[REPORT] Ho visto Zombie democratici tifare rivolta

Appuntamento con il grande Cinema al Teatro Regio di Torino. All’interno dell’inusuale cornice della Biennale della Democrazia, viene proiettato il film cult di George A. Romero: The Dawn of the Dead. A presentare la proiezione troviamo Dario Argento, in veste di produttore della pellicola oltre che di autorità in materia horror: dopo una serie di considerazioni e aneddoti, tocca al maestro Simonetti e ai suoi Goblin il compito di sonorizzare dal vivo la deriva del genere umano

_di Gerri J. Iuvara 

Ma che c’entra la democrazia con gli Zombie? Aggirarsi in branco alla ricerca di carne umana equivale a partecipare alle primarie del PD? E’ più democratico espellere dalle proprie fila i riottosi o freddare l’amico che si è appena trasformato in un vagante? A queste come ad altre domande del genere ci ha pensato a porsele l’organizzazione della Biennale della Democrazia che è riuscita, tra un incontro con Saviano e un altro con Mentana, a inserirci una serata dedicata all’orrore su pellicola.

Partiamo quindi, dal titolo della stessa per iniziare la sua disamina, il titolo era: “Creature della catastrofe. Gli Zombi, un mito moderno. La serata è iniziata con un interessante dibattito sulla genesi del mondo Zombie. A tessere le fila del discorso ci hanno pensato Steve Della Casa e Peppino Ortoleva, che con i loro interventi hanno cercato di giustificare la presenza di queste creature fantastiche all’interno della discussione democratica. Sapevate, ad esempio, che gli Zombie sono dei mostri molto più democratici dei Vampiri? Ebbene è così, all’altera e aristocratica presenza dei succhiatori di sangue si oppone il manipolo proletario di non morti mangia carne. Non per niente si diceva che i comunisti mangiassero bambini…

In mezzo a questi due noti giornalisti, invece, stava seduto con aria divertita e sorniona il maestro Dario Argento. Il suo ruolo all’interno della discussione era legato alle sue vivide considerazioni sull’analisi delle creature mostruose nella cinematografia moderna, e sui tanti aneddoti e storie legate all’incontro con Romero, dalla scelta di voler produrre lui stesso il film, alle vicende legate all’effettiva lavorazione e direzione della pellicola.

«Gli Zombie sono molto più democratici dei Vampiri»

Chiusa questa parentesi introduttiva giunge il tempo di passare alla visione del film, non prima però di invitare sul palco Claudio Simonetti, che oltre a raccontare alcune vicende legate allo score del lungometraggio, si scioglie in un fraterno abbraccio con il maestro Argento, ricordando che il loro sodalizio artistico dura da oltre quarant’anni.

Conclusasi la parentesi emotiva è tempo di accendere il cinematografo e far girare la pellicola, nel frattempo raggiungono il palco gli altri due strumentisti che assieme al maestro Claudio danno vita ai Simonetti’s Goblin e quindi: Titta Tani alle percussioni e Bruno Previtali alle corde elettriche.

Da qui in poi sorge l’alba dei morti viventi e con essa il tramonto della razza umana. Mettendo da parte poi la storyline e le evoluzioni della stessa, risulta difficile anche solo fare un quadro sommario di un’opera aperta a così tante letture. Basterebbero soltanto le guest star apparse nella pellicola a riempire queste righe. Alcune di esse sono poco rilevanti come la presenza dei coniugi Romero nei primi fotogrammi del film. Altre, al contrario, sono quasi essenziali come il ruolo dello scienziato catastrofista interpretato dal regista John Landis, o ancor di più dalla presenza davanti alla cinepresa di Tom Savini, che nel film interpreta un pazzo motociclista ma che in verità è il truccatore e il responsabile degli effetti visivi della pellicola. Basterebbe solo un approfondimento su quest’ultimo personaggio per ripercorrere in breve la storia del film di genere, dato che Tom ha lavorato con più grandi maestri del cinema da Tarantino, Rodriguez, Landis e lo stesso Argento. 

Tantissimi gli spunti di riflessione e gli aneddoti sciorinati durante la serata. Voi sapevate ad esempio che gli Zombie vengono dalla cultura voodoo delle isole dell’Atlantico come Haiti o Santo Domingo? Che non fu Romero il primo a riprendere cinematograficamente i non morti? Sapevate che prima del regista americano un film italiano, con protagonista il mitico Vincent Price, aveva già impresso su pellicola degli erranti mangia carne? Per la cronaca si trattava del film di Ubaldo Ragona: L’ultimo uomo sulla terra. Lo sapevate? Probabilmente no,  se vi siete fatti scoraggiare dalle avverse condizioni meteo di sabato sera rimanendo a casa. Peccato, magari la prossima volta cercate di rimediare a questa veniale mancanza vedendovi tutta la trilogia.