“Resina”: un film di immagini, suoni e profumi

Nel giardino in versione notturna di Villa Pisani sui Colli Euganei, il film inaugurale dell’Euganea Film Festival ci porta sulle cime boschive del Trentino, in una piccola comunità dove regnano l’abitudine e  la diffidenza, dove solo gli eventi inaspettati della vita possono riaprire la porta alle emozioni.


_di Valentina De Carlo

“Resina. È fondamentale sai.. è quella che fa stare assieme tutto..”

Quasi possiamo sentirne anche noi il profumo attraverso lo schermo tanto è intensa l’emozione trasmessa. Un film di cui non solo si guardano le immagini, ma si ascoltano le musiche come fossero suonate dal vivo, si respirano i profumi del bosco, del legno, della resina… Resina è il titolo di questo piccolo prezioso film, che nella splendida cornice open air del giardino di Villa Pisani a Monselice, inaugura il diciassettesimo Euganea Film Festival.

Una trama semplice, ispirata ad una storia vera, che con pochi dialoghi, tanti silenzi e tanti sguardi, restituisce l’intensità del cinema puro, scarno, senza fronzoli, ma che tocca a mani nude le corde più profonde di ciascuno. Maria, una giovane musicista in cerca di successo, è costretta a tornare nel luogo da cui era andata via, in quel paesino arrampicato sulle montagne del Trentino, dove pochi ancora vivono, (o sopravvivono?). Una morte la riporta a casa, quella del fratello e la getta nel dolore, nel senso di colpa, nella freddezza di una madre malata, ed ora anche pietrificata dalla perdita del figlio, che non le concede nemmeno uno sguardo..

Nella solitudine della montagna, in cui ognuno vive nel suo metro quadrato di mondo, senza gettare gli occhi sul mondo degli altri, un coro sgangherato di voci maschili cerca nella musica un motivo per resistere, quella musica soffice e soave che, in una colonna sonora d’altri tempi, ci avvolge in una calda coperta di lana,  perfetta per quelle altitudini. Senza volerlo Maria e la sua musica, saranno chiamate a risvegliare quegli sguardi addormentati dal torpore dell’abitudine, quei cuori schiacciati dall’indifferenza…

Frammento dopo frammento, l’aria diventa più pura e si ricomincia a respirare, perdendoci nei dettagli potenti di inquadrature che incantano. Il giovane regista Renzo Carbonera, presente alla proiezione, ha dedicato il film al nonno perduto a cui si é ispirato per uno dei personaggi e ridisegna un mondo in cui i rapporti sociali, quelli veri, autentici, fatti d’incontro reale e non virtuale, di sentimenti e non di commenti, possono ancora essere la resina che ci salva dal baratro della solitudine e dell’individualità, sorprendendoci ancora una volta. Le voci potenti del coro che canta a cappella ci risuonano nelle orecchie e ci ipnotizzano con questa nenia che richiama i canti del passato, con questa lingua che scappa via, scomposta, spezzata, senza significato eppure così potente. Come debole e forte allo stesso tempo è il legame con il cimbro, minoranza linguistica delle popolazioni trentine, gancio che lega ancora di più la gente al suo piccolo mondo antico. Perfetti gli attori nei loro ruoli, incantevoli le musiche di Luca Ciut, come la naturale scenografia del Trentino. Un film a quattro dimensioni, per riabbracciare la vita di cui si sentiva nostalgia.