[REPORT] Trentemøller oltre il minimalismo

Malinconico, multimediale ma soprattutto maturo: vi raccontiamo la data romana del producer danese – portato in Italia da DNA Concerti – allo Spazio Novecento. 

di Martina Lolli  —  Più che chiederci se sia etico o meno il ritorno alle sonorità new wave di Anders Trentemøller (e temere l’abbandono definitivo della côté minimal), ci concentriamo sull’atmosfera del live del 14 febbraio tenutosi allo Spazio Novecento di Roma, bellissima venue dalle stanze ampie e impregnate di luce blu che ha accolto la prima data italiana del tour di presentazione del nuovo album, Fixion, pubblicato a settembre 2016.

Per la notte di San Valentino il producer danese regala un live dalle atmosfere opache, sature e sensuali in cui momenti di romanticismo dark (One Eye Open) si alternano a esplosioni di energia pura (River in me). Accompagnato da una band al completo e dalla splendida voce di Marie Fisker, Trentemøller ripropone quasi tutta la tracklist del nuovo album. Animano il background le light towers di Andreas Emenius designer del palco e regista dei tre singoli del disco. Architetture futuristiche queste torri, che articolano giochi di luce modulati su un basso lineare e pieno alla Joy Division in Redefine, pulsano sul groove sintetizzato e le sonorità cyberpunk di Circuits e Complicated, si infrangono in diverse combinazioni di linee e rune criptiche in Shade of Marbles.

«Uno dei pregi di questo concerto è il saper dosare momenti rilassati e ritmi sincopati»

Ma le stanze sonore cambiano così come i visual: la volta della sala si fa più intima tingendosi di piccole molecole simili a vibranti stelle che accompagnano i ritmi particellari di Moan e il mantra sospeso di Never Fade. Con Trails chitarra e basso si intrecciano in un momento di solismo dal sapore rock; introdotto da suadenti armonie strisciate il brano culmina in un climax techno, al pari del crescendo di Still On Fire che ricalibra la cadenza lenta di Miss You, cristallina come la mancanza.

Perché uno dei pregi di questo concerto è il saper dosare momenti rilassati e ritmi sincopati. Gli animi si scaldano, gli spettatori si pigiano, l’atmosfera si fa palpabile quando l’interazione sul palco fra i musicisti rivela il feeling ed emana il calore di una musica sincera. Il live chiude con Take me into your skin in cui l’invocazione di una sirena, nella bellissima intro in reverse, supplica un contagio ma che sia emotivo, richiede empatia e amore.

Con questo tour Trentemøller si conferma un artista che non ha paura di farsi conoscere in altre vesti (da dj a produttore a musicista), di smorzare i toni di quel minimalismo che l’ha reso famoso, di abbandonarsi alla nostalgia delle proprie radici che si presentivano già nell’album precedente e che ora rimodellano con prepotenza il suo sound. È un abito che non dispiace ai vecchi fan e che, per la sua fruibilità, attecchisce sui nuovi, che intonavano in coro le tracce di Fixion.