DMA’s: inni da pub o da stadio?

Sidney chiama Manchester: nell’anemico panorama rock-pop contemporaneo le canzoni britpop da cantare a squarciagola firmate dal trio australiano sono una boccata d’ossigeno. 

DMA’S – Hills End

di Stefano D. Ottavio  –  Cos’hanno in comune Tame Impala, Airbourne, Jet e Wolfmother? Fondamentalmente due cose. Non solo sono tutte band che arrivano dalla ridente Australia, ma possiamo dire che ognuno di questi gruppi basi la propria musica sul “revival” di vari suoni del passato: il rock anni ’70 per Jet e Wolfmother, l’hard rock per gli Airbourne, la psichedelia floydiana per il progetto di Kevin Parker. Sempre dalla terra dei canguri arrivano i giovani DMA’S, con il loro album di debutto Hills End (I OH YOU Records). Il background dal quale il trio di Sydney attinge a piene mani non è il rock dei compaesani AC/DC come per gli altri sopracitati, ma il brit pop anni ’90 di Oasis, Stone Roses e Happy Mondays e hanno assimilato talmente bene la lezione dei maestri inglesi da sembrare, più che australiani, dei classici lads di Manchester. C’è bisogno di altro pop dal sapore britannico? Sì, se le canzoni sono ben fatte come in questo caso, talmente efficaci da fare il giro del mondo (i DMA’s sono passati più di una volta anche dall’Italia quest’anno con live più che convincenti) e diventare nuovi inni da pub. Gli ingredienti ci sono tutti: non possono mancare le ballads strappalacrime “Delete” e “Step up the morphine”, ma risultano ancora più efficaci i pezzi energetici come “In the moment” e “Too soon”, il brano migliore dell’album, un rimando automatico agli Oasis che giocano a calcio in casa rompendo le palle al vicinato nel video di Morning Glory.

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