Rediscovery ci fa conoscere l’altro volto di Nino Ferrer

Federico Sacchi, con Rediscovery, racconta gli “anni perduti” di Nino Ferrer, guardando oltre la patina mondana con cui lo dipingevano i rotocalchi italiani, oltre le hit commerciali, oltre la “Pelle nera”. Restituendogli la dignità di autore sperimentale, eroe romantico e vero outsider.  


_di Giorgia Bollati

Labirinti di specchi, lampade melancoliche e mosaici di piastrelle, ed è subito orizzonte anni 60, a metà tra Gaudì e Renato Zero: nel Le Roi di Carlo Mollino, nella serata di martedì 9 maggio, l’aria luccica di trepidante attesa. A 50 anni dall’uscita del popolare singolo Vorrei la pelle nera, si celebra Nino Ferrer; ma non quello delle hit, del Carosello e del Varietà, bensì il Nino “impegnato”, quello sperimentale e psichedelico, audace e controcorrente, degno di essere equiparato ai grandi del rock anni 70 come David Bowie, Frank Zappa e Lucio Battisti.

Il musicteller (neologismo coniato ad hoc) Federico Sacchi, con un bianco abito vintage e la sua voce profonda e suadente, come solo quella di un vero Divo può essere, scende nel suo habitat, il palco tutto lustrini della ex sala da ballo, e si destreggia abilmente in una giungla di ostacoli, tra cellulari e microfoni, che uno strano e improbabile flusso di energie negative ha concentrato intorno a lui per questa importante serata. Ma l’insperato effetto di questa sarcastica e recidiva sfiga non è altro che quello di aumentare il fascino di Sacchi, innalzatosi a martire della tecnologia, sostenuto dagli applausi del caloroso pubblico.

«Federico Sacchi rende merito a un genio incompreso che è stato in grado di passare dal Jazz più primordiale, al Rock progressivo e concettuale»

La locandina dell’evento

Con il suo guanto T8 prototipo, che consente la gestione on stage dei contenuti sonori e visivi, Federico sfata il mito di un Nino dai capelli perfetti e dagli abiti su misura, intrappolato nelle parole della serenata dedicata a Brigitte Bardot, e ricostruisce i tratti di un poeta maledetto sempre protagonista di rocambolesche vicende dai risultati inattesi che lo hanno portato, a fasi alterne, sotto i proiettori più luminosi o nelle tenebre del dimenticatoio. Il musicteller rende merito a un genio incompreso che è stato in grado di passare dal Jazz più primordiale, attraveso Rock e R&B, al Rock progressivo e concettuale, e che ha riconosciuto talenti di razza nei musicisti di cui si è circondato (Giorgio Giombolini e Mickey Finn sopra tutti, elementi fondamentali dei leggendari Leggs), con i quali ha prodotto sound mai sentiti e ritmi inusuali, a partire da testi critici o nonsense.

Un’esistenza dedicata alla lotta eterna contro il principio universale Give the people what they want, alla critica contro la società attuata con i toni sottili e ambigui degli inizi fino a veri e propri cataloghi delle sostanze stupefacenti rintracciabili sul mercato degli anni 70, sempre prendendosi un poco in giro e senza l’intenzione di fare la morale a nessuno, con la sola convinzione di essere l’unico in grado di cantare le proprie canzoni.

Autore del più violento atto di ribellione visto in Italia fino a quel momento, è stato esiliato dai discografici per Povero Cristo, canzone dal testo decisamente poco ortodosso, suonata e registrata grazie a uno stratagemma che aveva permesso a Nino Ferrer di aggirare la ferrea moralità dell’epoca, ma che, per l’infelice esito, aveva portato allo scioglimento della band (su queste parole di Federico Sacchi, un telefono squilla con Lasciatemi cantare di Toto Cutugno, consacrando una serata baciata dal destino). Il cantante genovese è stato la grande vittima della legge del mercato, che gli procurava umiliazioni crescenti quanto più la sua ricerca sonora di atmosfere sofisticate si affinava, raggiungendo picchi di tale complessità da essere giudicata come non ammissibile in radio, nonché preda prescelta dai rotocalchi che gli dedicavano titolazioni l’una più elegante dell’altra e parlavano di tutto tranne che di musica.

«Con l’episodio Rediscovery dedicato a Gli anni perduti di Nino Ferrer, si inaugura un format divulgativo musicale crossmediale»

Federico Sacchi, musicteller

Consapevole dell’ineluttabilità del suo insuccesso, Nino Ferrer ha portato avanti una ribellione contro tutte le forze superiori che opprimono ogni slancio dell’uomo e, soprattutto, la sua libertà, andando a collocarsi nella rosa dei più grandi eroi romantici.

Con l’episodio reDISCOvery dedicato a Gli anni perduti di Nino Ferrer, si inaugura un format divulgativo musicale crossmediale di cui la serata condotta da Federico Sacchi è “solo” la degna conclusione, dopo un’operazione di diffusione in rete di documenti e materiale multimediale per riscoprire e ridare lustro a figure dimenticate o mistificate, il tutto grazie al contributo della Compagnia San Paolo e della Fondazione CRT, il patrocinio dei Comuni di Torino e di Genova e il sostegno di Barberine Production e Film Commission Torino Piemonte. Un artista del musictelling, che, in una serata, ha lottato contro il destino, e un paladino della libertà di espressione dalla genialità poetica, che ha dovuto fare lo stesso per tutta una vita, uniti in una sola voce per esaltare ancora una volta l’immortalità dell’arte più autentica.

 “Pelo biondo, pelle nera” era il grottesco titolo con cui un rotocalco “introduceva” il personaggio ai propri lettori ai tempi dei successi radiofonici: questa sera Nino Ferrer ha goduto di una narrazione decisamente più all’altezza.