La “Lezione di italiano”di Francesco Sabatini al Circolo dei Lettori

Martedì 7 marzo il linguista Francesco Sabatini ha presentato il suo nuovo libro “Lezione di italiano”, insieme ai colleghi Ugo Cardinale, Bice Mortara Garavelli, Gian Luigi Beccaria e Carla Marello.

_di Gaël Pernettaz

Gli italiani usano la lingua ma ormai non la conoscono più. Sono come dei musicisti che sanno apprezzare le melodie, ma non conoscono più le note.” Queste parole riassumono appieno la situazione dell’italiano al giorno d’oggi: i più ne hanno un’idea vaga e astratta, come se ne può avere di una canzone che passa alla radio, ma non ne conoscono i meccanismi, le strutture profonde che ne regolano la struttura. La grande ricchezza dell’italiano è sempre più trascurata dalle persone; le sue sfumature, i vari stili e livelli linguistici non interessano più a un parlante il cui unico scopo è ormai quello di comunicare il più rapidamente e chiaramente possibile.

A un italiano sempre meno conosciuto e apprezzato viene in aiuto – con “Lezione di italiano” il professor Sabatini, presidente onorario dell’accademia della Crusca, divulgatore scientifico e personaggio pubblico: é ospite fisso a RaiUno Mattina in famiglia, dove cura la rubrica “Pronto soccorso linguistico” in cui risponde ai dubbi linguistici dei telespettatori. Questo libro si presenta come una Encyclopedia Britannica della lingua italiana, a causa della varietà dei temi trattati e dei punti di vista con cui si affronta l’argomento. In un dialogo di stampo socratico, che rende questo libro accessibile alle più varie fasce di pubblico, dallo specialista al non addetto ai lavori, Sabatini guida il lettore per portarlo alla progressiva conoscenza dell’italiano. Partendo da riflessioni sul latino e il greco, ma prima ancora dallo studio delle basi fisiologiche del linguaggio, quali la sua formazione e apprendimento nei bambini, a poco a poco il lettore si troverà ad affrontare argomenti più complessi e specifici come la grammatica valenziale. Il lettore potrà poi infine testare la sua neo-acquisita conoscenza nelle prove di analisi testuale di dieci scritti di natura profondamente differente, accomunati da un unico elemento: la lingua italiana.

«Sabatini dimostra con significativi esempi come le relazioni fra la scrittura o la lingua e il nostro cervello siano tanto strette che un impoverimento delle prime avrà sicuramente un effetto dannoso sul secondo»

Ugo Cardinale

L’interesse per la salvaguardia dell’italiano che Sabatini mostra non è quella dell’antiquario ma del filantropo, di chi sa che la perdita della conoscenza profonda dell’italiano non comporterebbe semplicemente l’avvilimento di una delle lingue più belle e importanti del vecchio continente –il che sarebbe già grave abbastanza-, ma porterebbe un attuale impoverimento culturale e persino neuro-cognitivo degli abitanti della nostra nazione. Appropriandosi infatti di studi effettuati nel campo delle neuroscienze, della sociologia e degli altri saperi scientifici, Sabatini nel suo volume dimostra con significativi esempi come le relazioni fra la scrittura o la lingua e il nostro cervello siano tanto strette che un impoverimento delle prime avrà sicuramente un effetto dannoso sul secondo. La scomparsa della scrittura corsiva a favore dello stampatello, ad esempio, cui stiamo assistendo in questi ultimi anni, porterà secondo i più recenti studi neurologici una perdita nell’uomo della facoltà immaginativa.

Con tale consapevolezza questo evento è stato inserito in una serie di tre incontri di formazione, in collaborazione con il liceo Massimo D’Azeglio. Basilare infatti la conoscenza di questo libro per un insegnante di lettere in quanto, come ci racconta Ugo Cardinale, organizzatore del ciclo di interventi, “una conoscenza della teoria linguistica da parte dei docenti è fondamentale perché permette loro di poter scegliere – e di conseguenza proporre a loro volta agli studenti  l’approccio metodologico migliore con cui affrontare lo studio dell’italiano. In tal maniera si cercherà di fare interessare i giovani nuovamente alla nostra lingua, che fra le ultime generazioni si sta perdendo, in modo da aiutarli a recuperare il pensiero preposizionale, che di recente è sempre più trascurato a favore di un pensiero digitale”.