Bête Noire: il cavallo che incanta la Reggia di Venaria tra circo, danza e teatro

Mentre cadono le prime foglie d’autunno, i giardini della Venaria Reale ospitano “Teatro a Corte”, che ci regala gli ultimi frutti di una stagione di festeggiamenti in occasione dei dieci anni di vita del Festival, e approfittando delle temperature ancora miti, propone tre spettacoli en plein air nella dimensione fiabesca della Reggia.

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_di Valentina De Carlo

Tutto si tinge di nero, tutto si allunga di ombre, tra la sabbia arida della quotidianità e la follia di un’ossessione. Un uomo, un cavallo, il loro incontro. Danza di passi che rimescolano le emozioni, danza di galoppi che mettono in moto i cuori alla ricerca disperata di una salvezza, ciascuno in fuga dalla propria bestia nera.

Manto nero come ebano vellutato, criniera corvina intrecciata di onde che si muovono nel vento, occhi grandi e neri come liquida pece bollente, in cui facilmente si può sprofondare. É lei, la bestia nera, che con la sua imponenza si presenta davanti a noi in cerca di un’altra bestia nera: quella che ci abita.

Tra circo, danza e teatro, arriva questo weekend 7-8 ottobre, in una voliera gigante che ha il cielo per soffitto, un artista molto speciale, con quattro gambe, mantello di pelo, zoccoli, criniera e un muso morbido che soffia e con quell’alito caldo, ci scuote dal torpore e ci costringe ad aprire gli occhi sul baratro della nostra ombra.

Si chiama War Zao ed è uno splendido cavallo frisone, coprotagonista della pièce Ma Bête Noire insieme al suo amico umano, il francese Thomas Chaussebourg, danzatore, circense e addestratore.

Un divano di pelle logorato dal tempo é l’unico elemento scenografico in un’arena circolare di terra battuta, dove con una leggiadria senza paragoni si muove War Zao, sollevando delicatamente la sabbia con i suoi zoccoli caratteristici, tipici della sua razza di origini antiche e nordiche, conosciuta per la sua prestanza fisica ed utilizzata fin dal medioevo per la guerra, ma che si lega inspiegabilmente ad un’eleganza e ad una leggerezza nei movimenti senza pari, che la annovera tra le migliori per il dressage. Due mondi che si incontrano e si scontrano, due creature che si specchiano l’una nell’altra e scavano nelle asperità delle emozioni più forti per cercare un senso.

Rabbia, dolore, paura, terrore, ossessione… tutto é un fremito irresistibile, uno slancio di energia che corre al trotto in una duplice dimensione di libertà. Thomas, di nero vestito e con i lunghi capelli che gli cadono sul viso, proprio come la spessa criniera di War Zao, é libero di esprimersi attraverso una danza istintiva e potente, che è sussulto e sobbalzo dell’anima, una danza atletica e circense, una convulsione inquietante di angoscia e follia, quella nascosta nel lato oscuro di ciascuno di noi, mentre il cavallo è libero di assecondare i suoi istinti di animale sensibile, intelligente e pensante quale è.

La bestia nera ce la portiamo sempre dentro, nascosta, ma qui la coreografia, mescolanza di improvvisazione e di intenso studio, la svela in tutta la sua naturalezza, in tutta la sua spontanea energia, perché, in fondo, la luce senza le ombre esisterebbe?

Separati e in lotta, l’uomo e il cavallo esprimono le tensioni degli opposti, che si sfiorano senza toccarsi, in una perpetua compresenza: bene e male, odio e amore, ragione e follia, paura e coraggio, si corrono accanto al galoppo delicato del frisone, fino a finire a terra, a faccia in giù nella sabbia, quel terreno chiamato vita che li unisce in un abbraccio. Attorcigliati l’uno all’altro, stretti fianco a fianco, mente contro mente, cuori all’unisono, senza morsi, né briglie, né frustini, si uniscono nella danza finalmente insieme, uno sull’altro, senza barriere.

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Chi é quindi la bestia nera? Quale confine, quale gabbia, quale recinto la tiene al sicuro, lontana da qui, da noi? Di sottofondo ci sono le canzoni di Alain Bashung, tratte dall’album L’Imprudence, che fanno da colonna sonora, facendo scivolare i protagonisti sulla sua voce aspra e graffiante, su quel francese da lui reso ruvido e spezzato, ma al contempo dolce e sensuale. Thomas mette in scena la dualità e il limite, il tempo che fugge, la rabbia che divora e la paura che fa tremare, e poi l’imprudenza sì, quella forte, spietata e appassionata che ti può forse salvare.

“La promessa di un istante/ La discesa all’inferno/ Le mie braccia conoscono / Le mie braccia misurano la distanza/ Salvati /Salvami/ E tu saprai dove acquistare il coraggio”  –  MES BRAS, Alain Bashung