L’isola che non c’è è a Napoli e si chiama COMICON

Si è conclusa lunedì primo maggio un’altra edizione del Napoli COMICON. Anche quest’anno si è sfiorato il soldout e con un po’ di tristezza ci lasciamo alle spalle una tra le realtà più amate del napoletano, arrivata alla XIX edizione. 

_di Lorenza Carannante

È un po’ triste dirlo ma sì, è passata un’altra edizione del COMICON. Che, sia chiaro, non è stato “solo un altro COMICON” come sostiene Milone nella pubblicità del Premio Micheluzzi cercando di rincuorare lo spaventatissimo Biggio. Quella di quest’anno forse è stata una delle edizioni meglio organizzate. L’ obiettivo principale è stato quello di indagare i meccanismi che legano web ed editoria nella società 2.0., analizzare il nostro modo di rapportarci al mondo virtuale filtrandolo attraverso “l’occhio” dei fumettismi: una tematica difficile, troppo ampio, ma la cui scelta alla fine è evidentemente riuscita.

Organizzata durante il ponte del primo maggio, ha goduto come ogni anno della presenza di migliaia tra napoletani e turisti, rasentando il sold out tra biglietti e abbonamenti. Il COMICON è una rassegna nata nel 1998 e arrivata ormai alla sua XIX edizione. A partire dal 2010 l’organizzazione ha deciso di cambiare location per ovvie ragioni logistiche, avendo raggiunto picchi annuali di presenze esponenziali; e dalla effettiva suggestione data dal Castel Sant’Elmo ci si è trasferiti nella più ampia, ma forse meno affascinante, Mostra d’Oltremare che da qualche anno già ospitava il Gamecon. Lungo i suoi padiglioni adesso, quindi, non solo si riversa un immenso numero di cosplay, ma anche un discreto quantitativo di appassionati di fumetto e autori, tantissimi autori e standisti, per un totale di un mare magnum di persone in cui, ad un metro di distanza, quasi non si riesce a comunicare.

Il meteo è stato favorevole anche quest’anno, concedendo ai più impavidi la possibilità di stendersi sui giardinetti della mostra o di riposarsi lungo i bordi di un laghetto umido e appiccicaticcio giusto in fondo, accanto al padiglione delle dimostrazioni medievali, simulando una sorta di Campo di Marte all’aperto. Le giornate di sole si sono susseguite senza intoppi dal punto di vista climatico nonostante un venerdì inizialmente incerto, fino a raggiungere picchi di temperatura esagerati (massima solidarietà ai cosplay stretti in costumi imbottiti!).

Tutto sommato, però, il fumetto resta evidentemente il nucleo fondamentale dell’intera rassegna. Una volta entrati nella mostra, infatti, la primissima sensazione che si prova è quella di essere letteralmente circondati da albi, editori, proposte di ogni tipo e nazionalità. L’ampia area espositiva si estende lungo gran parte della zona aperta al pubblico, proponendo una scelta in cui è quasi difficile raccapezzarsi. Per quanto riguarda gli acquisti, rari sono stati i casi di reale convenienza economica: ma la bellezza del COMICON non è tanto il risparmio (si risparmia più da casa o in fumetteria, se proprio si vuole risparmiare!), quanto la possibilità di scambiare due chiacchiere col proprio autore preferito che è lì pronto a risponderti o a fare un disegno veloce da dedicarti sul numero che preferisci della sua produzione.

Un contatto diretto, pulito e senza filtri con la persona che in parte ha contribuito a creare i nostri sogni di bambini coi suoi personaggi. Quest’anno addirittura c’era Toyotaro, disegnatore erede di Dragon Ball Super. E chi, di preciso, non ha mai letto o visto Dragon Ball? Non ci sono parole per descrivere la folla che lo attendeva. Tuttavia, tra le file per i disegni, gli autografi, o anche solo per pagare, continua ad essere un serpentone di gente di tutte le età, anche vere e proprie famiglie al completo, in cui purtroppo è complesso non perdersi.

