Abbiamo partecipato all’ultimo incontro dell’anno del gruppo di lettura Libri a km zero coordinato da Federico Audisio.
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_ di Beatrice Brentani
L’ultimo incontro del 2017 di Libri a km zero si è tenuto giovedì 14 dicembre alle ore 18 presso la Sala lettura del Circolo dei Lettori; per quest’ultima “puntata”, l’ospite d’onore è stato il libro di Renzo Cappelletto, Torino che non è New York, edito da Neos Edizioni. Insieme al libro, è stato allegato un CD di Enzo Maolucci dal titolo omonimo che raccoglie cinque pezzi aventi come soggetto la città di Torino.
Maolucci e Cappelletto erano entrambi presenti al Circolo e hanno parlato a lungo del loro lavoro, insieme anche all’editor di Neos Edizioni Silvia Ramasso. Il CD di Maolucci non potrebbe essere più diverso dal libro di Cappelletto: violenza, sesso e quel tipo di ricchezza rozza e spregiudicata sono i temi dominanti nelle musiche di Maolucci, mentre è una Torino per bene, felice e spensierata, dove il lieto fine aleggia sempre tra le storie, quella raccontata da Cappelletto.
Ma, forse, è proprio questo il punto di forza che lega i due lavori e i loro due autori (amici da una vita, si sono incontrati nel caldo ’68 e, da allora, entrambi apprezzano l’uno il lavoro dell’altro): il loro essere diametralmente opposti li unisce a filo unico.
Vizi e virtù di Torino sono tutti ben esposti in un unico “pacchetto”, pronto a essere fruito come un unicum.
Ma veniamo ora al libro: Cappelletto dipinge Torino attraverso un cosiddetto “artificio letterario”; crea alcune storie, più o meno ispirate a personaggi realmente esistenti (ma chi lo sa “quanto”, questi personaggi, sono davvero esistenti? Di certo, sono incredibilmente curiosi e imprevedibili), che un certo cavalier Panfilo legge in un libro di racconti di un caro amico. Il cavalier Panfilo è un anziano signore ormai pensionato; ha visitato New York e ora, ogni mattino, prende il tram e si reca nei luoghi più interessanti e suggestivi del capoluogo piemontese. Il viaggio dell’uomo prevede sempre le stesse dinamiche e le stesse costanti: il tram, la visita allo spazio d’interesse, la lettura di un racconto, seduto su una panchina della città.
Il lettore viene così proiettato in un universo di personaggi e prospettive diverse e, allo stesso tempo, visita con il cavalier Panfilo le migliori perle torinesi: dalla Gran Madre a Venaria, da Stupinigi al Museo Egizio e il Museo dell’Automobile etc… l’insieme di queste visite costruisce, a fine libro, pittoresche cartoline come appena uscite da una vera e propria fotocamera.
Maolucci, parlando del lavoro dell’amico, ha suggerito un’analogia tra le descrizioni di Cappelletto e le copertine degli album musicali anni ’70 creati dallo studio fotografico e di grafica Hipgnosis: veri e propri “coriandoli di fantasia” surrealisti.
Con il susseguirsi della lettura, entrambi (il lettore e il cavalier Panfilo) si rendono conto di quanto Torino non sia, davvero, New York, ma anche di quanto New York non sia affatto Torino: la città sabauda non ha, in realtà, nulla da invidiare alla Grande Mela, perché possiede tesori inestimabili e storie uniche, che a New York non potrebbero mai esistere.
Il libro ha visto la luce grazie al lavoro sinergico di tre artisti: Renzo Cappelletto, autore principale, Enzo Maolucci, autore del CD audio (e, potremmo anche dire, ispiratore principale del tema principale del libro, ovvero la bella città di Torino, seppur trattata con toni e stile differenti) ed Enzo Gagliardino, pittore metropolitano ormai affermato a livello internazionale, autore del quadro da cui è tratta la copertina.
L’incontro con Cappelletto e Maolucci, e la loro chiacchierata con Federico Audisio, è stata inframezzata dalle letture di Silvia Ramasso, che ha permesso l’assaggio di alcune tra le parti più significative del libro.
Che cos’è, dunque, questo “libro di racconti”? Noi pensiamo sia una vera e propria dichiarazione d’amore, da parte di Cappelletto, nei confronti della sua città, così com’è stato per i suoi precedenti libri, “Sala Rossa”, “Giallo polenta” e “Black Pepper” (gli ultimi due scritti a quattro mani con Bruno Gambarotta).