“Le cose che verranno”: la filosofia e il confronto con se stessi

Dopo il successo di “Elle”, un’altra grande interpretazione dell’attrice Isabelle Huppert, protagonista de “Le cose che verranno”, l’ultimo lavoro della regista e sceneggiatrice francese Mia Hansen-Løve.

_di Luigi Affabile

Oltre che scaldare il cuore, il dramma familiare scritto e diretto da Mia Hansen-Løve,, affronta con coraggio i preconcetti e i timori della vita. Insegnante di filosofia al liceo, Nathalie Chazeaux (un’altra sublime e vibrante interpretazione di Isabelle Huppert) è sposata con Heinz (André Marcon), anch’egli professore di filosofia. Un tempo ribelle, con idee rivoluzionarie, Nathalie legge ai suoi alunni Jean Jacques Rousseau e altri testi filosofici, per stimolarli a pensare con la propria testa, attraverso il confronto e la conoscenza.

“I film sono per me ritratti in movimento e solo il cinema può realizzare questo. Cerco di raccontare una verità e di trovare una forma di pienezza, di compiutezza, anche senza che le storie debbano necessariamente finire bene. Questo è ciò che mi aspetto dal cinema”  – Mia Hansen-Løve

A completare il quadro familiare: i due figli Chloe e Johann, e la madre Yvette Lavastre (Édith Scob) un ex modella fragile e depressa, in cerca di continue attenzioni. La vita di Nathalie, apparentemente tranquilla, viene sconvolta, quando il marito le confessa di volerla lasciare per un’altra donna. All’improvviso, per Nathalie tutto prende una piega diversa; soprattutto grazie all’incontro con Fabien (Roman Kolinka), un suo vecchio studente, alla ricerca della sua strada nel mondo. Da questo punto, il vento della libertà soffia incessante sulle vite dei protagonisti.

Con una regia semplice e delicata, Mia Hansen-Løve affronta con dolore ed entusiasmo, quasi in punta di piedi, le ferite della solitudine e dell’abbandono.

La luce, lo spazio, la natura, sono gli elementi predominanti sul campo narrativo. La trama scorre lentamente, ma senza annoiare, portando avanti una lucida analisi sul fascino degli studi filosofici, sui sognatori, e nel contempo, sulle vicissitudini della realtà e della quotidianità. La fotografia di Denis Lenoir si serve principalmente di colori freddi, ma è aiutata anche dagli incantevoli e tristi paesaggi della Bretagna, che nel film assumono più di un ruolo subordinato alle necessità narrative.

“Le cose che verranno – L’avenir” è un film che arriva dritto al cuore. Mostra una storia facile da capire, da comprendere; senza segreti, e con un’improvvisa e disarmante voglia di esplodere. I riflettori sono puntati sull’amore e la malinconia, sentimenti che ininterrottamente, sono sempre presenti nella nostra vita. Una vita affollata, ma troppo spesso vuota. Nathalie non sembra volersi arrendere a questa terribile sentenza. Con forza e decisione, cerca di andare avanti, e lo fa seguendo ciò che per lei non rappresenta solo un semplice lavoro: la filosofia. Una filosofia che non sa essere solo cupa e struggente. Tutt’altro. In tutta la sua pienezza, questo insieme di principi, di idee, ci insegna a non abbandonarci al dolore, alla sofferenza. “Le cose che verranno – L’avenir” non ci darà le risposte che stiamo cerando, ma farà di più. Ci spingerà verso quel limite che spesso abbiamo paura di superare. Ma soprattutto, ci ricorda, che anche se spesso non sappiamo cosa ci riserverà il futuro, è necessario reagire e andare avanti. Nonostante tutto, sempre.