Tornando ai graphic novel, se ne trovano davvero di ogni tipo. La realtà è che ormai forse questo appellativo ha acquisito una accezione un po’ diversa dal passato, ma comunque le produzioni che vengono pubblicate sotto questo nome non sono minimamente da meno. Accanto a case editrici decisamente più grandi come la BAO, la Bonelli o la Tunuè (quest’ultima diventata ormai quasi un colosso dell’editoria del fumetto contemporaneo, proponendo ogni anno un nuovo titolo dell’amatissimo Tony Sandoval) sorgono gli stand di case editrici più piccole ma che non hanno nulla da invidiare alle più conosciute colleghe. Le loro produzioni infatti sono ugualmente di pregio, se non addirittura per certi versi più interessanti per trame e tratti – basti pensare al nuovissimo albo di Akab, Piume, presentato quest’anno al Napoli COMICON allo stand Douglas edizioni, o anche la Eris col nuovissimo albo di Lucia Biagi, Misdirection. Tutto Made in Italy, insomma.

L’Italia, nel corso degli anni, si è imposta come quarta al mondo per vendita di fumetti, dopo Giappone, Stati Uniti e Francia.

Tra i dati va sicuramente considerata la vendita dei fumetti “a catena”, i periodici da edicola ormai giunti a numeri incredibili, come Topolino o anche Dylan Dog; e perché no i Manga, anch’essi ormai decisamente radicati in una cultura tutt’altro che orientale. Senza considerare librerie e fumetterie, soprattutto queste ultime, in cui a farla da padrone sono i più appassionati, collezionisti incalliti e fanatici dediti alla ricerca costante di materiale introvabile altrove. Insomma, quello del fumetto, checché se ne dica, è un mercato che gode di un pubblico “giusto”: l’incasso è di circa duecento milioni all’anno, diviso quasi equamente tra le nazioni competenti.
Come dicevo, il COMICON purtroppo però non propone prezzi molto competitivi (soprattutto per quanto riguarda le graphic novel). Ad ogni modo resta una rassegna che  vale il prezzo del biglietto e ad oggi – probabilmente – non ha eguali.

Qualche parola sul Magister di quest’anno, Roberto Recchioni. Figura imponente, altissimo e magrissimo, onnipresente durante gli eventi e le conferenze. A chi si è mostrato sorpreso ha risposto che era una questione di professionalità. Ed ha ragione. Recchioni, sceneggiatore di Dylan Dog e non solo, è colui che forse rappresenta nel migliore dei modi la tematica “Il fumetto nel web”.

Da sempre molto presente sui social, ha all’attivo un seguitissimo blog e altrettanti profili Instagram e Facebook, dove si susseguono diatribe – va detto – spesso inutili, ma a volte molto interessanti. In suo onore (e anche grazie al suo aiuto) sono state allestite due mostre inerenti la tematica di quest’anno che aleggiava un po’ ovunque. Partendo da una suggestiva mostra su di sé, intitolata “Un Asso nella Rete”, Recchioni ha presentato se stesso e la sua produzione dalla tenera età fino ad oggi, passando per gli scritti dell’adolescenza. Uno spaccato quasi commovente arricchito da interventi multimediali curati da lui in persona. Camminando nell’unica zona non invasa dai cosplay, i più curiosi erano liberi di soffermarsi un po’ di più sulla tavola esposta che maggiormente li colpiva. Una volta superato il corridoio di Recchioni, si giungeva al vero e proprio fulcro della mostra. E così si incontravano Sio, Zerocalcare, ma anche le più famose riviste online di fumetto, tutte presentate attraverso tabelle proiettate o video in loop.

Ma quella presente negli spazi di Piazzale Tecchio non è stata l’unica mostra di questa edizione del COMICON. In occasione del quarantesimo anniversario dei movimenti del ’77, infatti, la direzione culturale della rassegna napoletana ha deciso di ripercorrere quei momenti attraverso un’esposizione temporanea al PAN intitolata “’77 anno Cannibale”.

