Psychiatric Circus: il freak show ispirato alla serie tv American Horror Story

Gli orrori della mente abitano in un circo. Siamo stati al “terrificante e divertente” spettacolo messo in piedi dalla famiglia Beducci-Medini in Piazza d’Armi a Torino, in bilico tra visioni grottesche e arti circensi. Perché un giro nell’abisso della pazzia non è mai invano…


_di Valentina De Carlo

Il tendone da circo svetta bianco e lucido in piazza D’Armi a Torino e al suo ingresso la scritta The tend of horror circus PSYCHIATRIC. Un motivetto francese d’antan, dolce, ipnotico, ci accompagna all’ingresso: una musica che sa di carillon, una litania da sogno che sta per trasformarsi in un’ossessione da incubo. Alla porta trovi una guardia tedesca armata e un un medico con camice e mascherina. E sei dentro… il circo? No. Il manicomio, perché, come recita lo slogan… sicuri che sia solo uno spettacolo? Una serie di celle si susseguono in quello che ha l’aria di essere il braccio di un ospedale psichiatrico. Al loro interno grida, rumori di catene, colpi… davanti a te si ferma un ragazzo: ha un camice azzurro e sgualcito, ti fissa, gli occhi vitrei, la bocca spalancata, il corpo che ondeggia. Si avvicina sempre di più e quando ti è ad un millimetro dal viso, fa un verso, un gorgoglio allucinante e scappa via. Dopo un sobbalzo realizzi: il preshow è iniziato.

La follia è qui e ogni spettatore viene risucchiato al suo interno. Vietato ai minori di quattordici anni e sconsigliato a persone facilmente impressionabili, perché tutto è totalmente folle e realistico. Benvenuti nel manicomio di Bergen, (allusione al lager di Bergen Belsen) dove siamo tutti pazienti sottoposti alle cure dello psichiatra Padre Joseph, che ha preparato per noi una terapia speciale, un mix allucinogeno composto dalle arti del circo, dalle diverse patologie psichiatriche e da un viaggio nel luogo più misterioso del mondo: la mente. Accomodatevi, ma senza rilassarvi troppo, perché la partecipazione del pubblico è uno dei tasselli fondamentali di questo show, insieme a tantissimo talento.

In due ore di spettacolo, conosciamo uno ad uno i malati e le loro storie, costellate di traumi, pietre nere della loro vita, che si sono incastonate dentro di loro, generando paure, mostri e malattie. Malattie invisibili, cancri dell’anima che distorcono il pensiero, killers silenziosi che risucchiano la razionalità. In un susseguirsi di acrobati, comici, giocolieri, ballerini, attori. Insieme a loro ci sono gli infermieri, aguzzini spietati, una suora e Padre Joseph, emblemi della religione e delle sue contraddizioni.

Resta solo lo stupore, la meraviglia, la risata, la bellezza di quell’arte antichissima chiamata circo. Ma la pazzia si è solo nascosta un momento e riemerge invidiosa, per tingere di rosso la scena. I momenti di risate si alternano a episodi di elevata drammaticità, che come uno schiaffo, riportano al reale, quello dove la psicosi attraversa sentieri di morte, di violenza, di crudeltà, di perversione.

Tutto è sovrapposto, come una passeggiata borderline nella pazzia, che nascosta in ciascuno di noi, può generare luce o buio. Restiamo intrappolati in questo scenario, che con la sua schiettezza ci pone di fronte ad una delle realtà più controverse della storia e ad un mondo, quello dei manicomi, che esisteva in Italia fino a non molto tempo fa (1978, Legge Basaglia) e in cui si abusava della follia, la si derideva, la si manipolava.

Tante critiche sono state mosse a questo circo e al suo modo di affrontare un tema così delicato, che resta per molti ancora un tabù. Lo spettacolo, realizzato dalla famiglia circense Beducci-Medini, ha il coraggio di aprire il barattolo dei vermi e di investire tutti coloro che lo vedranno con dubbi e paure che sospendono tra allegria e inquietudine, tra sentimenti contrastanti così forti da farti uscire frastornato, come dopo uno di quegli incubi che ti lasciano addosso pesantezza e brividi. In un cambio di scena dopo l’altro, si scende sempre più giù, verso un inferno reale.

Lo show, ispirato alla serie tv American Horror Story, ha un cast internazionale composto da artisti circensi provenienti da circhi quali Le Cirque du Soleil, la scuola di Bucarest e altri. Rinnovato e ampliato con nuovi numeri spettacolari, porta in Italia la sua provocante visione della malattia mentale, ponendo l’attenzione sulla patologia in modo irriverente, ma senza dare giudizi e senza deriderla. Si ride in chiave grottesca, con quella giusta misura che permette di accettare l’immersione in un mare così gelato come quello della psicosi, con quella presa di distanza necessaria per addentrarsi nella mente, luogo talvolta infernale, dove si può smarrire la strada.

L’interpretazione degli artisti è profonda e totale, vicinissima alla realtà tanto da sfiorarla e restituirla con quella strana sensazione, misto di curiosità e terrore, che si prova di fronte ad un noi diverso da noi, ad una mente senza mente. Chi è folle, chi è normale?