Come può essere percepita all’estero una band nostrana molto famosa? Abbiamo portato un catalano che non conosceva la band al concerto di Elio e le Storie Tese al Razzmatazz per commentare insieme le sue reazioni.
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_di Roberta D’Orazio
Dani è un appassionato di musica, ma in Catalogna Elio e le Storie Tese non godono certo della stessa fama che hanno guadagnato con merito nel corso degli anni nella loro terra natia, sfruttando al massimo le potenzialità di un’impressionante perizia tecnica, un senso dell’umorismo che sconfina nell’assurdo e la capacità di attingere e mescolare temi (tanto musicali quanto contenutistici, nelle liriche) tanto cari al cuore degli italiani.
La curiosità che spinge questo esperimento nasce proprio da questo: essendo l’umorismo nei testi una parte integrante del progetto di Elio, quale impatto può avere l’ascolto delle sue canzoni su una persona che, per divergenze linguistiche, non può cogliere del tutto questo aspetto?
Il concerto della band alla Sala 2 del Razzmatazz a Barcellona è l’occasione giusta per scoprirlo.
Proibiamo tassativamente a Dani di ascoltare una qualsiasi canzone di Elio prima dello show, ma gli mostriamo questo video:
“La pronuncia del catalano è molto buona, hanno qualche inflessione che verte verso il francese” commenta divertito Dani. “Realizzare un video nella lingua locale mi sembra un buono metodo per richiamare l’attenzione del pubblico, per quanto Barcellona sia abitata da italiani molto più che da persone di altre nazionalità.” Sulle aspettative riguardo al concerto, Dani dice: “Spero di ridere molto, perché promettono di essere molto divertenti. Musicalmente suppongo siano un mix tra rock e italo disco.” L’impressione di Dani sul fatto che il concerto possa essere divertente apre la strada a una domanda: quali sono gli elementi ironici nelle canzoni e nelle performance di Elio e soci che prescindono dall’aspetto linguistico?
La presenza scenica
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Travestimenti, attitudine irriverente, la straordinaria abilità di rendere il pubblico partecipe dello spettacolo sono alcuni dei punti chiave che spiegano come mai, anche senza comprendere una sola parola, si possa godere di un concerto di Elio e Le Storie Tese. E il pubblico restituisce pienamente tanto entusiasmo.
“La gente ancora prima che il concerto iniziasse era già lì a gridare “Forza Panino”, animando la sala. Già solo quando è entrata la band c’è stata come un’esplosione di gioia, io stesso mi sono sentito parte di una grande festa. “
Dani incontra una coppia, lei è catalana, iniziano a chiacchierare, la ragazza gli chiede come mai si trova lì, lui spiega che si tratta di un esperimento per una rivista. “A quel punto mi ha detto che non avevo idea di ciò che avrei visto, che ne sarei rimasto allucinato. Me ne sono poi reso conto guardando Mangoni, ciliegina sulla torta della band: con la sua corogreafia non potevo smettere di ridere.”
I repentini cambi musicali
Mi capitò una volta di assistere a una rappresentazione brillante e ironica di Romeo e Giulietta in cui la bella Capuleti, spaventata dall’altezza del balcone e desiderosa di terminare in fretta la scena per tornare dietro le quinte, proferiva il celeberrimo monologo a una velocità supersonica. Conoscendo l’effetto straniante delle variazioni legate alle tempistiche, Elio e Le Storie Tese decisero di ricorrere allo stesso espediente quando, durante un dopo Festival, decisero di sfruttare il minuto a loro disposizione non per eseguire una piccola parte de La Terra dei Cachi, ma per eseguire La Terra dei Cachi in un minuto.
“Un attimo sembrava di stare al concerto dei Jethro Tull, poi degli AC/DC, passando per il soul e per la italo disco”
Altra tecnica mutuata dalla tradizione comica è la ripetizione. Se è vero che la struttura della canzone in generale comprende parti reiterate, i brani di Elio e Le Storie Tese giocano a riproporre sintagmi sonori, leitmotiv (epico è in tal senso l’attacco de Il vitello dai piedi di balsa). Avete presente la definizione di tormentone? Per un qualche motivo, tutto ciò che diventa una forma nota suscita ilarità.
Inoltre, come Dani sorpreso nota: “Un attimo sembrava di stare al concerto dei Jethro Tull, poi degli AC/DC, passando per il soul e per la italo disco.”
Per quanto tanta perizia generi ovviamente ammirazione, non posso evitare di rintracciare un elemento divertente: lo stesso che ci strappa una risata quando, durante una giornata lavorativa, in un momento di estrema serietà, ci accorgiamo che il nostro capo ha una scarpa diversa dall’altra. Quando, cioè, un elemento dissonante, che non ha attinenza con il contesto, si palesa in tutto il suo essere straordinariamente inaspettato e fuori luogo, tanto da disorientarci, tirandoci fuori dagli schemi dell’ordinaria serietà.
