Dopo il Catartica tour del 2014, i Marlene Kuntz ripropongono dal vivo “Il Vile”, il secondo album della loro carriera, e pietra miliare del rock alternativo italiano, in occasione del ventennale dalla sua uscita.
Che “Onorote Il Vile tour” fosse un’operazione nostalgia è innegabile, ma restava da capire se si trattasse di una trovata rimpingua-casse o di un sincero slancio commemorativo con nessun altro fine all’infuori di sé.
Il concerto al Ma è stata una risposta più che esaustiva alla questione.
Alle 22.30 Godano, Tesio, Bergia e Lagash salgono sul palco e mettono le lancette indietro di 1752000 ore.
A dire il vero per farlo attendono il secondo pezzo 3 di 3, dopo Città dormitorio tratto invece da “La Lunga Attesa”. La scaletta attinge infatti anche ai brani dell’album del 2016, rivelandosi una scelta tutt’altro che forzata, complice probabilmente la ritrovata attitudine noise che ricorda tanto quella della produzione discografica della band negli anni ’90.
Il locale è sovraccarico di gente, perlopiù ultratrentenni accorsi a rivivere un’esperienza che per una sera gli avrebbe fatto aprire la maniglia della porta verso la propria adolescenza in odore di Sonic Youth e di coloro che in Italia ne hanno onorato il genere.
Alcuni hanno visto il concerto dall’alto della balaustra interna, altri dai posti a sedere, altri ancora da fuori – non trovando modo di farsi spazio dentro al locale – e tanti ancora hanno invece vissuto l’impatto fisico del concerto e dell’atmosfera di quell’era lì dall’area sotto palco, lanciandosi in un moto di pogo perpetuo che si è arrestato soltanto sul finale con Nuotando nell’aria.
Poche chiacchiere, 2 ore filate di musica, con centellinati ma sinceri “grazie”.
Già al secondo pezzo Godano, madido di sudore, sembra appena essere uscito dalla doccia, mentre al suo fianco un imperturbabile Riccardo Tesio fa sorgere quasi l’ironico dubbio che suonino nella stessa band.
L’alchimia tra i componenti è palpabile e nessuno dei presenti sembra rimpiangere nemmeno per un minuto ciò che erano vent’anni prima. Da un canto chitarre e sezione ritmica con molto mordente e nessuna pietà, dall’altro l’urgenza e l’aggressività convogliate nelle urla di Godano come crepe sull’eleganza del suo cantato, suonano ancora vere. Ape regina, Overflash, L’esangue Deborah e Il Vile ricevono un’accoglienza speciale che non viene negata nemmeno alle più recenti Leda o Fecondità.
Non è dato sapere se la collocazione delle canzoni nel bis sia stata casuale, ma avviandosi verso la fine del concerto hanno tutta l’aria di essere un commento a un tour come questo. Sulla strada dei ricordi e Come stavamo ieri guardano al passato come qualcosa di mai risolto e risolvibile di fronte al quale chiedersi: “Come stavamo ieri sarà così domani?”
Fuori da ogni assolutismo esistenziale, quel sabato sera passato in compagnia dei Marlene Kuntz ci ha detto di sì.
GALLERIA FOTOGRAFICA A CURA DI GIUSEPPE PICCIOTTO