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_di Diego Indovino
Un pubblico davvero eterogeneo è quello che martedì sera ha riempito la sala fucine delle OGR. Eterogeneo almeno quanto la proposta musicale di questa seconda data che, all’ultimo momento, ha visto aggiungere in cartellone anche l’esibizione di Carla Dal Forno (prevista inizialmente nel basement dell’Astoria).
L’artista australiana di base a Berlino (ma dalle chiare origini italiane) ha infatti aperto la serata con la sua affascinante esibizione, sporcata purtroppo durante le prime battute da un suono non troppo nitido, che tuttavia col progredire dello show è tornato sugli alti standard erogando massicce dosi elettro-pop dalle scure atmosfere decadenti che tanto piacciono agli amanti della dark-wave (e di David Lynch!). La sua attitudine così sfuggente sul palco ci ricorda un po’ Nico (con le dovute proporzioni), forse anche grazie all’abbondare di arrangiamenti rock e alle dosi di psichedelia veicolate dalla sua chitarra (accompagnata da un tappeto elettronico sofisticato). L’esibizione è minimale, sognante e spettrale. Il ridotto numero di pezzi in repertorio (quelli per Blackest Ever Black) non le permette di portare un vero e proprio show fatto di momenti diversi tra loro rendendo la gig un po’ piatta ma il futuro promette decisamente bene.
Conclusasi l’esibizione della Dal Forno, lo stage subisce un ribaltamento completo di riferimenti sonori. E’ il momento di VIPRA e DJ Vatileaks, un collettivo di ragazzi che si fanno promotori di una sorta di multiculturalità romana e il cui ultimo lavoro PRESENTURO (Presente+Futuro) è un concept che – come spesso raccontano – combatte l’illusione di un’ottica basata sul tempo. Hanno fatto muovere i primi passi al pubblico di questo martedì pompando forte quella che loro chiamano musica JAO, che altro non è che la loro personalissima visione di World Music.
Dancehall, ritmi Kuduro, i campionamenti più disparati (tra cui il divertentissimo segnale di Radio Vaticana) e tanto Gqom, genere nato in Sud Africa, da poco uscito dai confini nazionali proprio grazie all’artista che li sussegue alla console: DJ LAG. Considerato il King of Gqom è infatti il maggiore esponente di questo genere da dancefloor nato nell’underground di Durban, in Sud Africa. E’ probabilmente la cosa più interessante che abbiamo avuto modo di sentire durante la serata. Il suo set in sala fucine parte dritto come una spada. Beat pulsanti e minimalisti a cavallo tra house e glitch ci fanno letteralmente volare. DJ LAG si diverte anche con il microfono pompandoci come immagino farebbe un mc o un vocalist (pare che stia tornando in auge questa figura?) di Durban durante un soundsystem. La musica è genuina, gestita magistralmente nel rilascio dei bassi e nella loro immediata strozzatura come durante un lunghissimo amplesso in cui piccole pause spezzano l’apice del piacere rendendolo ogni volta più intenso al suo ritorno.
Arriviamo così al momento del vero headliner della data #2 di OGR Soundsystem: Helena Hauff. Legata alla filosofia DIY (Do It Yourself), tipica del punk anni 80, la applica alla musica da ballo. Ha portato alle nostre orecchie uno dei sui set eterogenei e difficilmente arginabili all’interno di qualche etichetta di genere. La primissima techno di Detroit, la prima house di Chicago e il post-punk più robotico hanno fatto una ammucchiata sulla pista delle OGR.
Un mix scuro, ribelle ma coerente che ci ha ipnotizzato con loop e incastri di acid e tappeti di synth tipici dei primi New Order (anche loro a breve nel capannone delle OGR). Ma anche il sound industrial, che Helena conserva nel suo DNA come ogni DJ tedesco, viene fuori prepotente ma mai dominante permettendoci di ascoltare tutto il vasto spettro di influenze che formano l’immaginario dell’artista di Amburgo. Tutta la voglia di ribellione giovanile espresso attraverso la musica da dancefloor degli ultimi trent’anni esce dalle casse del soundsystem, ne siamo investiti e finalmente capiamo perché si dice sempre che quelli di Helena sono Dj set in cui ti viene voglia di fare Stage Diving.