Numerosi e interessanti sono stati anche gli incontri con Filippo Scozzari, tra i maggiori esponenti di quel determinato (e determinante) movimento artistico, in occasione della nuova edizione dei suoi due testi, ormai diventati un culto di quella tipologia di fare arte, ovvero “Prima pagare poi ricordare” e “Memorie dell’arte bimba”. Vengono riproposte scene di tempi in cui il fumetto italiano era agli albori e si proponeva violento, irascibile, sprezzante. Frigidaire e Cannibale erano i due massimi sistemi di quest’idea assolutamente nuova di fare arte: Tanino Liberatore l’ha sottolineato anche durante “Ricordando il ’77”, dibattito finalizzato anche ad introdurre a quest’aspetto culturale un’orda di ignari giovanissimi.

La scena di quegli anni mi rimanda mentalmente al Comicoff, la rassegna parallela al Comicon che ogni anno cerca di dare spazio alle nuovissime proposte degli indipendenti. In fondo, tutto nasce così: l’indipendenza, le autoproduzioni, il passaparola.

Quest’anno la seconda faccia della medaglia del Comicon è stato l’Uè Fest organizzato nello Scugnizzo Liberato, ovvero l’ex carcere minorile Filangieri occupato nel pieno centro storico napoletano. Essendo un po’ distante dalla Mostra d’Oltremare, e considerati i trasporti limitati, non ha avuto forse il riconoscimento di pubblico che avrebbe meritato, nonostante un festival del genere sia il primo a Napoli e tra i presenti figurassero personalità direttamente dal CRACK! di Roma e il Ca. Co. di Bari, due festival underground già particolarmente conosciute e riconosciute nel settore. I banchetti delle autoproduzioni occupavano l’intero perimetro della struttura portata a nuovo dai ragazzi dell’organizzazione. Inoltre era possibile assistere a mostre come quella di BHAP dedicata all’arte delle controculture e ascoltare concerti, in totale assenza di cosplay o di suggestioni strettamente fumettistiche lontane da quella italiana e immerso invece in uno scenario molto simile ai movimenti studenteschi degli anni Settanta.

Bisognerebbe trovare una via di mezzo tra le parti, così da dare spazio agli indipendenti quanto ai colossi, lasciando che sia anche il pubblico a decidere. E magari lasciare anche che siano i cosiddetti piani alti a prendere sotto la propria ala qualcuno dei più meritevoli, così da valorizzare un lavoro che magari dura da anni, ma che non ha mai avuto la possibilità di emergere proprio per mancanza di spazi espositivi e occhi “utili”, allontanandosi allo stesso tempo dall’ideologia di un underground a compartimenti stagni, ostile nei confronti dei fumetti a più ampia tiratura.

In conclusione, il Napoli COMICON resta una manifestazione decisamente trasversale, che anche in questo caso ha accolto personalità come lo scrittore Daniel Pennac (presto ospite anche del Salone del Libro di Torino) ma anche la prima visione dell’attesissimo film Alien. E tutto nello stesso giorno, a poche ore di distanza.

La Mostra d’Oltremare, poi – coi suoi spazi, i suoi padiglioni – rappresentava una fittissima rete digitale, in cui a convivere erano personalità assolutamente diverse tra loro ma in questo caso avvicinate dalla condivisione del contesto, sotto il cappello onnicomprensivo del Comicon.

Un’isola che non c’è: temporanea, caotica ma bellissima, in cui mille tipologie diverse di persone si ritrovano a condividere ambienti e spazi per quattro giorni. Il COMICON è una realtà che accoglie ogni anno l’evoluzione della società multiforme dell’era digitale (e mai come quest’anno la tematica ha decisamente colto nel segno) ma porta anche appassionati giovani e meno giovani a costruire pezzo dopo pezzo il costume del proprio beniamino. Al netto di qualche concessione ad un entertainment più “esibizionista”, anche per quest’anno va decisamente benissimo così.