[REPORT + PHOTO] Niccolò Fabi: una somma di passi | Teatro Metropolitan

Al Metropolitan di Catania l’ultima data ufficiale del tour di “Una Somma di Piccole Cose” di Niccolò Fabi, album che ha consacrato il cantautore romano nell’olimpo della scena cantautorale italiana.

“Un viaggio di mille miglia inizia con un solo passo” diceva Lao-Tzu, e un saggio travestito da cantautore a noi più vicino, a quella somma di piccoli passi ha dedicato il suo ultimo album.
E se fosse tutta lì la felicità?
Ce lo chiediamo tutti insieme durante la title track programmatica che fa materializzare Niccolò Fabi in compagnia della sua band in un teatro colmo di gente che lo aspettava da tempo.

Con un “Buon viaggio” inizia il nostro concerto, e con “il sorriso regalato a quel cantante” prende il via quello di Niccolò. Le sue tappe sono molti dei pezzi della più recente uscita discografica, da Ha perso la città a Filosofia agricola ad una toccante e intima Facciamo finta. In mezzo tante soste per guardare un po’ nello specchietto retrovisore – con È non è, Mimosa, Solo un uomo – e capire meglio la strada che si ha ancora davanti. Ma il viaggio è esperienza di condivisione, soprattutto, e lo sanno bene i presenti che, irrefrenabilmente e allo stesso tempo con immacolata naturalezza, creano in più momenti occasioni di dialogo con il cantautore, attraverso commenti e dichiarazioni d’affetto a pieni polmoni. Grato e fiero di essere arrivato – con oltre 20 anni di carriera alle spalle – a suonare la sua musica nei teatri, Fabi risponde, sempre, a qualunque voce scelga di levarsi dall’unico grande volto in ombra del teatro per rivolgergli un pensiero e cerca continuamente la presenza del suo pubblico chiamandolo a cantare insieme a lui. Una buona idea suggella un perfetto incontro in un coro unanime e battiti di mani a tempo.

L’affondo emotivo della serata però si consuma sulle note di un’immancabile Costruire, una delle sue canzoni manifesto di quella sua dote, rara, di trasformare in radura un bosco intricatissimo dove una qualsivoglia luce che illumini di senso non riesce a filtrare.
A calmare la pelle d’oca, arriva l’ironica Io che sul finale devia in una versione reggae di Vento d’estate. Solitamente a questo punto del concerto – racconta Niccolò – la platea si divide in due blocchi omogenei, tra chi canta “Mi sono perso” e  chi invece “Forse mi perdo”, ma Catania – dicendo molto di sé – non tentenna per nulla mentre canta a squarciagola “Forse mi perdo”.
Dopo una ritmata Oriente e l’amara Lasciarsi un giorno a Roma che infrange ogni distanza fisica tra palco e pubblico, Niccolò ci augura la buonanotte ma in quel momento nessuno ci crede davvero. Infatti poco dopo ritorna sul palco da solo guadagnando la postazione al pianoforte elettrico per una canzone che è un vero e proprio esercizio di yoga in musica, Vince chi molla.
Raggiunto dal resto della band va in retrovia imbracciando il basso e lasciando il posto al chitarrista Alberto Bianco con la sua Filo d’erba, un gesto che oltre ad aver presentato un valido cantautore, racconta ancora una volta molto di chi l’ha compiuto.

Al finale tocca un’atmosfera leggera e spensierata che riporta all’idea del viaggio da cui tutto era cominciato, con Lontano da me, per salutarsi senza malinconie e ricordarsi di mettersi sempre in viaggio, magari per “un’isola siciliana” o per “West Virginia Mountain Mamma”, ma soprattutto da e sempre per se stessi.

GALLERIA FOTOGRAFICA A CURA DI MARTINA MANOLI

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