Tra gli stand del COMICON, quando non era davanti ai suoi albi a fare dediche, si aggirava una ragazza dai capelli biondi e rosa, un sorriso gigante e gli occhi limpidi di chi si trova nel suo posto preferito. Lei si chiama Lucia Biagi e la sua ultima graphic novel intittolata Misdirection è stata pubblicata lo scorso marzo per la Eris Edizioni.
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_di Lorenza Carannante
Abbiamo intervistato Whena in occasione della fiera del fumetto, il cui tema principale aveva molto a che fare col suo ultimo lavoro…
Si è da poco conclusa la XIX edizione del Napoli COMICON, il cui tema era “Il fumetto e il web”. Personalmente, come credi che il web abbia influito sul tuo lavoro?
Quando ho cominciato a fare fumetti il web non era ancora parte fondante del lavoro, ho aperto un blog qualche tempo dopo ma la mia formazione è anagraficamente precedente. Anche adesso il web non mi influenza più di tanto, ovviamente cerco di sfruttare il mezzo e essere presente con i classici canali ma lo faccio davvero il minimo indispensabile perché sono pigra. Cerco di usare Instagram e Facebook per auto-promozione ma non ho mai disegnato webcomics.
Sono molto legata alla carta e tutti i miei lavori sono stati pensati per essere stampati, prima o poi, intendo anche come autoproduzioni. Confesso non leggo quasi niente on line, non ho un kindle, la mia fortuna è che ho un negozio di fumetti e quindi posso permettermi un’infinità di materiale cartaceo da leggere.
Detta così sembro un pigro dinosauro anti-tecnologico, questo non è del tutto vero, sono curiosa e quindi dove trovo storie interessanti mi soffermo sempre!
Parliamo ora di Misdirection (leggi qui la nostra recensione), il tuo ultimo albo pubblicato da Eris che quest’anno era al Napoli COMICON e che stai presentando in tutt’Italia. Innanzitutto, un titolo sicuramente emblematico. Ce ne parli?
Misdirection è un libro che mi sono divertita molto a scrivere, i protagonisti sono adolescenti ed è ambientato ai giorni nostri quindi mi ha permesso di affrontare molti argomenti, come per esempio la dipendenza da smartphone, attuali e, dal mio punto di vista, interessanti.
La struttura della storia richiama molto il giallo, nella trama la protagonista Federica, che è una ragazza di 13 anni, deve svelare il mistero della scomparsa dell’amica legata al ritrovamento del suo cellulare con alcune foto di nudo che le vengono inviate anonimamente.
Il titolo Misdirection è una parola che in italiano si traduce come “distrazione dell’attenzione” ed è usato nella magia per indicare quando esegui un trucco facendo guardare lo spettatore da un’altra parte. Nel caso del mio fumetto è legato a più livelli alla trama, è riferito alla visione distorta o parziale che ha la protagonista della sua amicizia con Noemi o ad alcuni eventi che le accadono.

Tra le altre cose, Misdirection ha molto a che fare con la tematica del COMICON di quest’anno, poiché incentrato fondamentalmente sulla presenza dei social nella vita dei ragazzi e non solo.
Spesso in certi ambiti l’argomento viene affrontato totalmente in maniera negativa, nel mio fumetto ho cercato di lasciare spazio alle sfumature, la nostra vita reale ormai è legata a quella virtuale, non esiste più un confine netto e questo è un dato di fatto. Federica è attenta alla sua “reputazione” e usa il suo cellulare anche come diario vocale o come mezzo per esprimere la sua interiorità con dei semplici video animati in stop-motion. Quando ritrova il cellulare dell’amica, fa fatica ad accettare che Noemi, più grande ed emancipata, ha dei lati che lei non conosce ed è spaventata dalle eventuali conseguenze.
Come mai la scelta di una ragazzina di 13 anni come protagonista? Raccontaci com’è nata Federica.
