Si avvicina la prima data assoluta di Sampha in Italia: appuntamento martedì 21 marzo al Fabrique Milano. Ecco una selezione di brani dal suo esordio per arrivarci preparatissimi.
di Sean Cronin – E’ dietro l’angolo, ed oltre ad essere la prima data in Italia, per il momento è anche l’unica pianificata: stiamo ovviamente parlando del live di Sampha, che martedì prossimo sarà al Fabrique di Milano. Il concerto è organizzato è supportato da Elita Milano e Indipendente Concerti.
Sampha, classe 1988, è già attivo nella scena musicale internazionale da un paio di anni. Pur avendo collaborato “nell’ombra” a lavori di musicisti del calibro di Kanye West, Solange, Drake, SBTRKT e Koless, l’artista londinese ha davvero tutte le carte in regola per diventare (forse già lo è) un autore davvero importante e versatile: sa scrivere, produrre e cantare con una voce dannatamente particolare.
Recentemente, dopo aver realizzato due EP (“Sundanza” e “Dual”), ha debuttato con il suo primo album intitolato “Process”: un “procedimento” profondo, che sfocia in un lavoro molto denso e che timidamente mette alla luce tutti i dolori e le più profonde paure di Sampha.
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“Blood on me”
Una canzone diretta dai loop di batteria e da una voce che lascia percepire l’affanno e la pesantezza di ciò che Sampha ha vissuto e ora cerca di raccontare. Il pezzo parla di paralisi notturna, le parole e i tasti del pianoforte lasciano intendere la disperazione e la necessità di fuggire.
“Kora Sings”
Una canzone che lentamente cresce sempre di più nel mistero delle sue melodie, in un temporale che bagna tutto sin dal primo ritornello. Sampha parla di sua madre recentemente morta a seguito di un lungo cancro, periodo che ha visto il giovane cantante ritornare nella casa di famiglia per prendersi cura di lei. Questo tema ritorna in diversi altri brani dell’album.
“(No One Knows Me) Like the Piano”
La ballad dell’album, suonata, come suggerito dal titolo del brano, al piano. Possibilmente lo stesso di cui parla la canzone. Qui siamo portati nella vita privata di Sampha: negli ultimi anni a casa della madre si è ritrovato a suonare più e più volte il pianoforte, rimediando così un momento di catarsi dal dolore di doversi prendere cura di lei e della sua malattia.
“Under”
Questa canzone è l’esempio di un album estremamente ben prodotto. Di nuovo delle basi elettroniche molto viscerali e non prepotenti. Un pezzo orecchiabile e originale, accompagnato dai continui cori e dalla volontà catartica di esporre verità personali. “I’m still swimming in those eyes/ You made it rain like you own the sky, oh”: brividi.
“Reverse Faults”
Tematicamente e musicalmente intrecciata alla perfezione, la canzone parla di un Sampha che riconosce e ammette i propri errori nei confronti di una ragazza con la quale ha avuto una relazione sentimentale. Lui la colpevolizzava per colpe che in realtà erano sue. Alla fine di quella che è poesia, cantata e scritta, c’è comunque un finale “positivo” che chiede a ciascuno dei due se sia possibile poter andare avanti.
“Timmy’s Prayer”
Quest’ultimo brano racconta molto bene (tramite metafore, riferimenti biblici e fortissime emozioni), l’amore di Sampha nei confronti di una donna ormai persa. Sin dall’inizio della canzone si augura che lei lo possa sentire, e che le sue parole possano in qualche modo arrivare a lei. Amare è come stare in paradiso, ovvero una prigione. Con una voce a dir poco vellutata, Sampha recita una preghiera romantica e piena di dolore, che mette in mostra la vera natura di un uomo e il suo sentimento.