La band emo di Caserta arriva al Rock&Roll di Milano per una serata targata Linoleum. Un live intenso e preciso, cui forse è mancato giusto un pizzico di imprevedibilità ed “istinto”…
Mattia Nesto – “Se avessimo portato una capocchia di spillo non sarebbe potuta entrare”, così un ragazzo, piuttosto trafelato ha commentato a caldo, molto a caldo, la concentrazione di pubblico che si è recata al concerto dei Gomma venerdì 13 gennaio 2017 al Rock&Roll di Milano, nell’ambito del ciclo di concerti Linoleum. E non poteva che essere così per un gruppo come i Gomma che, dopo aver raccolto un consenso ed un hype crescente in rete, è in procinto di far uscire il proprio album d’esordio, Tosca, edito dalla V4V Records e Believe Digital.
Molte, moltissime quindi le aspettative per la band casertana che non ha, va detto subito, deluso le curiosità. Il live è stato concentrato e compatto, una vera e propria dimostrazione di forza e di “conoscenza dei propri mezzi” per i Gomma che hanno coinvolto il pubblico che ha affollato lo “scantinato più famoso di Milano”. Il live della band emo-punk è stato anticipato dalle esibizione degli HÅN, un duo neofolk abbastanza interessante (anche se un poco distante dal retroterra cultural-musicale dei Gomma) e dal gruppo veneziano The Rodriguez, ragazzi volenterosi ma che hanno ancora molta strada da fare, soprattutto a livello di affiatamento e di proposta, seria, di musica. Ma, come è naturale che fosse, tutta l’attenzione era puntata sui Gomma.
I numeri delle visualizzazione dei video, delle condivisioni sui social e dei messaggi di stima per la band della V4V Records si sono letteralmente sprecati nel corso di questi mesi e quindi, almeno l’altra sera a Milano, il pubblico era in larga misura un pubblico “amico”. Un pubblico perciò che ha riversato ai casertani una dose massiccia di affetto. Scrivono gli stessi Gomma a proposito del loro disco: “Bisognerebbe smetterla di fare canzoni che parlino di politica e cominciare a scrivere canzoni in modo politico. E politica sono i rapporti con le persone che abbiamo accanto”.
Quindi, seguendo questa linea di pensiero, il concerto al Linoleum è stato, prettamente, un concerto politico, dove Ilaria, Paolo, Matteo e Matteo hanno riversato sul palco tutte le ansie, le paure, i sentimenti sporchi e quelli più luminosi della loro adolescenza. Ovvio che se si perseguono queste finalità e per di più si suona emo-punk, il gradiente di pathos e di coinvolgimento dev’essere massimo, magari pure sacrificando qualcosa in termini di purezza dei suoni e di perfezione della realizzazione. Ecco, proprio questo, ai Gomma l’altra sera a Milano, è mancato. Ovvero la band casertana ha suonato pezzi come Elefanti, Le scarpe di Beethoven o Alessandro in modo superbo, senza sbagliare neppure una virgola, forse addirittura meglio rispetto alle registrazioni dell’album, almeno a quanto sentito via streaming ad oggi.
Eppure, se apparentemente ciò potrebbe essere una cosa molto positiva, per un gruppo politico e filosoficamente orientato come i Gomma, rappresenta un piccolo, quasi impercettibile ma ben presente, malus. Meglio, molto meglio quando i contorni si sfumano un pochetto, quando il disegno finale si intravede meno bene, quando la voce si spezza e le chitarre guaiscono con più ferocia: è il caso di Tocka (Toska), suonata esattamente in questo modo dai Gomma e, guarda caso, anche la più apprezzata dal pubblico, almeno stante i commenti rubacchiati qua e là all’uscita dal Rock&Roll.
Se è vero come è vero (e come ricordano gli stessi casertani) che toska in russo significa “Sensazione di grande angoscia spirituale, spesso senza una causa specifica; nostalgia di qualcosa, senza sapere bene di cosa; vaga inquietudine e irrequietezza; agonia mentale; tedioso male dell’anima”, i Gomma dovranno continuare ad essere inquieti, ad avere meno paura di lasciarsi andare forse: come la pioggia che bagna le nostre felpe con il cappuccio, ad non sforzarsi di impedire che le cose accadano, ma lasciarle tracimare da sé. Questo è il senso ultimo dell’emo-punk, una pioggia fredda e gelata che ti bagna il viso e ti fa scoprire che anche stare male è bello. E allora facciamolo fino in fondo.
“Ha imparato che la morte è un qualcosa di importante
come in un quadro francese in cui manca qualcuno”
Alice capisce