La scelta dell’età è dovuta al fatto che ricordo la me stessa alla fine delle scuole medie come una – quasi – ragazza molto disorientata, è stato forse il momento della mia vita in cui ero più insicura, in qualunque situazione mi sentivo inadatta. E non penso di essere l’unica che ha vissuto quel momento! Per il resto Federica credo che risponda a delle caratteristiche da tipica protagonista: è testarda e ha uno “scopo” da portare a termine, tutte le sue ingenuità le si ritorceranno contro ma ne uscirà maturata e un pochino più consapevole. Volevo che avesse una mente abbastanza sveglia da poter vivere un’evoluzione forte senza snaturarsi: spero di esserci riuscita!
Da un punto di vista grafico, Misdirection è ricco di colori piatti e molto essenziali. Come mai questa scelta?
È coerente con il mio stile in generale e questa volta mi sono anche impegnata a dare molto spazio all’ambiente, che è freddo e tranquillo, ma molto più realistico rispetto ad altri lavori! Ho la tendenza a concentrarmi di più sui sentimenti dei personaggi e sull’atmosfera che sui particolari, cerco di lasciar parlare il disegno tenendo solo l’essenziale. Il fumetto è colorato in digitale e le tinte piatte mi rimandano ad un immaginario molto grafico che mi piace.
Adesso torniamo a Lucia autrice. Ti sei laureata in Ingegneria Informatica, per poi diventare una fumettista a tutti gli effetti. Quand’è nata Whena? Ma soprattutto, come mai è conosciuta con questo nome?
Il nome è nato come accozzaglia di lettere che avevo scelto alla fine degli anni novanta quando mi dilettavo nei graffiti, –hen– era il titolo di un manga, poi avevo aggiunto la w, insomma erano lettere casuali che mi piaceva studiare e scrivere ed era diventata la mia tag. Non ha senso ma mi è rimasto appiccicato!
Tu vieni da un passato che comprende i fumetti, sì, ma anche gli “Amigurumi” ovvero i giocattoli lavorati all’uncinetto della tradizione giapponese, per esempio, e tutto il materiale orientale che hai portato con te durante gli anni degli stand tra gli indipendenti. Ci parli del tuo percorso?
Tutta la mia vita è legata al Giappone in effetti! Ho iniziato a leggere manga da abbastanza piccola e sono diventata un’appassionata, o forse dovrei dire ossessionata, di tutta la cultura giapponese. Dal 2003 circa questa mania si è incrociata con la mia frequentazione di festival, concertini e iniziative DIY di ogni genere, seguivo i miei amici che andavano a suonare in giro con il gruppo e avevo il mio banchetto, all’inizio di pupazzi fatti a mano, poi anche di autoproduzioni a fumetti.
Avevo in camera la macchina da cucire, la fotocopiatrice e tutto quello che serviva per rilegare e confezionare… Poi la mia mamma mi ha insegnato a fare l’uncinetto e la mia amica Ylenia faceva amigurumi et voilà.
Lei è bravissima, dovreste seguirla tutti: https://it.pinterest.com/ohioja/my-amigurumi/
Ne ho un quintale! Leggo tantissimo sia libri che fumetti, guardo tantissimi film e serie tv, non bastano mai. Quindi se devo fare una classifica a fatica direi: tra i mangaka Inio Asano, Mitsuru Adachi e Atsushi Kaneko. Tra i fumettisti occidentali Daniel Clowes, Adriane Tomine e Jillian Tamaki. Se me lo richiedi fra cinque minuti me ne vengono in mente altri.
Un’ultima domanda: se dovessi consigliare qualche autore contemporaneo ad un ragazzo che si sta avvicinando al mondo del fumetto, chi sceglieresti?
Direi Noelle Stevenson, è una giovane autrice statunitense, ha un tratto fresco e contemporaneo e molti suoi lavori sono nati sul web. Tutto il suo immaginario è super pop e divertentissimo.
Avrei voluto leggere dei fumetti così da ragazzina!