“Anatomia Tito Fall of Rome”: Shakespeare nella DDR fra violenza e immigrazione

Il 16 marzo è uscita la atipica e spiazzante tragedia “Anatomia Tito Fall of Rome, edita da L’orma. Un commento shakespeariano”, opera del 1985 dell’intellettuale tedesco Heiner Muller, uno dei più influenti drammaturghi del XX secolo.

_di Gaël Pernettaz

Difficile definire questo volume: un testo teatrale, un commento, un pamphlet politico, un saggio e perché no, una poesia, “Anatomia Tito” è contemporaneamente tutto questo e niente di tutto ciò.

Partendo dal “Tito Andronico” di Shakespeare, prima tragedia del drammaturgo inglese, Muller riesce a dare vita a un organismo complesso e nuovo. Questo testo, infatti, come molte delle opere dello scrittore tedesco, nasce dalla vivisezione di un testo shakespeariano e prende forma grazie a una rielaborazione e attualizzazione dei concetti e contenuti in esso esposti: ecco svelato il modus operandi che consente di comprendere il termine “Anatomia” presente nel titolo. Il procedimento di Muller è in effetti speculare a quello della ricerca scientifica e dell’anatomia in particolare: come per scoprire il funzionamento dell’organismo umano in passato gli scienziati hanno sezionato e studiato corpi, così lo scrittore ha creato la sua opera (che dopotutto, cos’è se non, come la scienza, un tentativo di raggiungere la verità?) dalla vivisezione della tragedia shakespeariana.

Rielaborando e attualizzando quindi il “Tito Andronico” dello scrittore inglese, in quest’opera è trattata la lotta fra Goti e Romani in una Roma senza tempo, lontana e antica ma al contempo con supermercati e campi da calcio, multinazionali e carri armati. I protagonisti, calati in una realtà che non è loro propria, dagli eroi tragici e sublimi della tragedia di Shakespeare, si sono trasformati in esseri imbruttiti, schizofrenici e in preda ai più bassi istinti. In anni in cui non vi è più spazio per l’epica e pure l’anima è morta, agli eroi altro non resta che il corpo e gli impulsi che esso scatena: l’astio, la lussuria e soprattutto il desiderio di vendetta, vero fulcro della narrazione.

«Obiettivo dell’autore è infatti la denuncia di quello che lui stesso definì in un’intervista del 1991 “il grande problema dei prossimi 100 anni” ovvero quello dei profughi, dell’immigrazione»

In un mondo tanto corrotto e degradato- che troppo somiglia alla Germania Est per non quantomeno ipotizzare un richiamo- l’eroe che spicca è proprio il più vizioso e perverso di tutti: il negro Aronne. Alter ego dell’autore, immagine dell’outsider e dell’emarginato e per tale ragione colmo di energia e rabbia, è lui il burattinaio che complotta e ordisce gli inganni, mosso esclusivamente da un odio universale che, non avendo un bersaglio, si scaglia su tutto e tutti.

Il clima noir, la violenza e i delitti al centro dell’opera non sono però fini a sé stessi, o semplice debito all’intreccio del testo originario, sempre fedelmente rispettato; preciso obiettivo dell’autore è infatti la denuncia di quello che lui stesso definì in un’intervista del 1991 “il grande problema dei prossimi 100 anni” ovvero quello dei profughi, dell’immigrazione. “Anatomia Tito” è infatti, sempre secondo le parole di Muller, “un testo attuale sull’irruzione del terzo mondo nel primo mondo”.

Lo scontro fra Goti e Romani, che non si risolve in una pacifica unione, come accadeva invece nell’ipotesto shakespeariano, si configura quindi per l’autore come specchio di quei contrasti che trent’anni fa come oggi accompagnavano il dibattito sull’immigrazione, in un mondo sempre più uno ma al contempo sempre più diviso.

“Tito Anatomia Fall of Rome” è allora un testo complesso, che si muove su più livelli e che necessita- anzi, pretende- una rilettura al fine di cogliere tutti i piani d’analisi che si fondono nella narrazione. L’indagine è guidata da un commento interno al testo, (reso graficamente nella presente edizione con la maiuscola) che fa da glossa e controcanto a tutto quanto accade sulla scena, svolgendo le funzioni di “spettatore voyeur sorvegliante reporter prologante suggeritore istigatore sparring partner prefica ombra sosia spettro” secondo l’eloquente definizione dell’autore.

In conclusione, si sono spese tutte queste righe per cercare di definire cosa sia questo libro tanto complesso e vario, e la risposta alla fine che ci diamo è la seguente: il resoconto di una ricerca della Verità, il diario di uno scienziato che, fra tesi e antitesi cerca di trovare il Senso a noi precluso… “Anatomia Tito” è tutto questo, oltre a un libro da non perdere.

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