La scaletta alternativa
“La sala era piena, lì dentro pulsava tutto il cuore italiano di Barcellona, che cantava i pezzi classici della band.” I “pezzi classici”, solitamente proposti durante i concerti sul sacro suolo patrio, rappresentano in realtà una porzione ridotta della setlist presentata al Razzmatazz. Probabilmente tornare a sperimentare brani meno sfruttati dal vivo rispetto a quelli che solitamente il pubblico si aspetta permette alla band di affrontare il live con rinnovata energia. Tuttavia l’entusiasmo dimostrato dal pubblico deve indurre Dani a pensare che ogni canzone proposta sia parte del greatest hits di Elio e le Storie Tese.
Vicinanza linguistica con lo spagnolo
Infine, Dani sottolinea: “Non conosco l’italiano, ma riuscivo a capire qualcosa, e quel poco che riuscivo a intuire mi piaceva. La canzone che ho più apprezzato in tal senso è Parco Sempione, perché anche a Barcellona ci sono tanti percussionisti senza senso del ritmo nei parchi. E poi Il rock n’roll, perché mi piace il metal e l’arrangiamento mi ricordava alcune band spagnole, oltre ad apprezzare l’elemento di critica.”
“Se non li avete mai visti prima, andate a un loro concerto! Sono incredibili ed è impossibile non godere del loro spettacolo. Tra i gruppi spagnoli, mi ricordano Mojinos escozios e tra i catalani li paragonerei agli Oques grasses.” conclude Dani.
E se da una parte non è mai stato messa in dubbio l’idea che fosse possibile apprezzare Elio e Le Storie Tese pur non comprendendo la lingua, è bello riflettere sul fatto che, allo stesso modo, se ne possa cogliere la carica comica e ironica, pur avendo un background differente. È proprio vero che l’ironia è, nei limiti del possibile, un linguaggio condiviso, esperanto dell’anima, che affonda le radici nel paradosso di una necessità superflua, non legata alla sopravvivenza del corpo ma dello spirito: ridere ancora, come se Mangoni non smettesse mai di ballare.
Pensando anche agli amici in Spagna, traduciamo il nocciolo dell’articolo in spagnolo:
Un ringraziamento speciale a Daniel Nicolescu Gimenez, al que dedico este pequeño resumen del artículo. Lamentablmente mi nivel de catalan aún no es bueno como lo de Elio, pues será en castellano:
¿Cómo se puede percibir en España una banda italiana famosa, entre otras cosas, por sus textos irónicos? Hemos llevado a Dani, un catalán apasionado de música, al concierto del grupo Elio e le Storie Tese (una banda desconocida para él) en la sala Razzmatazz. El objetivo era comentar sus reacciones e intentar descubrir si la energía cómica del proyecto se puede disfrutar aunque no se entiendan las letras, que representan una parte fundamental en las canciones.
Aquí los comentarios: “La gente antes de que el concierto mismo comenzara estaba allí gritando “Forza Panino”, animando la sala. El entrar de la banda fue como una explosión de alegría, yo mismo me sentí parte de una gran fiesta. Entre el público encontré una pareja, ella era catalana y me dijo que tampoco podía imaginar lo que iba a ver, que si lo supiera alucinaría. Mangoni era la guinda del pastel de la banda: con su coreografía no podía dejar de reír. A nivel musical son increíbles. En un momento parecía estar en el concierto de Jethro Tull, después a lo de los AC / DC, pasando por momentos de soul o de italo disco. No hablo italiano, pero algo podía entender y lo poco que podía entender sí que me gustaba. La canción que más aprecié fue Sempione, porque incluso en Barcelona hay muchos percusionistas sin sentido del ritmo en los parques. Y además el rock n ‘roll, porque me gusta el metal y me recordó a alguna banda española, además de apreciar el elemento crítico. Si nunca habéis visto Elio e Le Storie Tese antes, ¡id a un concierto! Son increíbles y es imposible no disfrutar del espectáculo. Entre los grupos españoles, me recuerdan a los Mojinos Escozíos y entre los catalanes podría compararlos con Oques Grasses “.
Y si por un lado nunca ha sido puesta en tela de juicio la idea de que era posible apreciar Elio e le Storie Tese sin entender el idioma, es bueno reflexionar sobre el hecho de que, de la misma manera, se pueda captar la carga divertido e irónico. Es cierto que la ironía es, en la medida de lo posible, un lenguaje compartido, esperanto del alma, enraízada en la paradoja de unas necesidades superfluas, no ligada a la supervivencia del cuerpo sino del espíritu: seguir reíendo, como si Mangoni nunca dejó de bailar.
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