Il creatore di Dignità Autonome di Prostituzione, Luciano Melchionna, ritorna al Piccolo Bellini con uno spettacolo sulla spietatezza dell’amore che ha il sapore della tragedia greca.
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_di Luigi Affabile
“Happy birthday to you, happy birthday to you”… una donna in maschera intona seduta davanti a una torta, la canzone perfetta per iniziare una festa di compleanno. Quella creatura celestiale e oscura è HER, la voce narrante che conduce un dialogo libero e diretto con il pubblico. Attraverso il prologo, ci racconta il meraviglioso mondo del teatro, spesso vittima di mala gestione o in un cono d’ombra dalla scarsa visibilità.
Un salotto borghese si illumina di una luce fioca. La scenografia, quasi spoglia, ci presenta due poltrone, una bicicletta e due candelieri, ma soprattutto un cuore sospeso a mezz’aria, intrappolato in una rete; incombente, invadente, angosciante. I due protagonisti entrano in scena in punta di piedi. Matteo ha organizzato una festa per il compleanno di Giulia, ma non ha invitato nessuno. Vuole restare solo con la moglie, vuole lasciarla. Tra strazianti confessioni, urla incessanti, sguardi assenti e malinconici, la scena cambia. Il cuore precipita, la rete si distende. La festa di Giulia ha inizio.
«La rete dell’egoismo si chiude, lasciando i due protagonisti vittime di un destino aperto e incerto»
Matteo dichiara che già dopo i primi mesi di fidanzamento, non amava la donna. Come una spada di Damocle entra in scena il dolore della verità, troppo spesso cinica, troppo spesso seppellita. Si sgretola in mille pezzi il sogno di Giulia. Il principe azzurro che ha tanto desiderato, forse non esiste. Quello che doveva succedere è successo. Oramai, Matteo e Giulia, sono un uomo e una donna nudi davanti a quella verità assordante, ma allo stesso tempo inebriante. Mentre i loro volti, le loro gambe, le loro braccia si fondono in un unico corpo, la rete dell’egoismo si chiude, lasciando i due protagonisti vittime di un destino aperto e incerto. Nell’epilogo l’accenno di una canzone: Each man kills the thing he loves.
Dopo il grande successo di DAdP, Luciano Melchionna conferma il suo talento. Senza barriere, con violenza e sensibilità, il regista mette in scena e modernizza una tragedia greca, con una regia chirurgica e indagatrice. Interpretazione impietosa, ma onesta e mai banale di Giandomenico Cupaiuolo e Autilia Ranieri, accompagnati da HER, singolare personaggio che il più delle volte mette in crisi lo spettatore. Rilevante, le musiche originali di STAG, capaci di risvegliare e illuminare, l’amore putrefatto dei protagonisti.
L’amore per le cose assenti, non rappresenta solo un amore travagliato, ferito, deluso. Melchionna ci parla anche di un mondo che va avanti per inerzia, seguendo schematicamente regole abitudinarie. Un mondo in cui tutti hanno ragione ma tutti hanno torto. L’amore dovrebbe essere appagante, forte, piacevole eppure spesso si trasforma in eccessiva preoccupazione, controllo maniacale, catene. Forse l’amore è semplicemente l’antidoto alla solitudine, un semplice alleato per combattere le battaglie della vita.
L’amore per le cose assenti non lascia spazio alla pietà, alla compassione, ma ci invita a riflettere su un sentimento che magari non è come la classica storia romantica che ci hanno sempre raccontato. Scrive l’illustre filosofo Benjamin Constant: «Fra tutti i sentimenti, l’amore è il più egoista, e di conseguenza, quando viene ferito, il meno generoso».