Lunedì 23 gennaio, al Circolo dei Lettori di Torino si è svolta la prima presentazione del romanzo d’esordio, di Claudia Lagona, in arte Levante, celebre cantautrice italiana. Il libro, edito da Rizzoli, è in libreria dal 19 gennaio.
La scrittura di un libro è un grande passo; fra lo scrivere testi di canzoni e vergare 250 pagine di romanzo la differenza è tanta, e non solo per quanto riguarda la lunghezza, ma anche per lo stile, il ritmo della narrazione; tutto è molto differente. Questa regola generale non vale però per Levante, che scrive il libro come se fosse una canzone, cercando (e trovando) nello sviluppo del suo discorso una fine musicalità. Il romanzo è infatti intriso di una musica fatta di richiami e rimandi, come i ritornelli delle canzoni di Levante. La leggerezza, le parole che come in una sinfonia si ricollegano l’una con l’altra, influenzando l’intera tessitura del libro fanno sì che “Se non ti vedo non esisti” non si presenti come un romanzo, ma proprio come una canzone di Levante, la più lunga.
La protagonista del romanzo è Anita, giovane giornalista di moda: una donna alla ricerca. Lei non riesce a stare ferma, ha sempre bisogno di stimoli e non ama le attese, vuole vivere la vita nella sua pienezza e non guardarla passare attraverso i vetri sbiaditi della finestra. Forse per questo motivo il suo matrimonio con il tranquillo Jacopo ormai è in crisi; l’unica felicità che può darle il marito è infatti quella domestica fatta di un affetto tiepido e quotidiano, che non può certo bastare alla dinamica Anita, che al fine di movimentare la sua routine e ordinare le sue idee decide di andare qualche giorno a New York con l’amica Marta, con il pretesto di vedere una mostra di Jodorowsky al MOMA. Nella metropoli statunitense incontrerà però prima Filippo e poi Flavio, due dongiovanni italo-americani, e i dubbi sulla sua vita e il matrimonio si faranno sempre più frequenti e importanti.
“All’inizio potrà sembrare un romanzo rosa, ma poi si evolve in qualcosa di più introspettivo, si trasforma”
Così afferma l’autrice, e in effetti, la trama da romanzo chick lit (abbreviazione di chicken literature, ovvero letteratura per pollastrelle, un sotto-genere di romanzo rosa rivolto soprattutto a donne single in carriera) si stempera in una scrittura dai toni riflessivi e meditabondi.
La protagonista Anita è infatti una donna molto insicura e riflessiva, che sconta il rapporto problematico con un padre (il quarto – e forse più importante – uomo del libro) all’antica, emotivamente distante ma che al contempo la amava immensamente. La sua stessa dinamicità altro infatti non è che un continuo cercare un centro di gravità per il suo io franto (le “mille me” come le chiama nel libro), un punto fermo a cui aggrapparsi nel rapido fluire del mondo, la felicità.
La fuga dal dolore è quindi il motore del libro e suo nucleo centrale, come dimostra il titolo. “Se non mi vedi non esisto, se non ti vedo non esisti” è la formula magica che Anita recita davanti allo specchio, sola di fronte ai suoi demoni. Lei come i bambini vorrebbe fuggire dal dolore nascondendosi e confidando che questo, non trovandola, si dimentichi di lei; ma con la sofferenza purtroppo nascondersi non basta, e Anita, cercando di capire cosa realmente vuole, si troverà ad affrontare sé stessa e il suo passato.
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