[INTERVISTA] Horror Vacuui: Andy McFly mette le sue paure su carta

Abbiamo parlato con l’illustratrice torinese del suo nuovo progetto dedicato ai vuoti e ai silenzi della vita, del passaggio dal caos all’essenziale e delle paure più recondite di ognuno di noi. Ma anche di com’è essere una illustratrice in Italia…

_di Lorenzo Giannetti

Prima di addentrarci nel progetto, facciamo un bilancio dell’anno di Andy McFly? Come “vive di Arte” un artista italiano e torinese?

Beh, per quanto mi riguarda, non è propriamente una vita facile! Piano piano riesco a raggiungere degli obiettivi, con molta pazienza e testardaggine. Purtroppo ora non riesco a vivere solo d’arte, ogni tanto ho bisogno di fare altri lavori. Conosco qualche artista che mi ha raccontato di aver sempre vissuto d’arte, ma loro sono più grandi di me, diciamo che quando hanno iniziato, erano altri tempi. A Torino c’era una vivace scena artistica: molti collezionisti e gallerie interessati all’arte e alle novità. Comunque, non mi perdo sicuramente d’animo, ho molte idee e credo di esser brava: è quello che serve!

Che progetti hai per l’estate? Sei una che disegna sempre, anche in vacanza, con il blocchetto a portata di mano? Oppure ci sono momenti un cui vuoi staccare totalmente? 

Per il momento nessun progetto definitivo, sicuramente mi riposerò, forse parteciperò ad un mercatino, ma nulla ancora di certo! L’estate è stupenda perché ho il tempo di rilassarmi completamente e anche di disegnare! In vacanza mi porto dietro dei blocchi da disegno, matite e acquerelli così appena ho voglia butto giù qualche schizzo veloce. Anche se non sono una buona disegnatrice da vacanza, mi piace tenere degli sketchbook, perché quando li riguardo, mi ricordo esattamente dov’ero e cosa mi ha spinto a disegnare.

«Penso molto poco a me come “individuo”, mi concentro molto su quello che accade attorno a me, ma con Horror Vacuui volevo fare un viaggio che mirasse alla scoperta di me stessa»

Come è nato Horror Vacui? Non tanto il concept finale ma proprio la scintilla iniziale di questo progetto. 

La scintilla è stata il bisogno di voler affrontare qualcosa di più intimo rispetto al progetto precedente (Rojo), qualcosa in cui potessi identificarmi che fosse un gran casino, qualcosa che nemmeno io sapessi descrivere nel dettaglio. Penso molto poco a me come “individuo”, mi concentro molto su quello che accade attorno a me, ma stavolta volevo fare un viaggio che mirasse alla scoperta di me stessa. Devo dire che ha funzionato, al di fuori del progetto, mi sono sentita bene e sono riuscita ad inquadrarmi meglio.
Horror Vacuui non è arrivato subito, ho avuto molti problemi nel farlo diventare arte e non solo illustrazione ma  soprattutto nel mettere qualcosa di estremamente personale come le paure, le ansie e l’orgoglio, alla portata di tutti. Penso che in un’opera ci sia molto di più di quello che si vede ed è lì che volevo arrivare. Dopo quest’idea ho passato molto tempo cercando in rete e leggendo libri d’arte, volevo sapere come altri artisti hanno descritto lo stesso tema, ho parlato molto con altre persone di arte e mi sono tenuta in contatto con loro per mandargli i miei progressi e per sapere cosa ne pensassero. È stata la prima volta che ho chiesto pareri a così tante persone. Horror Vacuui lo considero solo un inizio, voglio cercare uno stile mio per dire quello che provo. Il passo successivo è stato includere le ragazze protagoniste, in questo progetto. Sono state tutte molto entusiaste di farne parte, mi ha fatto molto piacere e le ringrazio ancora per tutto!

Entriamo più nel dettaglio: dalla genesi agli sviluppi, fino alle conclusioni. 

Horror Vacuui, letteralmente “paura del vuoto” è un progetto che parla di quei vuoti silenziosi che poche persone riescono a spiegare a parole: io non sono sicuramente una di quelle persone. Quei vuoti che ti accompagnano lungo tutta la vita, senza impedirti di viverla, sono sensazioni astratte che puoi vedere quando chiudi gli occhi. Horror Vacuui è anche una corrente artistica degli anni ’80 che consiste nel riempire col colore tutta la superficie utilizzata per “evitare il vuoto, coprendolo col colore”. Con questo progetto ho voluto dare sfogo alla mia parte più astratta, più istintiva, facendo trasparire l’essenziale (forme e colori) unite al figurativo (ritratti e pattern). È un mix di sensazioni, è un surplus di cose che credo funzionino tra di loro. Il caos . Horror Vacuui non è altro che un bisogno fortissimo di dire che nonostante la vita faccia paura, è anche immensamente meravigliosa.

Questo progetto non è su tela: che tecnica hai utilizzato?

Il progetto è tecnica mista su carta. Ho iniziato a disegnare e ad acquerellare come faccio per qualsiasi illustrazione. Appena li ho finiti tutti, ho pensato di aggiungere delle macchie ad olio ed è in queste ultime che ho riposto tutto o quasi il tema da sviluppare. Infatti credo che diano un’idea più rappresentativa, paradossalmente, essendo astratte, della paura, della confusione e della lotta interiore. Usare più tecniche mi consente di essere libera e di provare costantemente nuove soluzioni e nuovi abbinamenti.

Dove e come il pubblico potrà fruire di questo progetto? 

Horror Vacuui è nato principalmente per un’esigenza, non in previsione di una mostra specifica. In programma ci sono un paio di esposizioni da qui ad settembre, ma non voglio svelare ancora nulla! È sicuramente un progetto che esporrò appena ne avrò l’occasione, perché credo sia solo l’inizio, un’evoluzione di quello che posso offrire al mondo come artista.

Paura del vuoto: come la affronti “sulla tela”? Mi spiego meglio: come bilanci vuoti e pieni quando crei? 

Purtroppo, la mia paura del vuoto prende sempre il sopravvento sulla tela! Parto con un’idea minimalista e finisco sempre per riempire tutto, ma suppongo che questa sia io in questo momento. La ripetitività dei pattern e i colori mi danno un senso di compiuto e devo dire che preferisco molto di più le opere piene a quelle vuote.

Quando guardi una tua opera in work in progress oppure finita, sei più una che lavora per sottrazione o una che vorrebbe sempre aggiungere nuovi dettagli? 

Sicuramente per addizione. Un mio amico artista, a proposito di questa mia fissazione per i pieni una volta in un momento di crisi mi disse: “Devi eliminare, se sei confusa, elimina”. Quando non so come muovermi, elimino, per poi aggiungere…!

Sei mai riuscita ad esorcizzare una tua paura mettendola dentro ad un’opera d’arte? O ti è capitato di farcela guardando opere di altri artisti? 

Questo progetto è stato in parte affronto delle mie paure e sono felice che sia finito! Anche quando guardo i lavori di altri artisti, sento di dover essere empatica nei loro confronti, penso sia una lezione. Ogni volta che entro in un museo sono pronta a rivedermi in qualche opera e di conseguenza a riaffrontare delle paure è un po’ come andare in terapia. S’impara tanto dall’arte. Anche di se stessi.

Qui un po’ di contatti utili: 

Facebook https://www.facebook.com/AndyMcFlyy/