come, pezzo sorretto dal ritmo di marcia della batteria. Un’altra caratteristica dei The Twinkles è la calcolata cura per le melodie vocali, che risaltano in modo particolare nelle ballate come Bubblegum Girl e Naughty Girl.
L’incedere di Fantasy Is My Mistress impegna il trio in una composizione maggiormente articolata rispetto alle tracce precedenti che presenta un sezione suonata in cui i tre dimostrano un grande affiatamento. Con Rich Girl emerge nuovamente tutta la versatilità del gruppo che, pur sempre nello stile punk rock che li contraddistingue, da vita ad un brano in cui non è difficile sentire l’influenza dei Beach Boys.
We Come Along è un disco ottimamente prodotto, che riesce ad essere vario e di facile ascolto dall’inizio alla fine, e in cui si evidenzia la capacità della band di far affiorare la propria personalità e originalità in ogni singolo pezzo, facendo crescere in chi lo ascolta la voglia di sentire questi brani dal vivo in uno dei loro prossimi concerti
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