“Il caffè è forte, caldo, buono come un… Orso”. In via Berthollet 30, “Orso – Laboratorio Caffè” accompagna a questo motto la ricerca di qualità nel preparare e servire una delle bevande più amate.
–
_di Michela Gallo
Tappezzeria, un lungo elenco affisso alla parete, tavolini in legno e sedie (non solo a terra, ma anche appese al soffitto, tra un lampadario e l’altro): «Sei nei caffè di Parigi» canterebbero i Baustelle. Per raggiungere questo ambiente retrò invece, non è necessario lasciare Torino.
Se le seggiole in levitazione non sono così scontate, non lo sono nemmeno i modi in cui “Orso” trasforma i suoi chicchi. Per capirlo è sufficiente un’occhiata alle scritte retrostanti il bancone, dove appaiono elencate tutte le diverse Miscele e Monorigine disponibili. Le prime, risultato di combinazioni di origini aromatiche differenti, sono più simili al comune espresso (anche se con retrogusti particolari) e quindi adatte ai più tradizionalisti; le seconde, non miscelate, ma di provenienza singola, attirano coloro che le conoscono già e vogliono provare qualcosa di nuovo.
Entrambe le opzioni prevedono varie possibilità di preparazione tra cui con moka, a infusione o come semplice espresso. Qualunque sia la scelta, questa può essere corredata da croissant morbidissimi, panini o da un semplice pane e marmellata. Poi, compiuti i giusti abbinamenti tra caffetteria e pasticceria non resta che ordinare. Tuttavia, per chi non sa proprio districarsi tra espressi e brioches è consigliabile seguire le indicazioni di Giulia, entusiasta “uomo del qahvè “(come direbbero i turchi).
Così, se quel giorno si necessita assolutamente di qualcosa di forte e intenso, ma non si vuole un caffè qualunque, ecco la possibilità di tastare ad esempio, un Ethiopia. Prima di assaporarlo però, come in un rituale (bere caffè in fondo ha qualcosa di magico, e “Orso” ben lo sottolinea), è opportuno seguire qualche indicazione: bere un bicchierino d’acqua, avvicinare la tazzina al naso e contemporaneamente mescolare con un cucchiaino. In questo modo la crema soprastante scompare, ed è allora che emerge tutta la potenza olfattiva della bevanda. Ovviamente, prima che si raffreddi, è il caso poi di procedere nella consumazione del proprio caffè.
Dopodiché, rimasti con la tazzina ormai vuota in mano e ritemprati dalla caffeina, ci si accinge ovviamente a pagare (in media 1.10 € per le Miscele e tra i 2 e i 4 € per le Monorigine, ma con qualche oscillazione in base al metodo di preparazione).
Da “Orso” però, un piccolo accorgimento trattiene ancora un momento il caffeinomane di turno all’interno del locale. Il fondo della tazza lascia infatti in dono al cliente un numero. Nonostante l’atmosfera, niente lettura di fondi di caffè, ma ricordando le cifre, è possibile leggere cosa lo “stregone” voglia dire o augurare, confrontando il riquadro appeso all’uscita (se sei un 55 tieniti pronto.. dovrai “farti strada tra i quindi e i dunque”).
Ovviamente, se la frase è gradita, si esce maggiormente soddisfatti. A tutti gli altri non rimane che un (buon) amaro in bocca…