Per il terzo appuntamento della Rassegna “Hai voluto la mia vita”, il Circolo dei Lettori ha organizzato un reading suJean Rhys, scrittrice britannica di origini caraibiche vissuta nella prima metà del 1900.
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_ di Beatrice Brentani
Giovedì 5 Aprile Elena Stancanelli ci ha raccontato la vita di Ella Gwendolen Rees Williams, vero nome di Jean Rhys, nata nel 1890 a Roseau, nella Repubblica Dominicana. La narrazione delle vicende biografiche della scrittrice è stata intervallata dalle letture di alcuni brani tratti dalle sue opere di maggiore importanza.
La vita di una donna creola (il padre di Rhys era di origini gallesi, la madre una creola di origini scozzesi) era estremamente difficile: nel suo Paese d’origine, la convivenza tra i bianchi colonizzatori e i neri nativi non era priva di tensioni; i creoli, ovvero le persone di origine Europea nate nei paesi colonizzati, erano coloro che più subivano gli effetti dell’emarginazione sociale: non erano parte né di una “fazione” né dell’altra e, inoltre, il loro parlato era spesso ibrido, un inglese influenzato dai contatti con le lingue dei paesi colonizzati. Così, quando Rhys, in Inghilterra, decisa a diventare un’attrice, iniziò la scuola di teatro, venne derisa proprio a causa del suo “strano” modo di parlare.
Per tutti gli anni venti Rhys viaggiò per l’Europa come un’artista bohémien: fu questo il periodo dei suoi viaggi a Parigi e della scoperta della letteratura modernista – e fu questo, anche, il periodo in cui iniziò a bere incessantemente, vizio che l’accompagnò per tutto l’arco della sua esistenza.
I romanzi di Rhys sono spesso incentrati su una figura femminile che viene strappata dalla sua società d’origine e viene costretta a vivere secondo dettami che non riconosce.
Sono, per la maggior parte, storie d’amore, di solitudine e sofferenza. Queste donne che vengono così profondamente descritte posseggono, ognuna, caratteri unici e particolari che le rendono tutte degne di essere conosciute dai lettori in ogni loro sfaccettatura.
Diana Athill, della casa editrice Andre Deutsch, fu la responsabile della pubblicazione di Wide Sargasso Sea (Il grande mare dei Sargassi, trad. di Adriana Motti, Adelphi, Milano, 1971), senza dubbio l’opera più importante di Rhys che la fece diventare una scrittrice di grande successo. Pubblicato nove anni dopo l’accordo tra la Athill e la Rhys, Wide Sargasso Sea è la storia di Bertha Mason, o meglio, di Antoinette Cosway, la mad woman che venne rinchiusa in soffitta dal marito, Mr Rochester, nel romanzo di Charlotte Brontë, Jane Eyre. È dunque la storia del riscatto sociale, etico e politico di questo personaggio, al quale viene dato tutto un nuovo colore da Rhys: Antoinette non è, davvero, la bestia indomabile che non riesce a controllare le proprie pulsioni, ma è una donna (creola) vittima dei soprusi – matrimoniali, economici, politici – del marito, despota garante del suo tragico destino.
Il personaggio di Mr Rochester venne modellato, da Rhys, a immagine e somiglianza di uno dei suoi numerosi amanti: ogni personaggio maschile dei romanzi della scrittrice riprende alcuni tratti degli uomini che sono stati parte della sua vita. La vita di Rhys fu travagliata e piena di pene d’amore che lei cercò sempre di trasferire su carta, quasi come se la scrittura fosse, per lei, una sorta di valvola di sfogo, l’unica medicina – insieme all’alcol – in grado di curare i suoi mali.
“If I could choose I would rather be happy than write.”
― Jean Rhys, Smile Please: An Unfinished Autobiography
Rhys è stata una scrittrice controversa – per vent’anni, dopo Good Morning, Midnight (1939), non scrisse quasi più nulla, e nel 1966, invece, con Wide Sargasso Sea, pubblicò uno dei capolavori della letteratura, una sorta di manifesto della letteratura post-coloniale e femminista (nonostante l’autrice stessa non si sia mai voluta inserire entro una categoria predeterminata o etichette prestabilite) – e una donna tormentata, bellissima, dotata di un incredibile talento, frenata dalle sue origini, nostalgica e sola, piena di turbamenti. Questo, forse, la rende un personaggio davvero affascinante la cui esistenza suscita, oggi, grande curiosità.
“I would never be part of anything. I would never really belong anywhere, and I knew it, and all my life would be the same, trying to belong, and failing. Always something would go wrong. I am a stranger and I always will be, and after all I didn’t really care.”
― Jean Rhys, Smile Please: An Unfinished Autobiography
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Riportiamo, qui di seguito, la bibliografia delle opere precedenti Wide Sargasso Sea che sono, a nostra opinione, degne di nota:
Postures, 1928, pubblicato con il titolo Quartet nel 1929 (Quartetto, Sperling & Kupfer, Milano, 1981; trad. di Franca Cavagnoli, Adelphi, Milano, 2013);
After Leaving Mr Mackenzie, 1931 (con il titolo Dopo l’addio, trad. di Luisa Theodoli, Bompiani, Milano, 1975; con il titolo Addio, Mr Mackenzie, traduzione di Marcella Dallatorre, Adelphi, Milano, 2001);
Voyage in the Dark, 1934 (Viaggio nel buio, trad. di Delfina Vezzoli, Giunti, Firenze, 1986);
Good Morning, Midnight, 1939 (Buongiorno, mezzanotte, trad. di M. Silvera, Bompiani, Milano, 1973).
Segnaliamo, inoltre, la pubblicazione della sua autobiografia (incompleta):
Smile Please: An Unfinished Autobiography, 1979 (Smile, please, traduzione e nota di Anna Maria Torriglia, Sellerio, Palermo, 1992)