Il pesce, quello esotico e popolare: ecco le parole chiave della nuova formula che si è affacciata, negli ultimi mesi, su una delle più sabaude vie di Torino, via Conte Giambattista Bogino, in una atipica gastronomia di mare che riesce a coniugare tradizione e innovazione.
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_di Giorgia Bollati
Paolo Craveri e Alessandro Audrito hanno fatto del viaggiare una filosofia di vita e, con la stessa mente aperta con cui hanno abbracciato popoli e culture, hanno imparato ad apprezzare le diverse cucine che hanno incontrato. Tornando a casa hanno deciso di condividere ciò che più hanno amato.
A due passi dal Circolo dei Lettori, che con elegante orgoglio si mette in mostra tra stucchi barocchi e portoni eleganti, esplode la ricchezza di Street fish, gastronomia per burocrazia, quiosque per rêverie. Paolo Craveri, giovane esploratore del mondo, porta nella città natale una ricetta nuova ed esclusiva, e la chiude in una Poke Bowl destinata al surfista avventuriero che c’è in ognuno di noi: dalle cucine di Canada, sud America, Australia e sud est asiatico, dove lavora nei suoi anni di viaggi, trae spunti e conosce tradizioni che conserva nel suo scrigno dei sogni fino a quando ritrova Alessandro.
Amici sin dal liceo, i due hanno in comune la passione per l’avventura, le lingue e il cibo, e hanno deciso di condividere con la città dalla quale erano voluti fuggire il frutto della loro esperienza. Forte degli insegnamenti di niente meno che Gualtiero Marchesi, nella cui scuola si diploma dopo il liceo, Alessandro Audrito perfeziona ricette e idee con la tecnica dello chef, adattando i forti sapori esotici ai gusti dei più timidi palati, che educa al pesce di qualità per come lo ha conosciuto a Londra, in Australia e in Asia. Insieme si propongono di allargare gli orizzonti del gusto locale, mostrando come il pesce, buono, fresco e saporito, possa essere popolare e “di strada” nel senso più brasileiro dell’espressione: non cibo semplice e veloce, ma cibo ricco, emozionante, coinvolgente, cibo che appassioni il popoletto.
La proposta che hanno elaborato convince e dà una sferzata di aria fresca: tacos, ceviches e zuppe che mixano ingredienti nostrani come cipolla, rucola, carote e cavolo nero a elementi esotici quali Leche de tigre, pastinaca e avocado, tutto equilibrato per esaltare al meglio il pesce di qualità comprato direttamente al mercato ittico torinese.
6 euro per i tacos, in cui il sapore messicano del taco incontra la tartare di pesce (speciale il Tartaco di Kyoto con tartare di tonno, valeriana, cipolla rossa sott’aceto, cavolo verza e maionese al wasabi e basilico), 6 euro per i ceviches serviti in cestini rigorosamente fatti in casa con farina di grano saraceno e mais (da provare, tra gli altri, la Mini Hawaian Poke Bowl, riso caldo tiepido con pesce crudo e salsa a base di zenzero e soia, per sentirsi un vero surfista) e 8 euro per i piatti caldi, che incontrano palati meno audaci, ma non si risparmiano di stupire con abbinamenti e ingredienti particolari: dalla saporita Zuppa daal con gamberetti scottati, pesto alle erbe e yogurt, alla delicata ed elegante Rana pescatrice con cavolo nero, pastinaca, arancia, riso soffiato e basilico.
Ogni giorno, oltre alle specialità della casa, si possono trovare insalate e altri piatti caldi preparati in base al pescato disponibile, e, a volte, integrano il menù alcuni dolci d’eccezione, tutto approvato anche dal gusto di Emon, cuoco neodiciottenne che, emigrato dal Bangladesh, ha trovato una nuova casa tra i fornelli di Street Fish. Perché il cibo parla lingue diverse e racconta di culture, popoli e paesaggi: non bisogna fa altro che ascoltare.
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