L’Askatasuna è davvero la dimensione ideale per un gruppo come il Management del Dolore Post-Operatorio, che ha suonato sabato scorso nel centro sociale torinese.
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_Khants Exhibition
Il Management del Dolore Post-Operatorio sono un gruppo che viene dall’Abruzzo e che fa post-punk: hanno alle spalle quattro album e appena finito la tournée di “Incubo stupendo”, il loro ultimo lavoro prodotto dalla Tempesta Dischi. Il loro live all’Askatasuna è composto da una scaletta che non dà particolare risalto al loro ultimo disco: 20 canzoni che hanno spaziato nella loro intera discografia e una cover dei CCCP, “Curami”, solo voce e chitarra .
Nonostante i loro ultimi due lavori si discostino nettamente dalle sonorità di “Auff” e “McMao”, dando ai Madedopo un’aria un po’ più romantica e simil cantautoriale, nonostante sembra essersi persa la vena politica, polemica arrabbiata nei confronti della società, la carica punk del concerto è sempre la stessa. Un brano come “Il mio giovane e libero amore”, tratto da “I love you” è un incitamento all’anarchia sentimentale e morale, argomento molto caro al gruppo, che tra un pezzo e l’altro parla di libertà e soprattutto di libertà sessuale. Succede anche in altri pezzi come “Il mio corpo” oppure “Esagerare sempre”, e nell’epilogo affidato a “Lasciateci divertire”.
“Io, io non sono coerente / Io, io non mi reputo importante / Io, non ci capisco niente / Io non so cosa dire / Mi voglio solo divertire / E lasciateci divertire!”
Durante l’esibizione non mancano anche i pezzi un po’ più sentimentali, come ” Il vento” e “Se ti sfigurassero con l’acido”. Una cosa che veramente colpisce dei Madedopo è che sono autentici fino al midollo: durante “Naufragando” Luca Romagnoli si alza la maglietta appoggiando il microfono sul cuore lasciando cantare il pubblico. Spiegando poi che per loro quello che stanno facendo è importante, perché quell’ora che passano sul palco è l’unica cosa che li tiene vivi . Si sentono tutte le loro influenze musicali dentro i testi, come i CCCP a cui hanno appunto fatto un omaggio, i Diaframma e i Bluvertigo. I Madedopo non sono da meno, capaci di una spinta punk e allo stesso tempo di una poetica drammatica e complessa, tal volta emotivamente viscerale e comunque coinvolgente ed empatica.
In Italia c’è ancora bisogno di gruppi come loro, perché è come se durante il loro show si creasse una intima complicità col pubblico, ed è come se le loro canzoni non fossero più soltanto “loro” ma un po’ di tutti, perché chiunque li segue da tempo riesce a rispecchiarsi con “Incubo stupendo” e con le frasi di “Il cantico delle fotografie”: “E se la vita è uno sport, no io non sono un campione”. E’ stato bello sentire i Management di nuovo in un centro sociale, perché è la dimensione dove riescono a rendere di più ed essere più autentici e a loro agio. Finito il concerto, siamo pronti ad uscire e affrontare il mondo.